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Etiopia, gli scontri tra esercito e milizie amhara mettono in fuga migliaia di civili

Etiopia, gli scontri tra esercito e milizie amhara mettono in fuga migliaia di civiliMilizie amhara presso Chenna Teklehaymanot, nell'Amhara State – Ap

Vecchie tensioni, nuovo focolaio di guerra Almeno 50 morti nella storica città di Gondar. Lo stato d’emergenza seguito da abusi, omicidi extragiudiziali e raid con i droni delle forze federali

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 3 ottobre 2023

Nella celebre teoria economica dei «giochi» c’è un mucchio di diamanti sul tavolo che devono essere distribuiti tra due giocatori. Chi entra per primo nella stanza decide quanti diamanti prendere. Il secondo giocatore ha due possibilità: prendere i diamanti rimasti o far saltare il gioco: né il primo, né il secondo giocatore prendono alcunché. Quindi quanti diamanti dovrebbe prendere il primo giocatore perché anche il secondo accetti la sua scelta?

Nelle diverse verifiche effettuate la risposta più frequente oscilla tra il 50% e il 70%, mentre dal punto di vista della razionalità economica la risposta è «tutti tranne uno». Ma c’è appunto qualcosa che va oltre la razionalità ed è il senso di giustizia che porta le persone al preferire il «niente» rispetto all’«ingiusto». Ed è quello che sta accadendo nello stato di Amhara in Etiopia.

LO SCONTRO TRA LE MILIZIE Fano (combattenti volontari) e l’esercito federale etiope non accenna a fermarsi. La storica città di Gondar ha assistito a pesanti combattimenti che hanno causato la morte di almeno 50 persone. Sono segnalati scontri anche in altri luoghi della regione dove i miliziani affermano di aver preso il controllo di alcune aree e di aver catturato dozzine di soldati.

Sono segnalati, da parte dell’Ethiopian Peace Observatory (EPO), numerosi attacchi effettuati con droni in diverse aree da parte dell’esercito etiope. Solo nella scorsa settimana oltre 2.000 civili sarebbero stati costretti a fuggire dalla zona a causa delle violenze.

I MILIZIANI AVREBBERO PRESO, anche se brevemente, il controllo dell’aeroporto di Lalibela, e hanno cercato di avanzare verso le due grandi città regionali – Bahir Dar e Gondar – prima di essere respinti dalle forze governative. Hanno saccheggiato armi e munizioni dalle stazioni di polizia e fatto irruzione nella prigione di Bahir Dar liberando migliaia di detenuti.

Le violenze possono essere ricondotte all’accordo di pace firmato dal governo federale e dal Fronte di liberazione popolare del Tigray (TPLF) per porre fine alla guerra civile durata due anni tra le forze del Tigray e l’esercito etiope (con il supporto degli eserciti regionali e le milizie Amhara). L’intesa è ritenuta penalizzante per gli Amhara (esclusi dall’accordo di pace di Pretoria) e a questo si è aggiunta la volontà del primo ministro etiope Abiy Ahmed di smantellare le forze speciali presenti in ciascuna delle 11 regioni etniche dell’Etiopia. Il premier ha proposto che le forze speciali siano integrate nell’esercito federale e nella polizia al fine di promuovere l’unità etnica e impedire che le forze regionali vengano coinvolte nei conflitti. Ma molti Amhara hanno visto il suo piano come un campanello d’allarme, sostenendo che li avrebbe lasciati vulnerabili agli attacchi del vicino Tigray e delle milizie Oromo.

SECONDO LA COMMISSIONE per i Diritti Umani delle Nazioni Unite vi è un deterioramento della situazione nella regione di Amhara. «L’annuncio dello stato di emergenza è stato rapidamente seguito da notizie allarmanti di violazioni dei diritti umani, tra cui esecuzioni extragiudiziali e arresti su larga scala di civili Amhara . Queste violazioni non sono emerse dal nulla, sono la continuazione diretta e seguono un modello stabilito da precedenti massicce violazioni del diritto internazionale risalenti al novembre 2020».

Quello che è certo e che chi può lascia la regione. La signora Aida in visita ai parenti di Bahir Dar ha lasciato la città dopo due giorni ed è ritornata a Milano. Racconta al manifesto che si susseguono voci del fatto che le milizie Fano potrebbero dirigersi verso Bahir Dar a breve, ma, al di là di questo c’è timore di un ulteriore escalation di violenze.

SECONDO YARED HAILEMARIAM, direttore del Centro etiope per la difesa dei diritti umani, la resistenza del gruppo Amhara è stata maggiore di quanto il governo si aspettasse: «Il governo fa affidamento sull’uso della forza militare per risolvere i problemi politici nella regione», dice. Ma la gente ha fame di giustizia, pace, sicurezza e non accetta più le briciole, anche se sono di diamante.

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