Come previsto il governo Scholz vara la legge sulla deportazione rapida di tutti i migranti che non hanno le carte in regola per rimanere in Germania. Fondamentale per il nuovo giro di vite annunciato ieri a Berlino dalla ministra dell’Interno, Nancy Faeser, il contributo dei Verdi: in cambio della facilitazione dell’asilo per i rifugiati Lgbtq e la corsia preferenziale per integrare chi cerca il lavoro, hanno dato il via libera al piano che introduce il raddoppio della carcerazione preventiva, l’ampia violabilità del domicilio e delle utenze telefoniche da parte della polizia «per accertare l’identità» oltre alla procedura di espulsione accelerata per tutti gli immigrati senza il permesso di soggiorno.

Così ha voluto il cancelliere della Spd, reduce della doppia sconfitta elettorale in Assia e Baviera aggravata dal boom di Afd, deciso a «rimpatriare su larga scala chiunque non abbia il diritto di restare da noi»; mentre la ministra del suo stesso partito prova incredibilmente a spiegare come, nonostante il contenuto inequivocabile, si tratti di una legge pro-migranti.

«Quest’anno i rimpatri sono cresciuti già del 27%. Ora dobbiamo implementare l’azione. Solo così possiamo continuare a essere all’altezza della nostra responsabilità umanitaria nei confronti delle persone da proteggere da guerra e terrorismo, come gli 1,1 milioni di rifugiati ucraini» è il ragionamento di Faeser che non ha convinto nemmeno una delle associazioni impegnate nella difesa dei diritti umani.

Piovono sul governo le pesanti critiche della Chiesa cattolica e protestante, dei principali enti di beneficenza e della Ong “Pro Asyl” da sempre in prima linea sul fronte dei rifugiati. «Con le nuove norme sull’espulsione il governo sacrifica i diritti fondamentali delle persone nel mirino della narrazione populista di destra. Non ci sarà alcun significativo aumento delle deportazioni ma solo più ostacoli per i migranti» riassume il portavoce.

I numeri ufficiali gli danno ragione: attualmente sono 255.330 gli immigrati che hanno ricevuto il foglio di via definitivo dalla Germania, di cui circa 205.000 in possesso del cosiddetto «permesso di tolleranza» che finora ha consentito loro di restare provvisoriamente nel Paese.

Dato che secondo i calcoli del ministero dell’Interno la misura porterà al rimpatrio di massimo 600 persone all’anno, si tratta davvero di una goccia nell’oceanica lista delle deportazioni sul tavolo di Faeser.

«Molto amaro vedere come il governo accetti violazioni così gravi dei diritti per raggiungere un obiettivo così misero» chiosa Gisela Seidler, autorevole voce dell’Associazione degli avvocati tedeschi, svelando la natura politica della misura firmata dalla ministra che ieri ha annunciato anche il prolungamento di altri 20 giorni dei controlli alla frontiera con Polonia, Repubblica Ceca e Svizzera iniziati il 16 ottobre.

Ora si attende il dibattito parlamentare sulla nuova legge sottoposta all’approvazione del Bundestag, con il grande nodo da sciogliere all’interno dei Verdi, sempre saldamente guidati dalla corrente dei “Realos” ma ancora alle prese con il dissenso della sinistra interna. La responsabile immigrazione dei Grünen, Filiz Polat, chiede infatti di «approfondire la questione del diritto costituzionale ed europeo» visto che le norme «rappresentano un’ingerenza sproporzionata nei diritti fondamentali delle persone».