Esercito e «stranieri» terrore dei civili in Mali
La denuncia Nuovo rapporto delle Nazioni unite, che pensano al ritiro. I misteri della strage di Moura. Governo militare in difficoltà con i gruppi jihadisti. E torna ad alzare la voce l’imam Dicko
La denuncia Nuovo rapporto delle Nazioni unite, che pensano al ritiro. I misteri della strage di Moura. Governo militare in difficoltà con i gruppi jihadisti. E torna ad alzare la voce l’imam Dicko
«Il numero delle vittime civili e delle violazioni dei diritti imputabili all’esercito maliano, sostenuto da soldati stranieri, ha registrato un aumento esponenziale nel primo trimestre del 2022». Lo ha detto Guillaume Ngefa, direttore della divisione diritti umani della missione Minusma, presentando in videoconferenza l’ultimo rapporto Onu sulla situazione in Mali.
SE LE DUE FAZIONI JIHADISTE del Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani (Gsim), affiliato ad Al-Qaeda, e dello Stato Islamico del Gran Sahara (Eigs) sono tra i principali autori di violenze contro i civili, il rapporto della Minusma ha evidenziato anche circa «320 violazioni imputabili alle forze di sicurezza, sostenute in determinate occasioni da elementi militari stranieri».
Il rapporto specifica che la «maggior parte delle vittime appartiene alla comunità Fulani», spesso accomunata ai miliziani jihadisti, ed elenca una dozzina di operazioni durante le quali l’esercito è accusato «di abusi, esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate e atti di tortura» a Tabacoro, Nia Ouro, Feto, Dangere-Wotoro, Ansongo e Moura.
Quest’ultimo villaggio, al centro del Mali, è stato oggetto di un’operazione militare a fine marzo, durante la quale l’esercito afferma «di aver ucciso 203 jihadisti». La missione Onu, nonostante il divieto imposto dalle autorità di Bamako di recarsi sul luogo, ha aperto un’inchiesta. Secondo le testimonianze raccolte, afferma il rapporto, «i civili inermi uccisi potrebbero essere stati più di 500».
LE PAROLE «RUSSO» O «WAGNER» sono state accuratamente evitate, per non contraddire le autorità di Bamako, secondo le quali in Mali non è presente «alcun mercenario russo», solo «istruttori inviati da Mosca per sostenere le Forze armate maliane (Fama) con ruolo di addestramento». «Non spetta alla Minusma dire l’origine degli elementi stranieri – ha aggiunto Ngefa – quello che ci interessa è individuare eventuali abusi sui civili e comprendere quanto possa essere utile il rinnovo della missione Onu», indicando la possibile interruzione della Minusma, che andrebbe rinnovata a fine mese.
Nella risposta alla nota Onu, il governo maliano ha ricordato che Moura è stato luogo di incontro privilegiato per i jihadisti della Katiba Macina – gruppo affiliato al Gsim – e che «i terroristi hanno opposto una resistenza violenta». Nelle testimonianze raccolte da numerosi giornalisti e difensori dei diritti umani vengono invece confermate «le violenze sui civili», oltre «alle pressioni sulla popolazione locale e i numerosi arresti con l’obiettivo di insabbiare le indagini».
AUMENTANO ANCHE SUL FRONTE interno i problemi della giunta militare al potere, a circa un anno di distanza dalla nomina a presidente ad interim del colonnello Assimi Goita. L’imam Mahmoud Dicko, divenuto una delle più importati figure politiche maliane, ha attaccato «l’arroganza dei soldati al governo» e «l’orgoglio della comunità internazionale, mentre il paese è in gravi difficoltà per l’embargo».
Difficoltà anche sul fronte della lotta ai gruppi jihadisti, dopo che nei giorni scorsi Bamako ha deciso di abbandonare, dopo la missione francese Barkhane e quella a mandato europeo Takuba anche il G-5 Sahel (forza anti-jihadista insieme a Mauritania, Niger, Ciad e Burkina Faso),
La stampa locale riporta che l’Eigs è all’offensiva dallo scorso mese «per creare una base operativa» nella regione di Menaka, al confine con il Niger, e ha causato «diverse centinaia di morti e migliaia di nuovi sfollati».
«NONOSTANTE I PROCLAMI del governo quello che vediamo è solo lo Stato Islamico che continua ad occupare le nostre terre e a uccidere il nostro popolo – ha detto Sidi Barka, presidente della società civile di Menaka, all’Afp – chiediamo l’aiuto della comunità internazionale». Il capo di Minusma, El-Ghassim Wane, si è recato mercoledì a Menaka per valutare i bisogni umanitari urgenti della popolazione.
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