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Errol Morris, «almeno 5500 bambini sottratti dal governo Usa per propaganda»

Errol Morris, «almeno 5500 bambini sottratti dal governo Usa per propaganda»«Separated»

Venezia 81 «Separated», documentario fuori concorso, racconta la politica contro l’immigrazione che divide le famiglie. «An American Tragedy» di Jacob Soboroff come fonte, le responsabilità da Trump in poi

Pubblicato circa un mese faEdizione del 30 agosto 2024

L’amministrazione Biden «non ha mai risposto alle nostre richieste», come Steven Miller, all’epoca dei fatti consigliere alla presidenza di Donald Trump, e il procuratore Jess Sessions. Così si legge in chiusura di Separated, il nuovo bel film di Errol Morris presentato Fuori concorso. Al centro c’è la politica di tolleranza zero dell’amministrazione Trump che separava i nuclei famigliari entrati «clandestinamente» negli Stati uniti; i genitori erano posti in detenzione, i figli rinchiusi in centri specializzati col rischio divenuto poi reale di non rivedere mai più le loro famiglie – secondo il «New York Times» ci sono ancora oggi almeno 1000 ragazzini che non sono riusciti a ricongiungersi con i propri parenti.

Errol Morris foto di Kamen Velkovsky

I minori non accompagnati arrivati fino allora nel Paese erano un’altra storia, come spiegano i responsabili di quel programma nel film, si trattava di giovanissimi provenienti soprattutto dai paesi del Centro America come Honduras o Guatemala, poveri e molto violenti, che spesso gli stessi genitori mettevano in cammino per salvarli dalle mire delle gang. Il programma prevedeva l’accoglienza in strutture con cui rispondere ai bisogni di base, la scuola, la socialità e poi l’affidamento a nuove famiglie americane selezionate con estrema attenzione perché come dice una delle responsabili lì nessun ragazzo «si sente davvero a casa».

TRUMP ARRIVATO alla Casa Bianca inizia a parlare delle «separazioni», la lotta agli immigrati è stato uno dei cardini nella sua campagna elettorale con la promessa di confini forti e di fermare i migranti illegali che «rubano il lavoro a milioni di americani». Di fatto la decisione viene messa in atto ben prima di diventare ufficiale come ricostruisce Jacob Soboroff giornalista politico della Nbc nel suo libro, An American Tragedy che è all’origine di Separated. «L’obiettivo non era solo quello di dissuadere l’immigrazione, né di far rispettare la legge, ma un vero e proprio messaggio di paura, per scoraggiare chiunque anche solo pensasse di attraversare il confine con gli Stati Uniti. La crudeltà non era un effetto collaterale, ma l’essenza stessa della strategia adottata. La notizia si sarebbe diffusa rapidamente in America Centrale e nelle altre regioni di provenienza» dice Morris.

«Il libro di Jacob mi aveva estremamente colpito, l’ho chiamato e gli ho detto che dovevamo farne un film perché era una questione fondamentale su cui intervenire. Nell’amministrazione Trump ci sono moltissime cose che possono essere prese come esempio negativo ma la decisione di separare le madri dai loro figli è intollerabile. E rappresenta senza dubbio la pagina più vergognosa nella storia degli Stati uniti: il governo americano ha sottratto almeno 5500 bambini ai famigliari per la sua propaganda contro l’immigrazione clandestina, sottoponendo queste persone a una violenza atroce. E ha potuto farlo senza che il Congresso intervenisse in alcun modo».

I PRIMI a accorgersi di qualcosa sono i funzionari che lavorano nelle strutture per minori non accompagnati il cui numero aumenta all’improvviso velocemente. Alla richiesta di non registrarli si oppongono, non hanno dati perché alcuni sono molto piccoli, due o tre anni e dunque non conoscono il nome dei genitori, ma si deve tenere almeno una traccia della loro presenza. Chi sono questi bambini? Come è possibile che siano lì senza nessuno? Morris ricostruisce i fatti in una serie di interviste a figure direttamente coinvolte e con un reenactement – basato su molte testimonianze – di una madre e del figlio divisi al confine. Fino alle immagini che fanno il giro del mondo dei bambini disperati chiusi nelle gabbie avvolti nei teli termici che danno il via a una forte protesta in tutto il Paese. E che ancora una volta interrogano radicalmente il significato oggi di «democrazia» rispetto alle politiche migratorie dei governi in tutto il mondo non solo di destra: cosa rimane dei diritti quando questi vengono completamente azzerati per una parte della società? «Il problema è che su questo anche le amministrazioni democratiche non hanno fatto scelte chiare. Obama, Clinton non hanno saputo creare delle risposte, e Biden ora non è intervenuto su molte cose» dice Morris, che ha prodotto Separated con Nbc e spera di riuscire a mostrarlo in America prima delle prossime elezioni. Aggiunge: «Sono ebreo, figlio di una famiglia di immigrati, l’America intera è nata sull’immigrazione, ciò che vediamo oggi è totalmente in disaccordo con la nostra stessa storia. L’incubo di questi bambini, molti dei quali non hanno ancora ritrovato le famiglie, e dei loro genitori deve essere ricordato fino alla nausea, non dobbiamo mai dimenticare l’opportunismo e l’indifferenza istituzionale che sono alla base di tali costruzioni della burocrazia e della politica».

RISPETTO ad altri lavori nei quali si è confrontato spesso con personaggi della storia «negativi» in modo diretto – pensiamo al McNamara di The Fog of War con cui ha vinto un Oscar – Morris sceglie qui deliberatamente di non mettere al centro Trump ma le domande che rispetto al potere riguardano la responsabilità collettiva e le scelte di ciascuno. C’è chi si oppone come Elaine Duke, ex responsabile ad interim del Dipartimento della sicurezza interna; o Jallyn Sualog, e dell’Ufficio per il reinserimento dei rifugiati, Jonathan White, il funzionario del Dipartimento della salute e dei servizi umani che ha innescato il movimento in opposizione a un apparato di servili arrivisti incapaci di fare fronte a una posizione morale e civile, a cominciare da Kirstjen Nielsen, segretario della Sicurezza, ligia esecutrice della visione di Trump poi «scaricata» dal presidente). «Se Trump ha potuto fare questo è perché il sistema negli Stati uniti lo ha permesso, ed è la consapevolezza peggiore. Il Congresso appunto non ha intrapreso nessuna azione dopo tanta indignazione generale, e così Biden che non ha separato le famiglie, non ha fatto abbastanza perché tale pratica non possa ripetersi. Con Trump in corsa per un secondo mandato, il rischio di una nuova ondata di deportazioni e della possibile reintroduzione della separazione familiare diventa sempre più reale».

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