Settentasei udienze, un anno di processo, e ieri la sentenza di primo grado. Paolo Bellini è stato condannato all’ergastolo per concorso nella strage della stazione del 2 Agosto 1980 a Bologna, quando una bomba fascista uccise 85 persone e fece oltre 200 feriti. Dovrà scontare anche un anno di isolamento e risarcire le vittime.

Assieme a Bellini, considerato il quinto uomo della strage, la Corte d’Assise ha condannato altre due persone. L’ex capitano dei Carabinieri Piergiorgio Segatel, accusato di depistaggio, dovrà scontare 6 anni. Domenico Catracchia, ex amministratore di condominio di via Gradoli a Roma, rifugio di brigatisti rossi e neofascisti dei Nar, è stato invece condannato a 4 anni di reclusione per avere fornito false informazioni ai pm. Entrambi possono essere considerati articolazioni dei servizi segreti dell’epoca.

IL PROCESSO A BELLINI non è certo il primo sul 2 Agosto. Per la strage sono già stati condannati in via definitiva nel 1995 gli esecutori materiali, e quindi i Nar Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, a cui si sono aggiunti Luigi Ciavardini e due anni fa Gilberto Cavallini, ritenuto colpevole in primo grado di avere fornito supporto logistico e organizzativo alla banda fascista che piazzò la bomba.

Con la condanna di ieri di Bellini la verità giudiziaria fa un passo in più, e lo fa nella direzione dei mandanti. Il processo e le tre condanne sono infatti il punto per ora terminale di una serie di indagini nate per tentare di svelare il livello politico-istituzionale dietro alla strage. In attesa del testo della sentenza, restano le parole pronunciata nella requisitoria dal sostituto procuratore generale di Bologna Umberto Palma: «Paolo Bellini è stato un killer di Avanguardia nazionale protetto dai Servizi segreti a partire dall’omicidio di Alceste Campanile». Quindi almeno dal 1975.

DURANTE LE UDIENZE si è parlato del capo della P2 Licio Gelli, ma anche del cassiere della loggia Umberto Ortolani, del giornalista e senatore del Msi Mario Tedeschi e dell’agente segreto e poliziotto Federico Umberto Amato, ex capo dell’ufficio Affari Riservati del Viminale. Tutti e quattro considerati mandanti e organizzatori della strage ma non processabili perché non più in vita. La storia del condannato Bellini non si intreccia solo con la loro.

La «primula nera» del terrorismo neofascista frequentò anche il procuratore di Bologna Ugo Sirti, per i pm suo protettore. Ma ebbe rapporti anche con Cosa nostra e la ‘Ndrangheta, divenne killer mafioso e nello stesso tempo uomo dei servizi, poi anche collaboratore di giustizia. Nonostante i tanti omicidi ammessi, sul 2 agosto Bellini però ha sempre negato. «Una strage infame», l’ha più volte definita, escludendo ogni suo coinvolgimento. I suoi avvocati annunciano ricorso.

AD AVER PESATO sulla sua condanna è stata la testimonianza dell’ex moglie, che lo ha riconosciuto in un filmato amatoriale girato alla stazione di Bologna proprio il giorno dell’esplosione. C’è poi l’intercettazione ambientale dell’ex capo di Ordine nuovo Carlo Maria Maggi, in cui si sente dire che alla strage prese parte un aviere che avrebbe portato la bomba, e Bellini era un pilota d’aereo.

«È l’inizio del percorso verso la verità, ora mancano le responsabilità politiche», ha commentato Paolo Bolognesi, presidente del comitato familiari delle vittime della strage di Bologna. «Per noi – ha concluso – la documentazione rimediata dopo questo processo è grandiosa e sviscera in gran parte tutto l’aspetto della cosiddetta strategia della tensione. Se questi risultati arrivano solo oggi è a causa del silenzio incredibile degli apparati di sicurezza, che anziché tutelare le vittime hanno tutelato i terroristi. Questi hanno potuto fare quello che hanno fatto perché ci sono stati dei responsabili politici che glielo hanno permesso». Se dopo 40 anni ancora si parla della strage della stazione di Bologna è merito proprio del Comitato dei familiari, che non ha mai mollato anche quando sembrava che le indagini fossero ad un punto morto, e che ogni anno il 2 agosto scende in piazza assieme a tutta la città, chiedendo verità e giustizia.

ASSIEME A LORO le istituzioni. «Un ulteriore approdo lungo la strada per arrivare alla piena verità su una strage terribile, tuttora difficile anche solo da immaginare», hanno dichiarato il presidente della Regione Stefano Bonaccini, e la vicepresidente Elly Schlein. «Il 2 agosto non è soltanto una questione di Bologna ma dell’Italia intera e credo che le coscienze politiche e istituzionali debbano seriamente riflettere su questo risultato. Come comune di Bologna continueremo ad essere al fianco dei familiari delle vittime, non solo per fare memoria ma per una battaglia di democrazia e verità», ha detto il sindaco Matteo Lepore.