Ergastolo con 25 anni di carcere per Passeri, l’italiano abbandonato al Cairo
Italia/Egitto Accusato di traffco di droga, lui si è sempre professato innocente. I familiari e Sinistra Italiana chiedono l'intervento del governo: «Altrimenti finirà come con Giulio Regeni»
Italia/Egitto Accusato di traffco di droga, lui si è sempre professato innocente. I familiari e Sinistra Italiana chiedono l'intervento del governo: «Altrimenti finirà come con Giulio Regeni»
Ergastolo, con 25 anni da scontare in prigione. È la sentenza inflitta, lo scorso 19 agosto, in Egitto, a Luigi Giacomo Passeri, 31 anni, originario della Sierra Leone, che è cresciuto a Pescara, dove si trova la sua numerosa famiglia, e che è rinchiuso da oltre un anno nelle carceri del Badr, al Cairo.
«Siamo scioccati e sconcertati da quanto sta accadendo – dice il fratello Andrea -. Lo hanno incastrato. Lui ha detto che aveva dietro solo un paio di spinelli, una modica quantità. Mio fratello non è un trafficante, come sostengono, io gli credo, credo alla sua innocenza e siamo convinti di poterla dimostrare. Alla lettura del verdetto non era in aula: l’hanno ricondotto in cella prima». Erano invece presenti il difensore e il Consolato italiano.
«Dopo la sentenza nessuno dall’Ambasciata ci ha contattato, nessuna comunicazione ufficiale. Se il Governo non si muove, se resta fermo come finora ha fatto, lui marcirà dietro le sbarre. Gli stanno facendo quello che vogliono. Se non si interviene, farà la fine di Giulio Regeni».
Passeri è accusato di traffico internazionale di stupefacenti e di far parte di una rete di spaccio di vendita sul mercato locale. Lui, che vive in Inghilterra, dove fa il pizzaiolo e l’intrattenitore, è andato in Egitto, nel 2023, per un viaggio. La polizia lo ha arrestato prima che salisse sull’aereo che doveva riportarlo a Londra. E da lì è cominciato l’inferno. «Con torture, con prove che sospettiamo siano state fabbricate all’occorrenza, con perquisizioni senza testimoni. Finora non ha avuto alcuna tutela – riprende Andrea -. Ricorreremo in appello. Chiediamo allo Stato, alla politica di farlo tornare in Italia, di interessarsi al caso attraverso la documentazione ufficiale in mio possesso. Giacomo è ingiustamente trattenuto lì, ci si mobiliti per riportarlo a casa. Noi non sappiamo più dove sbattere la testa».
«Preoccupazione e indignazione, dopo aver appreso della sentenza choc» vengono espressi, in una nota, dal deputato Avs, Marco Grimaldi, e dal segretario regionale di SI Abruzzo, Daniele Licheri, che chiede «l’immediato intervento del governo, finora inerte».
«Una vicenda dai diritti umani negati – commentano, evidenziando -: È stato fermato senza traduttori, sottoposto a un interrogatorio senza avvocati. Siamo di fronte ad una detenzione che rischia di portargli via tutta la sua giovane vita».
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