Enrico Rossi non indugia: “Al referendum voterò ‘No'”. E con Vannino Chiti propone riforme istituzionali
Verso il 20 settembre Il popolare governatore toscano e il suo predecessore negli anni '90 lanciano un appello: legge proporzionale con sbarramento al 5%, sfiducia costruttiva, "clausola di supremazia" del governo nelle emergenze generali come il covid. Poi consiglia a Eugenio Giani di guardare più a sinistra, e ripropone al M5s il voto disgiunto contro la destra fascioleghista.
Verso il 20 settembre Il popolare governatore toscano e il suo predecessore negli anni '90 lanciano un appello: legge proporzionale con sbarramento al 5%, sfiducia costruttiva, "clausola di supremazia" del governo nelle emergenze generali come il covid. Poi consiglia a Eugenio Giani di guardare più a sinistra, e ripropone al M5s il voto disgiunto contro la destra fascioleghista.
Enrico Rossi non aspetta la direzione Pd di lunedì per dire la sua sul referendum: “Voterò ‘No’ convintamente”. Poi aggiunge: “Ci sono anche buone ragioni di chi dice ‘votiamo Sì’, perché poi dopo faremo le riforme. Però è una posizione che, così com’è, non mi convince. Attenzione però a non dividerci ancora di più su questo tema”.
Il presidente toscano, non ricandidabile dopo due mandati, lancia anche un appello per le riforme da fare dopo il referendum, a prescindere dal suo esito. Con Rossi c’è Vannino Chiti, suo predecessore negli anni ’90 e coautore della proposta: “Noi pensiamo – si legge – che siano urgenti una nuova legge elettorale proporzionale, con uno sbarramento al 5%; la modifica dei regolamenti di Camera e Senato; l’introduzione nella Costituzione della sfiducia costruttiva, così da rendere stabilì i governi e consentire al Parlamento di impegnarsi sulla legislazione e sul controllo: i governi si cambiano con le elezioni o indicando con le maggioranze necessarie un nuovo presidente del Consiglio; l’attribuzione al premier del potere di proporre al presidente della Repubblica non soltanto, come avviene ora, l’elenco dei ministri ma anche la loro eventuale revoca”.
Infine Rossi e Chiti chiedono “l’inserimento in Costituzione della clausola di supremazia, come è negli Stati federali, così che Governo nazionale e Parlamento, di fronte a emergenze generali, possano assumere la responsabilità di un indirizzo unitario senza assistere, come è avvenuto da parte di alcune Regioni in occasione del Covid, a contestazioni e divaricazioni particolaristiche”.
Forte di un gradimento salito dal 39 al 62% in un anno grazie alla gestione del Covid da parte della Regione Toscana (“una buona base da cui partire”), Rossi ne approfitta anche per riproporre agli elettori pentastellati il voto alla propria lista e quello ad Eugenio Giani presidente: “Propongo al M5s il voto disgiunto: non fa perdere nulla perché se si vota per il proprio partito la rappresentanza in Consiglio è assicurata, superando la soglia del 5%. E il candidato del centrosinistra, che è l’unico che può sconfiggere la destra. Così si dà una mano a un obiettivo fondamentale”. Infine un consiglio a Giani: “Gli conviene guardare molto a sinistra, come uomo che raccoglie le istanze di solidarietà, uguaglianza e libertà che vengono dal mondo della sinistra. Di antifascismo, perché quella del 25 aprile è una data ‘periodizzante’ per la nostra Regione”.
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