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Autonomia, Calderoli, Zaia &C. partono dalla protezione civile

Autonomia, Calderoli, Zaia &C. partono dalla protezione civileLuca Zaia – LaPresse

Spacca-Italia Incontro a Roma con 4 regioni del nord che mordono il freno. L’ira delle opposizioni. Per Salvini una bandierina da sventolare domenica a Pontida. Il 12 novembre la pronuncia della Consulta sui ricorsi di Toscana e Puglia

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 4 ottobre 2024

Nonostante un milione e 300mila firme raccolte dalle opposizioni, i ricorsi alla Consulta di alcune regioni governate dal centrosinistra e la richiesta di moratoria di Forza Italia, il ministro Calderoli e i governatori vanno avanti con l’autonomia.

Ieri il primo incontro a Roma con Veneto, Lombardia, Liguria e Piemonte, tutte e 4 governate dal centrodestra, che hanno chiesto di poter partire con le materie che non richiedono la definizione dei Lep. Si partirà con la protezione civile, richiesta da tutte e quattro, per poi procedere con altre materie. Il Veneto ne ha chieste nove, Lombardia 8, le altre due si sono fermate a sei. Il Piemonte governato dal forzista Cirio non chiede il commercio con l’estero, perché Tajani ha spiegato che quella deve restare una competenza nazionale.

«La riforma non spacca un bel niente – attacca Calderoli – è l’occasione per ricucire un’Italia già divisa non solo tra nord e sud, ma tra aree interne e centri urbani, tra zone montane e insulari. Lavoriamo per ridurre i divari e garantire servizi ai cittadini, nel rispetto della Costituzione».

Il veneto Zaia è il più entusiasta, ai colleghi di centrodestra del sud che non si sono presentati, a partire dal calabrese Occhiuto, manda a dire: «La legge dà la possibilità a tutti in qualsiasi momento di partecipare. Questa non è la secessione dei ricchi». «Vogliamo evitare che si creino ulteriori differenze sui territori», replica da Fi Debora Bergamini. Zaia recita la parte del poliziotto buono, vuole rassicurare: «Sarà più semplice fare le ordinanze in deroga in caso di calamità naturale. Dare modo di farle fare al Presidente della Regione non vuol dire smantellare la protezione civile nazionale, ma essere più efficienti». «Abbiamo fatto tutti i nostri compiti a casa e siamo pronti ad entrare nel vivo della trattativa», dice Mauro Piazza, che ha partecipato alla riunione per conto del governatore lombardo Attilio Fontana.

Le opposizioni sono furiose. «L’incontro di oggi è un vero e proprio sfregio all’unità nazionale e a diritti e prestazioni uguali per tutti», accusa il capogruppo di Verdi e sinistra Peppe De Cristofaro . «Affidare materie come il commercio estero e l’ambiente alle regioni è un errore clamoroso, un duro colpo alla produttività e alla competitività del nord e della Lombardia», gli fa eco la segretaria lombarda del Pd Silvia Roggiani.

«L’arroganza di Calderoli e della destra porterà il Paese a sbattere», rincara dal Pd il responsabile sud Marco Sarracino. «Ignorare i divari presenti e rivendicare con triste orgoglio che dalle regioni del nord a guida centrodestra sono arrivate le richieste di andare avanti sull’autonomia, conferma ancora una volta che questa legge non è altro che il grimaldello per scardinare l’unità dell’Italia». Insiste Sarracino: «I governatori meridionali del centrodestra assistono inermi alla messa in discussione dell’unità nazionale». «La Lega ha scelto di forzare la mano andando a trattare con il ministro ora, quando la Consulta si deve esprimere sui ricorsi delle Regioni e mentre attendiamo di sapere se ci sarà il referendum sulla legge Calderoli», attacca anche il consigliere regionale lombardo di opposizione Gian Mario Fragomeli. «Una cattiva scelta».

Il 12 novembre la Corte costituzionale emetterà i primi verdetti sui ricorsi presentati contro l’autonomia da Puglia e Toscana. Domenica i governatori leghisti, e anche Salvini, potranno sfoggiare questo primo step sull’autonomia davanti ai militanti a Pontida. Una kermesse che sarà popolata dai big dell’estrema destra nazionalista europea, dall’ungherese Orban all’olandese Geert Wilders, il portoghese Andrè Ventura, gli spagnoli di Vox e la vicepresidente del Fpo austriaco Marlene Svazek. Più il solito Vannacci. Tutta gente che non ha nulla a che fare con temi come il federalismo. Anzi, l’esatto contra

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