Europa

Emorragia Linke, il quadro nero del flusso dei voti

Emorragia Linke, il quadro nero del flusso dei votiLa co-leader della Linke Janine Wissler con il deputato Dietmar Bartsch – Ap

Germania Nel Bundestag extralarge entrano solo 39 deputati, 30 in meno rispetto al 2017. Al di là della buona performance alle elezioni di Berlino, dove l’ex ministro della Cultura del Land, Klaus Lederer, ha conquistato il 14%, nella Sinistra tedesca resta molto poco da salvare alla fine dei sedici anni dell’era Merkel

Pubblicato circa 3 anni faEdizione del 29 settembre 2021

Ammessi al Bundestag per un pelo, con il risultato elettorale mezzo punto sotto la soglia di sbarramento, solo grazie all’elezione diretta dei deputati Gregor Gysi e Gesine Lötzsch a Berlino e Sören Pellmann a Lipsia. Nella Linke due giorni dopo il voto federale si apre l’analisi della sconfitta che è netta e inequivocabile al punto che l’unica soluzione delle due co-segretarie Susanne Hannig-Wellslow e Janine Wissler è «un nuovo inizio per il partito».

Al di là della buona performance alle elezioni di Berlino, dove l’ex ministro della Cultura del Land, Klaus Lederer, ha conquistato il 14%, nella Sinistra tedesca resta molto poco da salvare alla fine dei sedici anni dell’era Merkel. Ieri nel corso della prima riunione del Gruppo al Bundestag i 39 deputati (30 in meno rispetto al 2017) hanno affrontato solo le «questioni organizzative», a partire dall’elezione del nuovo comitato esecutivo, mentre non si è discusso della linea futura né della leadership.

Ma tutti i parlamentari hanno preso visione dell’inquietante diagramma di flusso dei voti in uscita che parla più e peggio dell’esito delle urne. Dei 2.260.000 voti raccolti dalla Linke un lustro fa ne sono rimasti nel recinto del partito solo 1.330.000, dopo che l’emorragia ha dirottato 180.000 preferenze verso la Spd, 130.000 ai Verdi e 90.000 alla Cdu. Ma gli ex elettori della Sinistra hanno anche trasferito 50.000 voti ai liberali e ben 70.000 ai fascio-populisti di Afd soprattutto nell’Est del Paese, mentre in 200.000 si sono rifugiati nell’astensione.

Un quadro nero che come era prevedibile ha aperto le porte alle critiche soprattutto dell’ex capogruppo Sahra Wagenknecht, leader della minoranza “sovranista”, che ieri era in Parlamento ma non ha partecipato alla riunione del Gruppo. «Il segnale che la Linke era pronta a lavorare per un governo di coesione attento alle questioni sociali è stato corretto, ma il modo insicuro di proporci a Spd e Grünen come loro partner non ci ha certo reso attraenti, anche se da entrambi i partiti sono arrivate quasi solo reazioni sprezzanti. Quando cerchi di apparire più verde dei Verdi la gente poi non ci crede».

Eppure, nonostante la tesi “politica” di Wagenknecht, la dimensione social-ecologista della Sinistra tedesca rimane, volente o nolente, il punto fermo dei governi partecipati dalla Linke nei Land di Berlino, Brema e Turingia e anche la prima opzione delle correnti di sinistra di Spd e Verdi: l’unica possibilità pratica per non rimanere confinati all’opposizione.

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