38 gradi a Cordoba, 37 a Siviglia, 34 a Toledo, 32 a Madrid. Sembra il bollettino meteorologico di una giornata di luglio in Spagna, ma stavolta è la situazione assolutamente eccezionale che ha vissuto ieri buona parte del paese. Le temperature più alte sono state raggiunte nel sud, in Andalusia, dove sono stati ampiamente superati i 35°C, ma ha fatto molto caldo anche nelle regioni centrali e nelle solitamente fresche regioni cantabriche, dove c’è un clima atlantico. Va così dal 25 aprile e continuerà almeno fino ad oggi, una nuova giornata estiva nella quale potrebbero essere battuti altri record.

Per l’Agenzia Statale di Meteorologia spagnola (Aemet), siamo di fronte a una situazione assolutamente anomala per questo periodo dell’anno e mai registrata in precedenza da quando si effettuano misurazioni costanti. Secondo il sito spagnolo Meteored, le temperature si stanno attestando su valori tra i 10 e i 15°C sopra la media del periodo, un fenomeno davvero straordinario causato dai cambiamenti climatici. In Spagna ormai l’estate tende a iniziare sempre prima, con primavera e autunno sempre più corti.

La situazione di questi ultimi giorni di aprile arriva dopo un mese di marzo che è stato il secondo più caldo del XXI secolo in Spagna, e dopo un 2022 che è stato l’anno più caldo da quando ci sono dati. Del resto proprio la drammatica estate scorsa, segnata da ondate di calore molto prolungate e da incendi vastissimi con oltre trecentomila ettari in fumo, ha fatto cambiare in molti spagnoli la percezione della crisi climatica, rendendola più evidente.

Insieme al caldo anomalo la Spagna è immersa in un’allarmante emergenza siccità. Lo scorso anno era stato già eccezionalmente secco, ed il basso livello dei laghi aveva fatto riaffiorare resti archeologici e villaggi sommersi, ma nei primi quattro mesi del 2023 non è andata meglio e la situazione sta peggiorando. In certe aree non piove in modo consistente da mesi, come nella Castiglia-La Mancia, dove è ormai compromesso il raccolto di cereali. La situazione è drammatica in Andalusia, ma anche in Catalogna, dove si sta vivendo la peggiore siccità degli ultimi cento anni.

Come se non bastasse, i suoli estremamente secchi favoriscono la propagazione di incendi boschivi, come quello che a metà marzo ha divorato migliaia di ettari di vegetazione tra Comunità Valenciana e Aragona. In quell’occasione, di fronte a uno scenario più tipico di agosto, il presidente del governo spagnolo Pedro Sánchez aveva detto: «Non c’è più spazio per chi nega la crisi climatica».

Il caldo in aumento sta mostrando anche la urgente necessità di adattare le città spagnole, tutelando chi vive in condizioni di povertà, in case inadeguate al clima estremo.
Molto c’è da fare in Spagna anche sul delicatissimo tema dell’acqua, la cui scarsità ha riaperto negli ultimi mesi scontri tra forze politiche, come dimostra il recente caso di Doñana, la grande zona umida protetta, in Andalusia, dove la destra vuole autorizzare prelievi di acqua a fini agricoli – finora illegali – nonostante la gravissima situazione della falda idrica e il netto “no” dell’Europa e del governo centrale.

Altro tema spinoso è quello del “trasvase” dal fiume Tago al Segura, grande opera idraulica che permette di far arrivare acqua a uno dei bacini idrici più siccitosi di Spagna, ma su cui vengono fissati dei limiti per preservare la salute ecologica del grande corso d’acqua iberico che sfocia a Lisbona. Proprio su questi limiti si accendono gli scontri tra regioni, in una vera e propria “guerra dell’acqua” interna al paese tra chi ritiene se ne prelevi troppa, e chi troppo poca.