Ieri a Napoli l’Anci ha presentato un manifesto sull’emergenza casa, frutto del lavoro delle amministrazioni di dodici città, che sarà presentato al governo per «abilitare i comuni all’azione». Il manifesto, presentato nell’ambito della rassegna «Dialoghi sull’Abitare» promossa dal Comune di Napoli, definisce le richieste relative a quattro ambiti: fondi, investimenti, manutenzione del patrimonio pubblico, regole. Chiede il rifinanziamento dei fondi per l’affitto a la morosità incolpevole, cancellati dal governo, e una politica strutturale di sostegno degli affitti. Solo a Napoli 72mila famiglie l’anno scorso hanno chiesto il contributo per l’affitto. Ancora, i comuni chiedono interventi per il recupero degli alloggi di edilizia residenziale pubblica (ERP), l’assegnazione della gestione dell’edilizia sociale e degli immobili pubblici inutilizzati, risorse per 112 proposte del Pinqua non finanziate, fondi permanenti per la manutenzione e l’efficientamento energetico delle case, una legge quadro sull’ERP che superi i divari regionali, una norma nazionale sugli affitti brevi, strumenti per l’affitto ordinario e la revisione della norma sul federalismo demaniale.

Secondo il sindaco di Napoli Gaetano Manfredi, la questione abitativa è oggi la sfida più importante per le città, a partire dall’assenza di risorse per le manutenzioni delle case popolari. «La questione abitativa è stata individualizzata e catturata dalla rendita. Deve tornare tema politico e collettivo» ha detto Laura Lieto, assessora all’urbanistica e vicesindaca di Napoli. Per troppe persone la povertà è diventata una condizione strutturale e riguarda anche la classe media, ha detto Lieto. Napoli conta oltre 20mila alloggi popolari e sta investendo 350 milioni di euro del Pnrr per ristrutturare, demolire e ricostruire 1400 di queste case, abitate da oltre 7mila persone.

Ma i problemi non riguardano solo le periferie. Antonio Decaro, presidente dell’Anci e sindaco di Bari, ha parlato della necessità di un nuovo piano casa, ma anche dei danni degli affitti brevi turistici. Gli attivisti della Rete Set (Sud Europa contro la turistificazione) hanno manifestato in sala per sollecitare il comune di Napoli a intervenire. I dati illustrati da Giacomo Salerno della campagna Alta Tensione Abitativa, una proposta di legge sugli affitti brevi, confermano l’urgenza: i tassi di crescita di Airbnb a Napoli e Bologna sono alti e così i prezzi medi, che creando un elevato differenziale di redditività con gli affitti ordinari. I comuni chiedono una norma nazionale, ma sullo strumento tecnico c’è incertezza. La vicesindaca di Bologna Emily Clancy sostiene la proposta ATA, ma altre amministrazioni segnalano la difficoltà di limitare il diritto di proprietà privata. Su questo la rete Set chiede più coraggio.

Servono case, senza consumare suolo, rigenerando l’esistente. Bologna, unica città che ha sospeso la vendita di case popolari, percorre questa strada ma chiede la cessione gratuita di aree e risorse strutturali, anche per fare studentati pubblici. Di canoni troppo alti negli studentati privati ha parlato Massimo Bricocoli del Politecnico di Milano, dove la protesta delle tende è iniziata. Ancora: Bologna punta su un’agenzia sociale per l’affitto che medi sul mercato privato. Catanzaro chiede risorse per demolire l’edilizia degradata, Torino deve riqualificare il patrimonio vecchio e garantire la casa agli stranieri. Roma ha messo in campo risorse e strumenti importanti in una strategia per la casa in discussione in consiglio comunale. Anche L’Aquila, Potenza e Firenze chiedono politiche abitative strutturali.