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Email e pestaggi mediatici, è caccia alle toghe rosse

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Lo scontro Bufera per un post del giudice Patarnello. Salvini invoca il licenziamento, La Russa vuole riscrivere la Costituzione. Md: «Surreale». La corrente di destra rompe l’unità dell’Anm: «I governi non sono avversari»

Pubblicato 4 giorni faEdizione del 22 ottobre 2024

I Per un paio di giorni hanno cercato un appiglio qualunque per massacrare Silvia Albano, la presidente di Magistratura democratica tra i sei giudici del tribunale di Roma che venerdì non hanno convalidato il trasferimento in Albania di dodici migranti soccorsi nelle acque italiane del Mediterraneo. Preso atto che non c’era niente di utile a imbastire un pestaggio mediatico, ecco che però un’ideona è arrivata lo stesso: prendere alcuni passaggi di quanto scritto nella mailing list interna dell’Anm da Marco Patarnello, stimato giudice di sorveglianza a Roma e anche lui esponente di Md, cucirli insieme e poi gridare all’ennesimo complotto ordito dalle toghe rosse contro il governo.

MA COSA DICE Patarnello di tanto grave da meritarsi la qualifica di eversore? Niente, in realtà. Infatti pubblichiamo il testo integrale del suo intervento proprio per sottolineare quanto certe accuse nei suoi confronti suoi confronti sembrino, a voler essere gentili, strumentali, infatti alcuni consiglieri hanno già chiesto per lui al Csm l’apertura di una pratica a tutela. Sostiene il giudice, in sostanza, che se Berlusconi aveva noti problemi con la giustizia e muoveva le sue truppe per cercare di risolverli fuori dai tribunali, gli attacchi di Meloni sono più forti perché derivano da precise idee politiche.

Tutto qui. Anzi no, di più: Patarnello a un certo punto dice esplicitamente ai suoi colleghi che «non dobbiamo fare opposizione politica», ma restare compatti, difendere la giurisdizione «senza timidezze» e muovere le istituzioni proprie per farlo, cioè il Csm. A proposito della polemica aperta da alcuni giornali dell’area di governo, poi rilanciate da Giorgia Meloni, l’esecutivo di Md parla di «surreali strumentalizzazioni» e spiega che non si può parlare di congiure, anche perché, evidentemente, «un complotto non si prepara annunciandolo in una mailing list». Ovviamente questo non basta a stoppare l’onda trumpiana di post verità sollevata dalla destra. Su Repubblica Ignazio La Russa, seconda carica dello stato, dà il meglio di sé e sostiene apertamente che si dovrebbe rivedere il titolo IV della Costituzione perché «così non funziona» e c’è bisogno di «maggiore chiarezza nel rapporto tra politica e magistratura». Sul merito della vicenda, cioè sulla definizione dei paesi sicuri, il presidente del Senato difende a spada tratta l’Egitto: «Voglio andarci in vacanza a Natale, per visitare le piramidi e non solo. Quindi non è sicuro neanche per me?».

ANCORA PIÙ SCATENATO è Matteo Salvini, alla ricerca del suo posto al sole in uno scontro in cui non è protagonista. Il tentativo di fare propaganda sul processo Open arms che lo vede imputato non è riuscito, e allora al leader leghista non resta che alzare il tiro sempre più. Così, dopo aver detto che i giudici saranno responsabili di ogni eventuale crimine commesso dai migranti rimessi in libertà, ieri, forse pensando di essere a capo del Csm, ha fatto fuoco e fiamme contro Patarnello, che andrebbe «licenziato immediatamente» perché è un magistrato che «ha preso il tribunale per un centro sociale e per un luogo di vendetta politica».

IL CASO, però, non riguarda solo le aggressioni del governo alla magistratura. Anche dentro l’Anm il clima è di forte divisione. Prova ne sia il comunicato sull’affaire Paternello prodotto da Magistratura indipendente, la corrente «di destra» delle toghe, quella da cui proviene, tra gli altri, il potente sottosegretario Alfredo Mantovano.
«Il presidente del consiglio dei ministri, di qualsiasi partito politico, non è mai un avversario da fermare o da combattere, ma un interlocutore istituzionale da rispettare- scrive il segretario Claudio Galoppi -. Deflettere da questo principio significa indebolire la funzione giudiziaria compromettendone il ruolo e la funzione costituzionale». Segue la ripetizione di un ritornello molto di moda dalle parti del governo: «Essere e apparire indipendenti è la prima condizione per la credibilità della magistratura che mai deve essere coinvolta nelle contingenti vicende e contrapposizioni politiche».

AREA DEMOCRATICA per la giutizia, corrente di centrosinistra, però risponde: «Nelle democrazie liberali, al potere giudiziario spetta tutelare i diritti e le garanzie di tutti, anche se non piacciono alle maggioranze politiche. Affermare questo principio non è essere imparziali né tanto meno apparire imparziali, come sostengono alcuni magistrati. Anche perché il nostro timore è che la reiterata richiesta di apparire imparziali ci riduca a professare una imparzialità solo apparente, ma a praticare una giurisdizione addomesticata». I centristi di Unicost, dal canto loro, difendono l’operato dei giudici della sezione immigrazioni e sorvolano sulle polemiche perché, dicono, «appaiono strumentali e volte esclusivamente a distogliere l’attenzione dal punto nodale della questione: ogni legge deve rispettare i principi costituzionali ed internazionali volti a garantire la democrazia e la tutela della vita e dignità umana».

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