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Da Crosetto ad Arianna, un complotto è per sempre

Da Crosetto ad Arianna, un complotto è per sempre

Vittimismo di governo I presunti dossier, lo scandalo al Csm e le indagini inesistenti evocate da Sallusti. Appena tre settimane fa il messaggio della premier che attaccava «i pochi infami» del suo partito

Pubblicato 3 giorni faEdizione del 25 ottobre 2024

Intervistata mercoledì sera dal direttore Tommaso Cerno alla festa del Tempo, Giorgia Meloni ha sostenuto di non aver mai parlato di complotti in vita sua. «Ma c’è del menefreghismo rispetto al voto popolare», ha aggiunto, lasciando così aperta la porta all’eterna ipotesi che davvero esista qualcuno che nell’ombra trama contro il suo governo (quindi contro l’intero popolo italiano). Del resto, anche se dichiara di non crederci, questi due anni di governo dimostrano che una certa paranoia c’è ed è diffusa tra i ministri.

IN PRINCIPIO fu Guido Crosetto, il ministro della Difesa e fondatore con Meloni di Fratelli d’Italia. È da una sua denuncia che partì l’inchiesta della procura di Perugia sui presunti dossieraggi e sugli accessi abusivi (migliaia) ai database investigativi da parte del finanziere Pasquale Striano e dell’ex magistrato Antonio Laudati. Se fosse vera la prima parte, cioè se davvero dovesse esistere qualcuno che usa le informazioni riservate per compilare dossier a scopo di ricatto o chissà cos’altro, saremmo in presenza di un complotto in piena regola, un fatto inquietante e di estrema gravità. Lo stesso Crosetto, interrogato dal pm di Perugia Raffaele Cantone lo scorso gennaio, ha ammesso di non fidarsi poi molto dell’Aise, cioè dei servizi segreti esteri: «Non informano e non cooperano», ha fatto mettere a verbale. Quando poi questo suo parere è diventato di dominio pubblico va da sé che si è creato un certo allarme sia negli apparati dello Stato sia nel governo. E allora il sottosegretario Alfredo Mantovano è dovuto intervenire per sottolineare «la lealtà alle istituzioni» dei servizi. Di tutta risposta, Crosetto si è offeso e ha cominciato a non andare più al consiglio dei ministri (salvo ripensarci perché in troppi si erano accorti delle sue numerose assenze).

UN ALTRO MEMORABILE autocomplotto è quello andato in scena quest’estate al Csm, quando la consigliera Rosanna Natoli – vicinissima al presidente del Senato Ignazio La Russa, che l’ha piazzata a palazzo Bachelet dopo la mancata elezione in parlamento nel 2022 – è finita al centro della bufera dopo l’uscita della trascrizione delle sue conversazioni con una giudice catanese sotto giudizi o disciplinare. Lo scandalo portò persino il presidente della Repubblica (e capo del Csm) Sergio Mattarella a chiedere interventi, ma lei si ha sempre rifiutato di dimettersi e alla fine è stata soltanto sospesa, gridando nel frattempo alla congiura delle toghe (rosse) che l’avrebbero intimidita per non farla partecipare, il giorno dopo l’uscita del caso, alla votazione per la nomina del nuovo procuratore capo di Catania. La vulgata complottista, sostenuta da tutta la destra, è che il voto di Natoli sarebbe stato decisivo perché Francesco Curcio era riuscito a sopravanzare di appena un voto su Giuseppe Puleio e in caso di parità a prevalere sarebbe stato quest’ultimo in virtù della maggiore anzianità. In realtà, però, la scelta di Natoli non avrebbe cambiato nulla, perché al momento di votare mancavano anche altri due consiglieri: il laico Papa e Scaletta di Magistratura indipendente.

INFINE, la settimana dopo Ferragosto, a partire da un pensoso editoriale di Alessandro Sallusti sul Giornale è emerso il complotto dei complotti, quello che terrebbe unite tutte le trame avverse al governo. Nel mirino della trimurti «giornali-sinistra-procure» ci sarebbe stata Arianna Meloni, la sorella della premier. «Vogliono indagarla», scrisse Sallusti. Chi e perché non si sa ancora. Certo è che su di lei le voci (non necessariamente giudiziarie) si rincorrono ormai da mesi e, a volerla dire tutta, chi le mette in giro sta sempre a destra.

IN FONDO, appena all’inizio di questo mese, in una chat di Fratelli d’Italia è stata Giorgia Meloni in persona a lamentare l’esistenza di «pochi infami» che prima o poi la porteranno a «mollare». Va da sé che lei non ha alcuna intenzione di farlo davvero, ma bisognava far capire chi è che comanda. Non sempre è chiaro, nonostante le apparenze. O forse proprio come le apparenze.

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