Se anche fosse confermato che un protagonista della finanza globale come Elon Musk faccia uso di cocaina non è una notizia, almeno dall’uscita di The wolf of Wall Street, il film di Martin Scorsese tratto da una storia vera. Secondo le rivelazioni del Wall Street Journal, però, Musk assumerebbe anche Lsd, ketamina, ecstasy e funghetti allucinogeni. Il miliardario si è difeso accampando la necessità di curare i suoi problemi mentali, una scusa che a molti è sembrata puerile.

In realtà, negli ultimi anni la ricerca medica ufficiale sta sperimentando davvero queste sostanze a scopo terapeutico, con risultati generalmente incoraggianti. Lo scorso settembre, ad esempio, sono arrivati gli esiti dello studio clinico Mapp2 effettuato all’università di San Francisco sulla metilenediossimetanfetamina (o mdma), il principio attivo dell’ecstasy. L’importante rivista Nature Medicine che li ha pubblicati spiega che accompagnare la psicoterapia con dosi periodiche della molecola si è rivelato più efficace della sola psicoterapia nel trattamento della sindrome da stress post-traumatico. Il 71% dei volontari che hanno assunto l’mdma è stato dichiarato guarito contro il 46% del gruppo di controllo.

Anche sulla psilocibina – la sostanza responsabile degli effetti dei funghi allucinogeni – nel 2023 sono arrivati dati promettenti. Sia l’università del Wisconsin che quella di Zurigo ne hanno accertato l’efficacia nel trattamento della depressione grave documentandola su riviste accreditate come Jama e Lancet.

L’utilità della ketamina come farmaco anti-depressivo è ormai più che un’ipotesi, tanto che in molte cliniche del mondo anglosassone viene già somministrata in forma endovenosa. Nell’Ue è autorizzato lo Spravato, uno spray a base di esketamina (una molecola derivata dalla ketamina), che ha prodotto risultati incoraggianti nel trattamento della depressione resistente. Lo ha confermato uno studio pubblicato sul New England Journal of Medicine nello scorso ottobre da parte dei ricercatori del policlinico di Francoforte. Lo Spravato va assunto insieme ad altri antidepressivi tradizionali, che Musk invece ha pubblicamente disprezzato.

La letteratura scientifica sull’Lsd è sterminata ed è difficile riassumerla qui. Ci hanno provato nel 2020 i ricercatori dell’ospedale di Barcellona sulla rivista Frontiers in Psychiatry, secondo i quali l’Lsd ha mostrato una probabile efficacia nel trattamento dell’alcolismo mentre su altre sindromi psichiatriche gli esiti sono piuttosto incerti.
Elon Musk assomiglia ai personaggi della medicina pionieristica che hanno sperimentato sul proprio corpo i nuovi farmaci.

Li ha raccontati benissimo Silvia Bencivelli nel suo libro Eroica, folle e visionaria. Storie di medicina spericolata pubblicato lo scorso anno per Bollati Boringhieri con un titolo che a Musk piacerebbe un sacco per la sua autobiografia. Le vicende raccontate da Bencivelli si riferiscono a epoche non lontanissime in cui le ricerche mediche non rispettavano i rigorosi standard odierni.

Nel campo delle sostanze psichedeliche però gli standard valgono fino a un certo punto e anche le ricerche più promettenti vanno prese con le pinze. Per essere affidabile, infatti, un test clinico deve avvenire in «doppio cieco»: il medico che effettua la sperimentazione e il volontario che vi partecipa non devono sapere viene somministrato il principio attivo o un placebo. Serve a impedire che le aspettative di entrambi influenzino i risultati. Ma se quello che hai ingoiato è uno zuccherino o un allucinogeno, di solito te ne accorgi da solo.