Internazionale

Elogio funebre di Harlem per la nazione che fu

La veglia a Harlem - foto Giovanna BrancaLa veglia di Harlem, dopo la vittoria di Trump – Giovanna Branca

Stati uniti Veglia a Saint John dopo la vittoria di Donald Trump. Reverendi, rabbini, imam, cittadini...nel dolore però una luce che si accende nel buio e una consapevolezza: New York sa accogliere

Pubblicato circa un'ora faEdizione del 8 novembre 2024
Giovanna BrancaINVIATA A NEW YORK

Era stata progettata come un momento di unione dopo l’esperienza drammatica e violenta della campagna elettorale e del voto, è diventata un’occasione per trovare conforto dopo la vittoria di Donald Trump. Il suo nome però non viene mai pronunciato alla Vigil for the Healing of the World (la veglia per la guarigione del mondo) nella chiesa di Saint John’s Divine, a Harlem – quella con il World Trade Center nei capitelli e la pala d’altare realizzata da Keith Haring – la sera dopo le elezioni.

Ospite d’eccezione il reverendo e storico attivista per i diritti civili Al Sharpton: «Spero che quando lasceremo questo luogo sacro ci impegneremo tutti a far risplendere una luce, perfino in questi tempi oscuri». Tempi, aggiunge, «in cui non sappiamo cosa ci riserva domani». «Perché dobbiamo continuare ad affrontare divisività, paura e ansia?».

ELENCA, sempre senza menzionare ciò che è al centro dei pensieri di tutti, le crisi più acute in corso nel mondo: «Ucraina, Medio Oriente, Sudan, Haiti». E ancora «razzismo, omofobia, islamofobia, pregiudizi di genere». Una veglia inter religiosa a cui partecipano i leader spirituali della chiesa newyorchese, imam e rabbini, dove il tema ricorrente è appunto quello di riportare la luce nel buio e soprattutto di riaffermare implicitamente come la città di New York sia all’opposto della visione Maga dell’America: inclusiva, solidale, diversa.

«You belong here», appartenete a questo posto, è non a caso il messaggio con cui il poeta Padraig O Tuama apre la veglia rivolto a tutti i newyorchesi – di nascita o adozione, senza differenze – arrivati a Saint John. L’unica certezza, osserva, è che «il Paese in cui vivete non sarà sempre lo stesso Paese», elogio funebre per la nazione risvegliatasi saldamente in mano a Trump ma al contempo appello alla speranza e alla lotta.

Tutti gli interventi e le preghiere riflettono le migliaia di comunità che abitano New York, dalla reverenda di Saint John Eva Suarez al rabbino Hilly Haber e l’imam Ebad Rahman e molti altri, per ribadire l’opposizione a fenomeni come la transfobia, la lotta al cambiamento climatico, «la compassione nei confronti delle persone qui e al di fuori dei nostri confini», appelli alla giustizia che «in fula, o wolof» significa sempre la stessa cosa, dice Mamadou Sadio Diallo.

E «la dedizione a prenderci cura della nostra democrazia». Una religiosa ricorda gli allarmi bomba e la paura ai seggi della Georgia, e cita le parole di Lincoln – «Con malizia verso nessuno, con carità per tutti, con fermezza nel diritto» – del secondo discorso inaugurale del 1865, durante gli ultimi fuochi della Guerra civile.

Per una notte a Harlem la città assume su di sé il ruolo di beacon of hope, faro di speranza, mentre fuori da Saint John anche a New York si allargano le crepe della divisione: con il 30,5% dei voti ottenuti nella città dove è nato, Trump incassa il miglior risultato per un repubblicano dal 1996. Rispetto a Joe Biden, che aveva riportato un margine di vittoria del 54% nel 2020, Harris è scesa al 37.

IN PARTICOLARE, come scrive il New York Times, l’onda rossa si allarga a nord, nelle comunità ispaniche del Bronx, nei quartieri cinesi e del sud asiatico del Queens e verso sud, a Brooklyn, fra le comunità di ebrei ortodossi. Nello stato, molti duelli elettorali per il Congresso nazionale e locale sono stati vinti da candidati repubblicani, compreso il 17esimo distretto di Rockland County battuto dai bus dei volontari democratici per riconsegnare il seggio a Mondaire Jones: resta invece in mano all’alleato di Trump Mike Lawler – 52% a 46.

A New York, come nella maggioranza del Paese, il voto nero resta saldamente ai democratici, mentre traballa in particolare in Georgia e North Carolina sulla base dei rilevamenti di Edison Research. Un esempio su tutti: la contea di Baldwin, in Georgia, con una popolazione al 42% nera, non veniva conquistata dal Gop da decenni. È andata a Trump.

Piccole vittorie, ma che danno l’immagine delle strade che si stanno aprendo in comunità tradizionalmente democratiche, anche se è bene ricordare l’indignazione di Malcom Ferguson su The New Republic per tutto il parlare che si è fatto del voto degli uomini neri, mentre sono altre le persone che hanno consegnato il Paese a Trump.

Dentro Saint John, dove la preoccupazione porta alcuni astanti persino a singhiozzare, divisione e risentimento – «tensioni e violenza», con le parole dell’imam – sono però tenuti alla larga: l’intento è fare un’esperienza di solidarietà e vicinanza di modo che, come dice in chiusura il reverendo Matthew F. Heyd, «quando uscite, e nei giorni a venire, ricordiate cosa si prova».

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