Dopo l’affermazione della Meloni nell’inedito destra-centro di governo, la vittoria di Elly Schlein alle primarie del Pd grazie a suffragi progressisti estranei al partito sommuove in profondità anche l’altro versante dello schieramento politico italiano.

Vi è un ampliamento del pensabile della politica partendo dalla sua riconfigurazione al femminile, e si aprono nuove prospettive politiche, incerte ma ben visibili, anche per l’arcipelago della sinistra, il M5S, i movimenti, l’associazionismo progressista. Nel Pd s’è avviato un cambiamento. Nella composizione del gruppo dirigente un forte rinnovamento generazionale si innesta sull’accordo con Bonaccini – ma non con gli ex renziani – ed alla conferma nella Direzione di molti protagonisti della fase precedente.

Quanto al programma la Schlein si propone come una democratica conseguente, aperta alle istanze del lavoro e dell’ambiente, ma si trova sottoposta ad un duplice condizionamento. Da un lato, come Draghi alla Meloni, Letta ed altri le avranno spiegato che la sua legittimazione a governare dipende dalla piena adesione alle politiche del rigore di bilancio e della Nato. Dall’altro, le cordate del potere politico-amministrativo, struttura portante del Partito nei territori, continueranno a gestire l’esistente secondo le linee di minor resistenza alle spinte degli interessi forti.

Tuttavia, le conseguenze drammatiche della crisi spingono nella direzione indicata dalla Schlein. Il rischio è una riedizione, adeguata ai tempi, del «ma anche», principio fondativo del Pd coniugante belle narrazioni e prassi inadeguate o negative, come per la guerra in Ucraina. Intanto la Schlein ha aperto un confronto con il M5S e i rosso-verdi per costruire iniziative comuni a partire dai temi del salario e del lavoro subordinato, ovvero dal cuore del conflitto di classe. Si delinea così una possibile prospettiva verso la costruzione di uno schieramento comune di opposizione al governo di destra-centro ed al suo programma di controriforma istituzionale e sociale.

Prospettiva che dovrà superare la tentazione della concorrenza per la guida dell’opposizione tra il ceto politico del Pd e quello del M5S, con la sinistra divisa tra le formazioni inclinate verso il Pd, coi loro parlamentari, e le formazioni indipendenti dal Pd, più orientate sul M5S.

La tentazione riflette anche le contraddizioni interne alla frammentata base sociale di queste forze, dai ceti medi professionali e produttivi al lavoro dipendente garantito o precario, fino ai disoccupati e ai giovani impegnati sulla crisi ambientale. Costruire uno schieramento comune, perciò, significa definire un’agenda a grandi linee comune, in grado di ricomporre la disarticolazione sociale intorno agli interessi fondamentali della gran parte dei cittadini, colpiti dalle dinamiche distruttive innescate dalle esigenze del capitale finanziario. Per questa agenda c’è una base condivisa costituita dal collegamento tra ambiente, lavoro e diritti, ma c’è anche un vuoto da colmare. Per realizzare politiche adeguate alla complessità dell’intreccio c’è bisogno di un sistema istituzionale all’altezza, che non presenti le vistose carenze di quello vigente. La destra offre una risposta a queste carenze col suo progetto di controriforma della Costituzione, sgangherato ma rispondente alle esigenze degli interessi forti e dei ceti privilegiati. Per batterlo è necessario un progetto alternativo, che rilanci il ruolo del Parlamento rispetto all’esecutivo e delle Autonomie locali rispetto al neocentralismo regionale, trovando le risorse necessarie alle nuove politiche pubbliche con una riforma fiscale in senso fortemente progressivo.

Un progetto sul quale battersi, in Parlamento e nel paese, per poterlo proporre domani all’elettorato. La costruzione dello schieramento comune e del progetto alla sua base rappresenta un compito assai impegnativo e tuttavia ineludibile. Una condizione perché si realizzi potrebbe essere data dalla capacità della sinistra di svolgere un ruolo di cardine tra l’evoluzione avviatasi nel Pd grazie alla Schlein e quella in corso nel M5S, grazie a Conte, perché vengano controllate contraddizioni, oscillazioni, lo spirito di concorrenza.

Ma occorre che una sinistra vi sia, ovvero una formazione politica anche plurale ma stabile, autonoma dal Pd e dal M5S, in grado di mettere insieme su questa prospettiva le persone impegnate nelle varie organizzazioni e i molti intellettuali di area finora dispersi, che possono contribuire in modo decisivo alla definizione del progetto comune.