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Eguaglianze, un valore che la sinistra dimentica

Il declino ormai decennale della sinistra europea non è più una novità. Con poche eccezioni, i partiti di sinistra – siano essi socialdemocratici, libertari o radicali – perdono progressivamente consenso […]

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 4 novembre 2017

Il declino ormai decennale della sinistra europea non è più una novità. Con poche eccezioni, i partiti di sinistra – siano essi socialdemocratici, libertari o radicali – perdono progressivamente consenso e radicamento, sia sociale che territoriale. Peraltro, si tratta ormai di un fenomeno di lungo periodo, che precede la recente crisi economica, ma che la cosiddetta Grande Recessione ha reso ancor più evidente e – per chi è interessato al destino della sinistra – preoccupante.
Le motivazioni di questo declino all’apparenza inarrestabile sono molteplici, alcune di natura strutturale e altre molto più contingenti, legate alla storia dei singoli paesi. Sappiamo che il crescente livello di interdipendenza delle nostre economie ha innescato nuove dinamiche sociali, creando una divisione profonda tra i vincitori (le élite cosmopolite, gli imprenditori competitivi sui mercati internazionali, i lavoratori qualificati) e i perdenti della globalizzazione (coloro che sono stati messi ai margini da un mercato sempre più transnazionale). Un fenomeno che ha avuto ricadute di natura culturale, separando i sostenitori di una società aperta, plurale e multiculturale dai difensori di una visione della società chiusa, omogenea e «comunitaria» su cui fanno leva i sovranismi. Queste nuove fratture hanno spezzato l’universo sociale delle sinistre europee, che non possiedono più un quadro coerente per interpretare le trasformazioni culturali ed economiche che hanno sotto i loro occhi. Se a questo si aggiunge il mutamento della società industriale e, di conseguenza, il moltiplicarsi delle mansioni e dei settori professionali, è chiaro che il compito di rappresentanza delle forze di sinistra è diventato col tempo più complesso e gravoso.
Però, c’è una ragione ulteriore che serve a spiegare le difficoltà dei partiti di sinistra, ed è di ordine innanzitutto valoriale. La differenza profonda che separa la sinistra dalla destra è l’enfasi o la priorità che si dà al tema dell’uguaglianza. Questa è, per Bobbio, la «stella polare» della sinistra. Oggi questo valore-guida per la sinistra si è appannato e gli stessi partiti di sinistra fanno fatica a perseguirlo anche perché l’eguaglianza nel frattempo si è trasformata radicalmente. È passata dal singolare al plurale: dall’uguaglianza a una dimensione (per lo più economica) a una serie variegata di eguaglianze che richiedono approcci e trattamenti diversificati. Proprio su queste trasformazioni, l’Istituto Cattaneo ha organizzato a Bologna un ciclo internazionale di incontri e conferenze aperte al pubblico che si concluderà oggi e domani. Per mettere la questione delle diseguaglianze, rigorosamente al plurale, al centro del dibattito pubblico.

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