Ecco i mostri del proibizionismo Usa sconfitto
Fuoriluogo La rubrica settimanale anti proibizionista. A cura di autori vari
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Il 26 giugno il Governo Meloni celebrerà la «giornata mondiale contro le droghe» con un incontro che, oltre alla Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera e il sottosegretario Mantovano prevede «esperienze di giovani e genitori», testimonianze di sportivi e la partecipazione di due esperti americani: Kevin Sabet e Luke Niforators. Dal 1989 il 26 tale data viene presentata dalle Nazioni Unite come la «Giornata internazionale contro l’abuso di droga e il traffico illecito» e non «contro la droga»; l’Ufficio dell’Onu competente per materia non ha dimostrato negli anni particolare flessibilità sulla questione, ma si è guardato bene dallo scadere nella demagogia. È vero che il Dipartimento italiano si chiama per le politiche antidroga, Dpa, ma trattandosi di una ricorrenza internazionale con tanto di ospiti stranieri si doveva evitare la demagogia.
Un incontro con Lorenzo Fontana e Alfredo Mantovano non poteva che farci tornare indietro nel tempo, non tanto quando il primo aveva le deleghe per le politiche antidroga nel 2019, piuttosto quando il secondo era sottosegretario agli interni e nel 2011 il Dpa, diretto da Giovanni Serpelloni, firmava accordi con l’Istituto nazionale sull’abuso di droghe degli Usa, (Nida), scioccando l’Italia con slide di cervelli di minori bruciati dalla cannabis. Negli ultimi 10 anni negli Stati Uniti è partita un’onda riformatrice che ha reso disponibile la cannabis medica quasi dappertutto, legalizzato quella ricreativa in 22 Stati e regolamentato gli psichedelici in quasi una decina di giurisdizioni.
La Presidenza del Consiglio, per non macchiare la propria reputazione di atlantismo, ha pensato bene di invitare gli unici due «esperti» a stelle e strisce che criticano «dati alla mano» il radicale cambio di scenario proibizionista a casa loro. Chi segue il dibattito negli Usa sa che Sabet gioca il ruolo dello contrarian, dando il là ai conservatori, proprio come sul riscaldamento globale o l’efficacia dei vaccini, per mantenere accesa la fiammella dello scetticismo alimentandola con sistematiche comparsate televisive che, com’è ragionevole ipotizzare, verranno garantite anche da noi visto la «nuova» Rai.
Quelle rare volte che in Italia si parla di «droghe» poche sono le testate o le competenze che consentono di inquadrare il fenomeno nella sua complessità aiutando a comprendere quel che accade nel mondo. Tutti gli indicatori istituzionali confermano la mancanza di progresso nell’eradicazione delle sostanze illecite, ciò non significa che in alcune regioni del mondo non ci siano inversioni di tendenza, gli Usa sono una di queste. A settembre del 2021 uno studio del JAMA (Journal of the American Medical Association) ha documentato che, malgrado la facilità di reperimento della cannabis medica e non, il consumo minorile della cannabis è ai minimi storici, mentre nel 2022 la percentuale di minorenni che ha fatto uso di alcol negli ultimi 12 mesi è stata del 52%, un aumento del 47% rispetto ai livelli pre-pandemici. Malgrado resistano, da noi quanto là, «esperti» che insistono nell’affermare che la marihuana è una droga di passaggio, da 40 anni non ci sono studi scientifici che convalidino tale tesi. Ricerche recenti segnalano piuttosto che negli Stati dove la cannabis è prescrivibile per la cura del dolore diminuisce il ricorso a oppiacei (leciti e illeciti). Se resiste un mercato illegale della pianta è perché è stata imposta un’eccessiva pressione fiscale e perché ci sono contee di stati legalizzatori che non hanno aderito alla riforma. Ultimo ma non ultimo, i prezzi calmierati non sono concorrenziali.
Questo Governo non sposerà atteggiamenti pragmatici e neppure di riduzione del danno; non bisogna accettare le favole da chi, come Sabet e soci, ha costruito la propria carriera su mezze verità e manipolazione di dati.
Gli studi citati sono disponibili nelle FAQ di Fuoriluogo.it
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