I paesaggi sono quelli di lancinante bellezza del Great Basin: roccia rosso fuoco e cieli dipinti da John Ford. Sotto, le casette a schiera della «provincia mormone» di Utah, Idaho, Arizona, capsule di idillio americano fatte di aiuole tosate, scuolabus gialli, mamme in cucina e barbeque di famiglia. Ovunque bambini, rigorosamente biondi. La quiete viene squarciata da un atroce delitto, una giovane donna (Daisy Edgar-Jones) e la sua neonata massacrate nella casa dove giungono gli ispettori del commissariato locale: Jeb Pyre (Andrew Garfield) e Bill Taba (Gil Birmimgham). Il primo devoto mormone, come quasi tutti in città, il suo collega indiano Piaute, la tribù originaria di questi luoghi. I detective arrestano il giovane marito in apparente flagranza ma le indagini prendono un’altra piega, che porta verso frange estremiste del mormonismo e minaccia di spalancare verità scomode un po’ per tutti, a cominciare dalla gerarchia ecclesiastica che preferirebbe che il giovane poliziotto archiviasse il caso.

ADATTATA dall’omonima inchiesta di Jon Krakauer (uscito in Italiano come «In nome del cielo»), Under the Banner of Heaven è una doppia narrazione sull’indagine di un delitto realmente accaduto in Utah nel 1984 e sulla storia di una delle religioni più giovani e singolari del mondo. La serie (negli Usa produzione Fx/Hulu, in Italia la vedremo su Disney +) è firmata da Dustin Lance Black (sceneggiatore Oscar del Milk di Gus Van Sant, e di J Edgar) che ne fa un giallo procedural mescolando invenzione e personaggi legati alla cronaca vera di quei fatti.

Ma il cuore della serie, come del libro rimane l’indagine su storia e identità di una comunità religiosa che pur avendo ormai proseliti in tutto il mondo, rimane enigmatica e radicata nell’America di frontiera dove fiorì dopo essere stata creata dal profeta Joseph Smith due secoli fa. Black cresciuto in una famiglia mormone fra Texas e California, ed in seguito emancipatosi come autore ed attivista Lgbtq, è ben collocato per raccontare la storia che ruota attorno a questioni di identità e dissociazione in una comunità totalizzante nella sua dottrina ossessivamente costruita attorno a famiglia e mutuo soccorso ma anche ad un’autarchia venata di sospetto per gli estranei e gli anticonformisti. Black ha già rivisitato questo ambiente profondamente conservatore (il 76% dei mormoni vota repubblicano) e specificamente omofobo in film e opere teatrali, nonché nella fiction televisiva Big Love su una famiglia cripto poligama nell’odierna Salt Lake City.

La poligamia, articolo di fede della teologia piuttosto originale proclamata dal «profeta Smith», fu abiurata dopo i primi 50 anni (onde evitare una dissoluzione imposta dal governo degli Stati uniti), persistendo tuttavia in sacche di credenti integralisti. Ed è proprio la rimozione e la soppressione di segreti scomodi il cuore di Under the Banner of Heaven, nonché l’elemento che chiaramente più interessa a Black. Man mano che le indagini portano gli inquirenti in ambienti mormoni sempre più fondamentalisti, sono inframezzate di flashback storici che documentano l’emergere della novella religione dopo che nel 1820 Smith sostiene di aver ricevuto una rivelazione divina indirizzandolo a dissotterrare testi sacri redatti in antico egizio da una collina attigua alla sua fattoria nel New York State.

I testi, sono un vero e proprio vangelo apocrifo decifrabile solo dallo stesso Smith grazie a speciali utensili divini e rivelano una migrazione finora sconosciuta di tribù ebraiche nel nuovo continente, una specie di supplemento precolombiano all’antico testamento e infine il vangelo delle gesta americane di Gesù (apparso nel nuovo mondo dopo la resurrezione).

Ma accanto al successo di una chiesa potente e ricca, fondata su operosità, crescita demografica, grande coesione sociale, sono rimaste ostinate vestigia di fanatismo antico. Poligamia appunto, e un generale sentimento antigovernativo, come ad esempio l’insofferenza verso le tasse federali

L’INEDITA dottrina ha un successo immediato con migliaia di nuovi adepti. Crescono però anche gli screzi coi cristiani tradizionali. Vi sono scontri anche violenti che culminano nel martirio di Smith, linciato in Illinois, fatto che determina l’esodo dei mormoni verso la terra promessa nel deserto dell’Ovest. Nel 1860 fra gli adepti mormoni e il governo federale rischiò di scoppiare una guerra civile quando Washington mosse l’esercito contro gli apostati e il loro progetto di «demo-teocrazia» nel territorio che avevano dichiarato «la nazione indipendente di Deseret» e che andava dalle Montagne Rocciose fino al Pacifico. Dopo un compromesso raggiunto in extremis, e l’atto formale di sottomissione all’autorità degli Stati uniti, si avviò un lungo processo di normalizzazione iniziato appunto con la rinuncia delle «mogli multiple» in osservanza delle leggi temporali.

MA ACCANTO al successo di una chiesa potente e ricca, fondata su operosità, crescita demografica, grande coesione sociale, sono rimaste ostinate vestigia di fanatismo antico. Poligamia appunto, e un generale sentimento antigovernativo, come ad esempio l’insofferenza verso le tasse federali che radicalizzerà gli assassini della storia. In alcune province più remote di Utah, Arizona, Texas, Colorado sussistono congregazioni irriducibili dove la poligamia è ancora «legge del cielo» (la chiesa FLDS – Fundamentalist Latter Day Saints – ad esempio il cui «profeta» Warren Jeffs è in carcere dal 2008 per aver preso 87 mogli, molte adolescenti.)

L’ESPERIENZA mormone esplicitata da questa serie ha insomma tratti comuni con Scientology e le miriadi di sette da sempre parte integrante della storia americana sin dai tempi della fondazione da parte di profughi integralisti puritani. È un pedigree in comune con movimenti come quello delle milizie di estrema destra e col fanatismo religioso così intimamente connesso all’attuale rigurgito conservatore in America – dai roghi dei libri di testo all’abrogazione dell’aborto. Li lega un filo di fanatismo e di intransigenza che oggi come non mai rivela una persistente contiguità potenziale con la violenza. Sono questi gli aspetti che fanno della vicenda – e della serie – una storia quanto mai attuale e squisitamente americana.