L’intesa sugli «e-fuels» è considerata svantaggiosa per l’Italia che ha puntato sui biocarburanti, combustibili prodotti da materie prime di scarto, residui vegetali e olii difesi con la Polonia, la Repubblica ceca e la Bulgaria, una coalizione ostile ai nuovi standard Euro7. «La partita sui biocarburanti non è affatto persa» aveva detto la presidente del Consiglio Giorgia Meloni venerdì scorso al termine del Consiglio europeo a Bruxelles. Ne aveva parlato anche con la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen. Sul tavolo ha posto un’alternativa: o ci sarà una deroga per i biocarburanti oppure voterà contro lo stop ai motori termici dal 2035. Solo su quest’ultimo tema si è espresso in maniera analoga il governo tedesco. Ma, sui carburanti, per ora la partita è chiusa nell’arena della concorrenza intercapitalistica.

IL VIA LIBERA ottenuto dalla Germania dalla Commissione europea è una doccia fredda per Meloni & Co. che avevano scritto una lettera alla Commissione Ue la scorsa settimana. I ministri Urso, Salvini e Pichetto Fratin avevano difeso i biocarburanti. Lo spiazzamento del governo italiano, rispetto alla decisione di ieri, era palpabile nelle parole del ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin: «Dalla politica alla diplomazia, senza nessuna inutile prova di forza. L’Italia in queste ore è impegnata a fornire tutti gli elementi utili per far comprendere all’Unione Europea, in modo scientificamente e razionalmente inappuntabile, l’importanza di inserire i biocarburanti tra i combustibili verdi. Contiamo che l’Europa non si dimostri irragionevole e sorda ai richiami che provengono da un paese fondatore, impegnato a centrare, anche in anticipo, gli obiettivi che porteranno l’Europa a essere un continente energeticamente neutrale entro il 2050».

LA FRUSTRAZIONE della maggioranza di destra-destra era più evidente nel responsabile del Dipartimento Energia di Forza Italia Luca Squeri: «L’accordo tra Germania e Ue sull’uso dei carburanti sintetici, con l’esclusione dei biocarburanti, è semplicemente intollerabile. Rischiamo di pagare a carissimo prezzo l’ambientalismo folle della sinistra europea».

PIÙ CHE LE SOLITE caricature ideologiche qui pesano gli interessi dei capitalismi nazionali in una lotta globale che vede quello italiano perdere terreno sul controllo della «transizione ecologica». In Germania ci sono i grandi investimenti sull’e-fuel fatti da Bosch, ZF e Mahle, membri della eFuel Alliance. E questo sembra avere pesato molto. In Italia l’Eni ha puntato su un modello produttivo diverso. Il bio-fuel, appunto, ugualmente «carbon neutral» perché sviluppa anidride carbonica già presente nella biomassa di partenza. L’Eni dovrebbe quintuplicare in 7 anni la produzione di biocarburanti, passando dagli attuali 1,1 milioni di tonnellate all’anno agli oltre 3 nel 2025, fino a 5 entro il 2030. Gli e-fuel sono più costosi del bio-fuel (circa 10 euro al litro) ma possono essere miscelati con combustibili tradizionali facilmente stoccabili.

OLTRE ALLA CONCORRENZA intercapitalistica ci sono gli interessi politici dei partiti candidati alle prossime elezioni regionali tedesche in Baviera e Assia all’inizio di ottobre. Sembra essere proprio questo il caso del ministro dei Trasporti, il liberale Volker Wissing. Il suo partito se la sta passando male nella coalizione guidata da Scholz. Mostrare i muscoli, e presentarsi accomodante rispetto agli interessi di una branca dell’industria del settore può dare fiato al 5% di cui è accreditato il partito.

SI LECCA LE FERITE Salvini, ministro dei trasporti in Italia. A differenza del collega tedesco a lui non è rimasto altro che appellarsi all’ideologia del «buon senso», cioè al vittimismo di chi pensava di spuntarla «sovranamente». «Il governo – ha detto – è determinato a proseguire nella strada del buonsenso: a tutela di posti di lavoro, ambiente e attività produttive e per non fare solo un enorme regalo alla Cina è necessario che l’Europa apra anche ai biofuels».

«ABBIAMO ASSISTITO ad una strategia non perdente ma evidentemente folle, che ha portato a favorire la Germania con gli e-fuel – ha detto Angelo Bonelli (Verdi-Sinistra) – Il disastro diplomatico e politico dell’Italia, di cui si devono assumere la responsabilità Meloni e Pichetto Fratin è davanti agli occhi di tutti. In Europa viene sconfitta questa posizione contro l’auto elettrica dell’Italia, nonostante le maggiori case automobilistiche stiano avviando processi di conversione verso l’elettrico, come precisato anche dalla Renault».