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Due vertici una soluzione: «Fermare i trafficanti»

Giorgia Meloni, foto AnsaGiorgia Meloni, foto Ansa

Immigrazione Da La Valletta a Palermo il governo punta sulla linea securitaria

Pubblicato circa un anno faEdizione del 30 settembre 2023

Governo impegnato su due fronti sul tema immigrazione da La Valletta a Palermo. A Malta la presidente del Consiglio Giorgia Meloni partecipa al Med9 insieme ad altri otto paesi europei che affacciano sul Mediterraneo. Sottolinea la distanza dal governo tedesco sul tema Ong e ribadisce l’intesa col presidente francese Emmanuel Macron. Incontrato a margine in un trilaterale con Ursula von der Leyen per accelerare sul piano in 10 punti che la presidente della Commissione Ue ha presentato a Lampedusa.

Il vertice si chiude con una dichiarazione congiunta di Italia, Francia, Spagna, Grecia, Cipro, Slovenia, Croazia, Portogallo e Malta che parla di «convergenze totalmente condivise sul tema immigrazione». Alle istituzioni Ue la richiesta di intensificare e concludere prima della fine della legislatura le negoziazioni sul Patto migrazione e asilo. Obiettivo: garantire che «le esigenze dei paesi di prima linea saranno adeguatamente soddisfatte» con la riduzione degli attraversamenti delle frontiere esterne, la prevenzione delle partenze, l’aumento dei rimpatri e la lotta alle organizzazioni dedite al traffico di persone.

Sull’ultimo punto è stata incentrata la conferenza di Palermo sulla criminalità transnazionale. Per l’Italia presenti i ministri della Giustizia Carlo Nordio (Giustizia) e Matteo Piantedosi (Interno). L’incontro ha celebrato il ventennale della convenzione Onu contro il crimine organizzato, declinato per l’occasione in chiave migratoria. Nordio ha concluso un doppio accordo con Libia e Algeria su trasferimento dei detenuti ed estradizione. Con l’omologa libica Halima Ibrahim Abdel Rahman Elbousify ha sottoscritto un trattato di cooperazione che prevede un sostanziale scambio di prigionieri tra Roma e Tripoli.

A margine, il ministro italiano si è concentrato anche sulla vicenda di una minore contesta tra la madre italiana e il padre libico, che la sta trattenendo dall’altra parte del Mediterraneo. Con l’algerino Abderrachid Tabi, invece, il guardasigilli ha avuto uno scambio di note che rappresenta l’ultimo passo prima dell’entrata in vigore del trattato di estradizione firmato nel 2003. L’accordo subordina la consegna degli estradati a condizione che non sia applicata la pena di morte, comunque prevista dall’ordinamento algerino.
Durante la conferenza all’interno dell’aula bunker dell’Ucciardone, Nordio ha poi molto insistito sulla cooperazione investigativa «rafforzata» che andrà costruita con i paesi africani. Il ministro ha elencato tre punti che ritiene fondamentali: «Istituzione di organi investigativi comuni, che possano avere anche carattere permanente; utilizzo in modo efficace delle tecniche investigative speciali; conclusione di ulteriori accordi bilaterali, regionali e/o multilaterali per l’uso di tali tecniche nel contesto della cooperazione giudiziaria internazionale».

Fuori, in strada, qualche centinaio di persone ha contestato il vertice dell’Ucciardone al grido di: «I criminali organizzati siete voi». Peraltro cartello d’apertura del corteo organizzato da decine di associazioni cittadine. «In nome dell’antimafia si fanno accordi con paesi che negano i diritti umani fondamentali – ha detto l’attivista Alessandra Sciurba – Cercano di sfruttare l’immagine di Palermo come simbolo della lotta alla mafia per costruire nuovi accordi, nuove sofferenze e nuove criminalizzazioni».

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