Dublino, assalto al centro migranti
Irlanda Incendi e cori razzisti nella notte di lunedì, all'arrivo dei materiali per la struttura. Forte condanna dal governo ma i partiti xenofobi crescono. E si alleano
Irlanda Incendi e cori razzisti nella notte di lunedì, all'arrivo dei materiali per la struttura. Forte condanna dal governo ma i partiti xenofobi crescono. E si alleano
Una protesta violenta e razzista fuori da un edificio predisposto all’accoglienza dei migranti ha sconvolto l’Irlanda la notte di lunedì 15 luglio. A Coolock, periferia nord di Dublino, i disordini sono cominciati alle 4 del mattino, come mostrato sui social network dagli stessi manifestanti. Già da mesi, fuori dall’edificio, era nato un «accampamento di protesta» che ne bloccava l’ingresso, con il cartello «Coolock says no» a togliere ogni dubbio su quale fosse la posizione di una parte della comunità locale.
Di fronte all’arrivo di materiali e attrezzature per dare il via allo sviluppo della struttura per migranti, tra domenica e lunedì, le cose sono precipitate. I manifestanti hanno trascinato dei materassi fuori dall’edificio e gli hanno dato fuoco danneggiando allo stesso tempo un escavatore, per poi dare il via a cori razzisti: «Get them out». Più tardi, hanno dato fuoco anche ad alcuni alberi e a un veicolo della polizia. Gli scontri con le forze dell’ordine sono stati violenti e hanno condotto a diciannove arresti.
FORTI CONDANNE sono arrivate dal governo in carica: «Non c’è posto nella nostra società per questi comportamenti criminali», ha dichiarato la ministra della giustizia Helen McEntee martedì sera, assicurando di rinforzare la presenza e l’impegno delle forze dell’ordine sul posto. La politica, però, non può più chiamarsi fuori dal sentimento anti-migranti in crescita in Irlanda: ai disordini di Coolock erano presenti diversi consiglieri locali ultra-nazionalisti o appartenenti a movimenti di estrema destra, eletti per la prima volta lo scorso giugno.
Patrick Quinlan, eletto per la circoscrizione Dublino Ovest, ha dichiarato alle telecamere che nell’edificio in questione sarebbero ospitati 500 «truffatori», in quanto migranti economici e non rifugiati costretti a scappare dai loro paesi, per i quali il governo «srotola un tappeto rosso» offrendo opportunità e assistenza sociale mentre «la comunità di Coolock continua a sentirsi lasciata indietro».
Gavin Pepper, eletto per un’altra circoscrizione periferica, ha registrato un video sullo sfondo della protesta accusando il governo di pianificare l’accoglienza sempre e solo nelle periferie già a corto di risorse, e mai nelle zone più abbienti della città. La polizia ha dovuto fermare Pepper e l’altro neo-eletto estremista Malachy Steenson con lo spray al peperoncino.
La protesta di Coolock non è la prima nel suo genere in Irlanda. Già alla fine del 2022, quando il governo aveva spostato 400 richiedenti asilo in un edificio nella periferia est di Dublino, erano nate le prime proteste, fino ad arrivare alla rivolta violenta dello scorso novembre quando un uomo di origini algerine è stato accusato di aver accoltellato diverse persone fuori da una scuola.
MA CON LE PRIME vittorie conquistate alle ultime elezioni da candidati di estrema destra, soprattutto a livello locale, il razzismo e la violenza contro chi cerca un futuro migliore rischiano di essere legittimate anche in Irlanda, uno degli ultimi baluardi dell’accoglienza in Europa. Tre di questi partiti minori – Ireland First, The National Party e The Irish People – hanno infatti annunciato pochi giorni fa la decisione di allearsi in vista delle prossime elezioni parlamentari per ottenere risultati ancora più significativi.
«Dare fuoco e attaccare la polizia non è protestare – ha scritto intanto il Consiglio irlandese per i rifugiati su X – Il governo deve agire per una migliore leadership e comunicazione, e su piani di accoglienza a lungo termine».
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