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Droghe illegali, l’America chiede aiuto alla Cina

Fuoriluogo La rubrica settimanale a cura di Fuoriluogo
Pubblicato 9 mesi faEdizione del 28 febbraio 2024

A fine gennaio funzionari americani e cinesi si sono incontrati nuovamente per dare seguito ad alcuni degli accordi presi da Biden e Xi Jinping nel vertice dell’inverno scorso. Al centro di una delle rare eccezioni nel rapporto altrimenti molto teso tra USA e Cina, vi sono gli sforzi per arginare il flusso di oppiacei negli Stati Uniti. L’incontro è durato due giorni ed è il primo di un gruppo di lavoro antidroga principalmente dedicato a bloccare l’arrivo di stupefacenti illegali che stanno devastando l’America e i precursori chimici per la loro raffinazione.

Negli Stati Uniti gli oppiacei vengono prescritti per il dolore, da soli o in combinazione con farmaci antinfiammatori non steroidei o miorilassanti. Le statistiche governative dal 2004 al 2011 ne hanno documentato uno strabiliante aumento percentuale: Buprenorfina 2318%, Fentanil 35%, Idromorfone 140%, Metadone 37%, Morfina 64%, Ossicodone 117% a fronte della diminuzione del 20% dell’uso della codeina. Se da una parte si tratta di accessi ad analgesici che in Italia ci possiamo solo sognare c’è anche il risvolto drammatico della medaglia. Come scritto più volte in queste colonne, spesso la prescrizione degli oppiacei è frutto di campagne di marketing piuttosto che di reali necessità terapeutiche.

Disegni delittuosi che hanno portato al fallimento della Purdue Pharma facendo pagare danni miliardari alla famiglia Sackler per le centinaia di migliaia di morti dovute all’ossicodone da loro prodotto – vicende raccontate nella mini-serie Painkiller su Netflix.

Gli USA hanno chiesto alla Cina di aumentare i controlli per frenare l’arrivo dei precursori chimici che, in gran parte in Messico, vengono utilizzate per la produzione degli oppiacei di contrabbando. Questa nuova evoluzione della guerra alla droga, i precursori hanno anche impieghi non “stupefacenti”, si va a inserire nel braccio di ferro in corso a Washington per blindare nuovamente il confine con il Messico. I toni usati dal Partito Repubblicano, e da alcuni democratici del sud, non si discostano dalla propaganda italiana: difendere le nostre frontiere dall’invasione – Trump ha parlato di avvelenamento – di pericolosi criminali che trasportano le droghe che provocano la morte di decine di migliaia di americani purosangue.

Il numero delle overdosi mortali nel 2021 è stato oltre sei volte superiore a quello del 1999; dal 2020 al 2021 i decessi sono aumentati di oltre il 16% – il 75% dei quasi 107.000 decessi per overdose nel 2021 ha coinvolto un oppioide. Secondo il National Institute on Drug Abuse dal 2020 al 2021 i decessi legati a oppioidi sintetici diversi dal metadone (principalmente fentanil) hanno continuato ad aumentare anno su anno con 70.601 morti per overdose segnalate nel 2021. In aumento anche le overdosi riguardanti stimolanti, tra cui cocaina o gli psicostimolanti con potenziale di abuso (principalmente metanfetamine) con 32.537 decessi per overdose nel 2021. Policonsumo in espansione.

Questa vera e propria epidemia, con un numero di vittime che supera i morti ditutte le guerre in cui gli USA hanno inviato truppe dopo la Seconda Guerra Mondiale, non accenna a diminuire. Anche se la giustizia federale ha colpito duramente Purdue Pharma, condannandola per incitamento all’uso di medicinali tanto fondamentali per la cura del dolore quanto ad alto rischio per uso problematico, non ci sono state campagna per un uso consapevole dei medicinali né sono state rafforzare le strutture sociosanitarie o progetti di riduzione del danno per aiutare chi sviluppa pericolose poli-dipendenze. Trump aveva dimostrato di interessarsi alla questione perché nella stragrande maggioranza dei casi le vittime sono bianchi che vivono in stati conservatori, l’intrigo cino-messicano e le prossime elezioni presidenziali rischiano di far tornare indietro le lancette delle politiche sulle droghe agli anni Ottanta.

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