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Doppio nome, doppia contestazione. Per Dp la guerra del Copyright

Doppio nome, doppia contestazione. Per Dp la guerra del CopyrightIl deputato del Pd Ernesto Carbone

Nei due anni dalla nascita poco si eran fatti sentire e notare. Di loro si ricorda la proposta di legge depositata in sordina lo scorso 9 febbraio in Consiglio regionale […]

Pubblicato più di 7 anni faEdizione del 28 febbraio 2017

Nei due anni dalla nascita poco si eran fatti sentire e notare. Di loro si ricorda la proposta di legge depositata in sordina lo scorso 9 febbraio in Consiglio regionale dal titolo: «Disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali». Dicono i detrattori che i proponenti volevano ripristinare sotto mentite spoglie il vecchio assegno vitalizio. Dopo furiose polemiche è stato il presidente Mario Oliverio in persona a buttare la proposta nel cestino. E al gruppo dei Democratici Progressisti è rimasta solo la figuraccia.

Ora tornano alla ribalta. Il caso ha voluto che il nuovo partito nato dalla doppia scissione Pd-Si prendesse proprio il nome di Democratici e Progressisti. Il capo della comunicazione dei Dp calabresi, Francesco Turco, dopo l’assemblea fondativa di Testaccio, non ha aspettato un attimo e ha scritto d’impeto a Enrico Rossi e Roberto Speranza: «Tengo a specificare che questo soggetto esiste già, è ben strutturato, è parte del Pd e politicamente vicino al segretario Matteo Renzi. Il gruppo conta numerosi consiglieri comunali e provinciali ed è rappresentato da ben 3 consiglieri regionali. L’utilizzo del nome potrebbe ingenerare equivoci e confusione».

In effetti, il nome Democratici e progressisti, con tanto di simbolo, era stato depositato alla Camera nel 2014. I detentori sono il deputato Pd (ultrarenziano) Ernesto Carbone, il deputato (già vendoliano) Ferdinando Aiello e il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea. I tre starebbero valutando azioni legali contro il neonato movimento. Alle elezioni regionali del 2014 i Dp calabresi ottennero il 7,2%. In consiglio regionale sono rappresentati da Giudiceandrea, Arturo Bova e Giuseppe Neri. «In Calabria i Dp sono nel Pd e stanno con Renzi. Nel resto del Paese sono andati via e sono contro Renzi – s’infervora il cosentino Giudiceandrea – mica posso chiedere le royalties se uno o più persone che la pensano in modo diverso si dichiarano democratici o progressisti, o tutti e due. Ma un po di confusione in più la ingeneriamo o no? Da parte nostra non c’è rancore, solo la riprova di un’approssimazione a sinistra che dovrebbe far pensare. Bastava fare una ricerchina su Google. Ora sarebbe opportuno che facessero un passo indietro e se ciò non accadrà prenderemo le opportune decisioni. Ho chiesto a Nico Stumpo di riflettere».

Stumpo, uomo macchina dei Dp nazionali e anch’egli calabrese di Cotronei, per ora non risponde. La prima linea difensiva sarebbe che Dp è un’abbreviazione (necessaria) dei giornali e che il nome intero del nuovo soggetto politico è Articolo1-Movimento democratico e progressista. Ma problemi sorgono anche sulla prima parte. A rivendicarne il copyright è tale Arturo La Cava da Lipari.
«Art.1 è presente come forza politica dal 2012 a Lipari, anche con dei consiglieri comunali. Presenteremo ricorso in ogni sede nei confronti degli scissionisti del Pd». Oltre a essere un partito politico, Art.1 è anche un associazione presente su tutto il territorio della provincia di Messina. «È pronta una diffida per il nuovo partito di Bersani e D’Alema» ha avvertito La Cava. E la farsa continua.

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