Doppio nome, doppia contestazione. Per Dp la guerra del Copyright
Nei due anni dalla nascita poco si eran fatti sentire e notare. Di loro si ricorda la proposta di legge depositata in sordina lo scorso 9 febbraio in Consiglio regionale […]
Nei due anni dalla nascita poco si eran fatti sentire e notare. Di loro si ricorda la proposta di legge depositata in sordina lo scorso 9 febbraio in Consiglio regionale […]
Nei due anni dalla nascita poco si eran fatti sentire e notare. Di loro si ricorda la proposta di legge depositata in sordina lo scorso 9 febbraio in Consiglio regionale dal titolo: «Disciplina del sistema previdenziale di tipo contributivo e del trattamento di fine mandato dei consiglieri regionali». Dicono i detrattori che i proponenti volevano ripristinare sotto mentite spoglie il vecchio assegno vitalizio. Dopo furiose polemiche è stato il presidente Mario Oliverio in persona a buttare la proposta nel cestino. E al gruppo dei Democratici Progressisti è rimasta solo la figuraccia.
Ora tornano alla ribalta. Il caso ha voluto che il nuovo partito nato dalla doppia scissione Pd-Si prendesse proprio il nome di Democratici e Progressisti. Il capo della comunicazione dei Dp calabresi, Francesco Turco, dopo l’assemblea fondativa di Testaccio, non ha aspettato un attimo e ha scritto d’impeto a Enrico Rossi e Roberto Speranza: «Tengo a specificare che questo soggetto esiste già, è ben strutturato, è parte del Pd e politicamente vicino al segretario Matteo Renzi. Il gruppo conta numerosi consiglieri comunali e provinciali ed è rappresentato da ben 3 consiglieri regionali. L’utilizzo del nome potrebbe ingenerare equivoci e confusione».
In effetti, il nome Democratici e progressisti, con tanto di simbolo, era stato depositato alla Camera nel 2014. I detentori sono il deputato Pd (ultrarenziano) Ernesto Carbone, il deputato (già vendoliano) Ferdinando Aiello e il consigliere regionale Giuseppe Giudiceandrea. I tre starebbero valutando azioni legali contro il neonato movimento. Alle elezioni regionali del 2014 i Dp calabresi ottennero il 7,2%. In consiglio regionale sono rappresentati da Giudiceandrea, Arturo Bova e Giuseppe Neri. «In Calabria i Dp sono nel Pd e stanno con Renzi. Nel resto del Paese sono andati via e sono contro Renzi – s’infervora il cosentino Giudiceandrea – mica posso chiedere le royalties se uno o più persone che la pensano in modo diverso si dichiarano democratici o progressisti, o tutti e due. Ma un po di confusione in più la ingeneriamo o no? Da parte nostra non c’è rancore, solo la riprova di un’approssimazione a sinistra che dovrebbe far pensare. Bastava fare una ricerchina su Google. Ora sarebbe opportuno che facessero un passo indietro e se ciò non accadrà prenderemo le opportune decisioni. Ho chiesto a Nico Stumpo di riflettere».
Stumpo, uomo macchina dei Dp nazionali e anch’egli calabrese di Cotronei, per ora non risponde. La prima linea difensiva sarebbe che Dp è un’abbreviazione (necessaria) dei giornali e che il nome intero del nuovo soggetto politico è Articolo1-Movimento democratico e progressista. Ma problemi sorgono anche sulla prima parte. A rivendicarne il copyright è tale Arturo La Cava da Lipari.
«Art.1 è presente come forza politica dal 2012 a Lipari, anche con dei consiglieri comunali. Presenteremo ricorso in ogni sede nei confronti degli scissionisti del Pd». Oltre a essere un partito politico, Art.1 è anche un associazione presente su tutto il territorio della provincia di Messina. «È pronta una diffida per il nuovo partito di Bersani e D’Alema» ha avvertito La Cava. E la farsa continua.
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