Dopo la vittoria di Mendoza dilaga il no a estrattivismi e «terricidi»
Argentina I mapuche in prima fila con il «parlamento dell'acqua». Sotto accusa il Fmi, il governo e le multinazionali di oro, argento, litio e rame. E da oggi va in scena l'Accampamento climatico
Argentina I mapuche in prima fila con il «parlamento dell'acqua». Sotto accusa il Fmi, il governo e le multinazionali di oro, argento, litio e rame. E da oggi va in scena l'Accampamento climatico
La vittoriosa lotta popolare di dicembre contro lo sfruttamento minerario nella provincia di Mendoza, non è rimasta un caso isolato in Argentina. Anche nella provincia di Chubut, in Patagonia, la popolazione è sul piede di guerra contro l’estrattivismo, appoggiata da organizzazioni ambientaliste di tutto il paese che, martedì, hanno manifestato per le vie di Buenos Aires al grido di “Fuori le imprese minerarie dall’America Latina” e “L’acqua vale più dell’oro”. «Noi che abitiamo i territori sappiamo che l’estrattivismo porta solo miseria, distruggendo la salute dei popoli e del pianeta», scrivono le organizzazioni contro il governo nazionale, accusato di voler promuovere in tutto il paese nuovi progetti di estrazione di oro, argento, litio e rame.
«La decisione di ripagare il debito con il Fondo monetario internazionale – denunciano – spinge il governo a sacrificare i beni comuni e i corpi della classe lavoratrice». Al centro della protesta c’è, in particolare, l’impresa canadese Pan American Silver Corp, decisa a ottenere il via libera al Proyecto Navidad nel nord di Chubut, un progetto di sfruttamento del secondo giacimento di argento e piombo più grande pianeta a cui guardano con favore tanto il presidente Alberto Fernández quanto il governatore della provincia Mariano Arcioni. «Siamo in grado di presentare un progetto serio», ha detto quest’ultimo, naturalmente assicurando che tutto sarà fatto «rispettando l’ambiente». Del resto, le risorse naturali sono lì per essere sfruttate, a questo servono, ha spiegato il governatore, giocandosi anche la carta della tremenda disoccupazione, pari al 60%, di cui soffre la provincia. Non è certo questo, peraltro, il primo tentativo di sfruttare le ricchezze minerarie di Chubut. Già nel 2005 l’impresa Ima Explorations y Aquiline Resources aveva rimosso un antico cimitero mapuche-tehuelche, vecchio di 400 anni, proprio per avviare il progetto Navidad. «A causa di questo abuso, il giacimento sarà maledetto, il progetto non verrà mai realizzato», avevano proclamato i mapuche. E c’è persino chi racconta di “strani incidenti” accaduti ai responsabili dell’atto sacrilego. In ogni caso, l’impresa mineraria ha dovuto rinunciare al progetto.
Ci ha provato allora la Pan American Silver, evitando scontri frontali con i mapuche ma tentando di convincerli sbandierando i presunti vantaggi dell’attività mineraria per l’intera comunità. Naturalmente invano. Né è riuscito ai legislatori di Chubut, nel 2014, il tentativo di revocare la legge 5001 contro lo sfruttamento minerario, approvata nel 2003 dopo la storica consultazione popolare nella città di Esquel, quando più dell’80% della popolazione aveva votato contro lo sfruttamento di un giacimento d’oro da parte della impresa canadese Meridian Gold. Grande indignazione aveva allora provocato la foto del cellulare del deputato Gustavo Muñiz mentre riceveva istruzioni dal dirigente dell’impresa mineraria Yamana Gold Gastón Berardi. Con la sua lunga storia di resistenza alle spalle, la popolazione di Chubut è ora decisa a sventare anche il nuovo tentativo realizzato da Arcioni. Anche con iniziative come il Parlamento per l’acqua e in difesa del fiume Chubut, promosso dai mapuche, dal 31 gennaio al 2 febbraio, insieme a diverse organizzazioni sociali. O come l’Accampamento climatico dei “popoli contro il terricidio”, convocato dal Movimento di donne indigene per il buen vivir, che si apre oggi e proseguirà fino al 10 febbraio.
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