Donzelli e Delmastro, quel sodalizio con Giorgia nato vent’anni fa tra i giovani di An
Generazione Atreju Il sottosegretario alla Giustizia, che strizzava l'occhio ai negazionisti della Shoah, diede una mano alla futura premier per diventare leader di Azione Giovani
Generazione Atreju Il sottosegretario alla Giustizia, che strizzava l'occhio ai negazionisti della Shoah, diede una mano alla futura premier per diventare leader di Azione Giovani
La definitiva saldatura politica tra il sottosegretario Andrea Delmastro e la presidente del Consiglio Giorgia Meloni si svolge a Biella, a giugno del 2004, quando la premier tiene il comizio conclusivo per la campagna elettorale di Alleanza Nazionale, nelle cui liste era candidato per la Provincia proprio Delmastro.
Quel comizio ebbe due differenti epiloghi: uno politico, con la non elezione del futuro sottosegretario in Provincia, e uno giudiziario, nel quale l’allora giovane dirigente della destra biellese venne processato (per poi essere assolto) con l’accusa di aver aggredito una persona, durante l’intervento di Meloni, che avrebbe sventolato una cartolina con l’effigie di Che Guevara.
Quel comizio però sancì, definitivamente, la saldatura tra i due giovani rampanti della destra che, solo qualche mese prima, erano stati rivali al congresso di Azione giovani che incoronerà Meloni presidente. Delmastro, allora, avrebbe voluto essere il candidato della “Destra sociale”, ma il capo di quella fazione, Gianni Alemanno, gli preferì Carlo Fidanza.
Al congresso di Viterbo le due candidature avevano lo stesso numero di delegati ma, nel segreto dell’urna, prevalse di pochi voti Giorgia Meloni. A spostare i delegati da Fidanza alla futura premier sarebbe stato proprio Delmastro con Donzelli (allora, come ora, scudiero meloniano) a fare da cerimoniere dell’accordo. Il sodalizio tra i tre quindi ha origini antiche e parla della famosa “generazione Atreju” che oggi governa, da Lollobrigida ai sottosegretari sparsi nei vari dicasteri, l’azione del governo e, prima, di Fratelli d’Italia.
Delmastro, mentre Meloni elogiava alla televisione francese il duce, organizzava convegni con il negazionista dell’Olocausto David Irving, su «Mussolini uomo di pace» e si erigeva a “Sofri della destra” interrompendo, sempre a Biella, le lectio magistralis dello storico Giovanni De Luna, a suo dire troppo fazioso nel raccontare la Resistenza e il dopoguerra sul fronte orientale. Delmastro è “figlio d’arte”: il padre Sandro è stato per due legislature parlamentare di An; più volte coinvolto in scontri, anche fisici, con i deputati della sinistra.
Il figlio Andrea invece alla risse fisiche in Parlamento preferisce quelle verbali. È stato l’uomo di Meloni nei dibattiti più accesi nell’aula di Montecitorio nella scorsa legislatura e oggi, visto il ruolo di governo, ha passato la palla al suo collega e coinquilino Giovanni Donzelli. Una palla sotto forma di informativa riservata che è transitata dal tinello della loro cucina in condivisione a Roma all’aula di Montecitorio.
Mentre molti loro coetanei sperimentavano, a vent’anni, nuove esperienze all’estero con i progetti Erasmus, quei giovani della destra facevano carriera nel partito fino a scalare, oggi, le più alte cariche della Repubblica. Comportandosi però, più che come rappresentanti delle istituzioni, come due studenti in vacanza studio a Budapest.
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