Se l’esercito ucraino dovesse perdere il controllo di Severodonetsk, rientrare in città potrebbe essere molto difficile. A dirlo non è stato il solito think tank americano o un anonimo ufficiale dell’intelligence, ma il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Specificando che per un’eventuale controffensiva nell’attuale capoluogo della regione di Lugansk servirebbero cinque volte più mezzi e uomini rispetto a oggi.

Infatti, «se decidiamo di attaccare in seguito, perderemo molto di più», ha concluso Zelensky. Il che non va letto come lo scoramento di un leader stanco, ma come un messaggio velato ad alcuni leader ucraini, forse anche ai militari dell’est. Sappiamo che la decisione di imporre la resa ai combattenti dell’Azov ha in parte minato i rapporti tra il presidente e una parte dell’esercito. Ma sappiamo anche che Mariupol era persa e che tenere una spina nel fianco delle truppe russe per così tanto tempo ha modificato sensibilmente i piani di Mosca.

ENTRAMBI GLI ASPETTI sono dirimenti nelle parole che il capo di stato ha pronunciato. In primis, lo abbiamo scritto più volte, la tattica del Comando Est ucraino sembrava quella di voler ripiegare su Lysychansk per sbarrare l’avanzata russa da una posizione più favorevole e proteggere le proprie retrovie. Tuttavia, dopo i primi due giorni in cui Severodonetsk sembrava persa, i difensori sono riusciti non solo a tenere, ma hanno anche riconquistato qualche posizione in città. In secondo luogo, Zelensky sa che molti suoi omologhi preferirebbero che questa guerra finisse e che l’Ucraina cedesse ad alcune delle richieste russe.

NON È CASUALE che proprio ieri, intervistato dal Financial Times, il presidente ucraino abbia criticato la posizione del collega francese Emmanuel Macron per il suo recente invito a «non umiliare la Russia», affermando che l’Ucraina non ha intenzione di umiliare nessuno, ma che risponderà «in modo adeguato».

Anche per il governo italiano non ci sono state parole troppo lusinghiere, laddove il «piano di pace in quattro tappe» proposto da Roma è stato dichiarato sostanzialmente irricevibile in quanto concederebbe de facto Donbass e Crimea a Putin.

I combattimenti a Severodonetsk per ora vanno avanti e, stando alle ultime informazioni del ministero della Difesa britannico, le truppe di Mosca sarebbero avanzate in direzione di Popasna, ma attualmente sarebbero in fase di stallo, mentre sarebbero ricominciati bombardamenti pesanti vicino a Izium, dove si potrebbe aprire la strada a un altro tentativo di invasione nel nord o da nord. Se, come sostengono alcuni, la regione di Kharkiv sia ancora un obiettivo non possiamo dirlo, ciò che è molto plausibile, tuttavia, è che quella potrebbe essere la nuova strada per Slovijansk. Quest’ultima sembra essere l’obiettivo ultimo dei russi nel Donbass ucraino, come se, una volta conquistata, la partita per l’est possa considerarsi chiusa.

A PROPOSITO DI STRADE, una delle direttrici sulle quali entrambi gli eserciti mirano ad avere il pieno controllo è sicuramente l’autostrada tra Bakhmut e Lysychansk. Contrariamente a quanto si riteneva, gli ucraini sono ancora in possesso di Soledar e ieri avrebbero respinto l’ennesimo attacco nei pressi del villaggio di Voronove, dove i russi tentano di entrare da almeno una settimana.

Ma decisamente più importante è la decisione del Cremlino di avviare un collegamento via terra tra i territori russi e la Crimea. A dirlo è stato il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu, annunciando che la strada attraverserà anche il Donbass. Tale dichiarazione è probabilmente foriera della volontà di Mosca di rompere gli indugi rispetto ai territori occupati e di completare il tanto sbandierato “ricongiungimento” di Sebastopoli con la “madre patria”. Anche per questo Zelensky cerca di alzare il tiro sul Donbass, sapendo che al tavolo negoziale la posizione degli schieramenti lungo i vari fronti sarà la vera discriminante per eventuali ripartizioni territoriali.

INFATTI, DA GIORNI leggiamo di una blanda controffensiva ucraina nella regione di Zaporizhzhia. Secondo l’ex-sindaco della città occupata di Melitopol, le truppe russe starebbero lasciando «quasi tutti» i posti di blocco militari intorno alla città in seguito alle avanzate ucraine. A breve distanza, il governatore regionale di Zaporizhzhia, Oleksandr Starukh, il cui territorio sarebbe ormai per il 60% in mano ai russi, ha dichiarato che lo spostamento potrebbe essere parte di una rotazione delle truppe.