Don Luigi Ciotti: «Il 60% dei poveri in Italia è escluso dal reddito di inclusione»
«Ad alta voce» Assemblee in trenta città della «Rete dei numeri pari» contro le diseguaglianze. Il fondatore di Libera: «Stanco di sentir parlare di sofferenze bancarie. E le sofferenze umane?»
«Ad alta voce» Assemblee in trenta città della «Rete dei numeri pari» contro le diseguaglianze. Il fondatore di Libera: «Stanco di sentir parlare di sofferenze bancarie. E le sofferenze umane?»
«Riconosco che con il reddito d’inclusione approvato dal governo Gentiloni si è fatto qualcosa ma il 60% dei poveri è tagliato fuori. Mi piacerebbe che si trovassero i soldi subito per le sofferenze umane, sono stanco di sentir parlare di sofferenze bancarie. Che cosa dobbiamo aspettare? Le nuove elezioni politiche? La povertà è un reato, un crimine di civiltà».
Lo ha detto Don Luigi Ciotti intervenendo all’iniziativa «Ad Alta Voce» tappa romana in piazza San Giovanni Bosco, a Cinecittà, della carovana contro le diseguaglianze e per il reddito di dignità promossa dalla Rete dei Numeri Pari in trenta città. «Sono il segno – ha detto il fondatore di Libera – che se una resistenza c’è già stata in Italia, ma oggi ci vuole una nuova resistenza, per seminare il positivo. È il noi che vince. Il cambiamento ha bisogno del contributo di ciascuno di noi».
L’intervento è stato fatto in chiusura dell’incontro organizzato nel cuore del Tuscolano, in piazza Giulio Agricola, davanti alla gigantesca basilica di San Giovanni Bosco, la stessa che è stata ingiustamente resa nota nel 2015 dai funerali di Vittorio Casamonica, già considerato uno dei «Re di Roma», accusato di usura, racket e traffico di stupefacenti. La stessa chiesa fu negata nel 2006 per i funerali di Piergiorgio Welby, militante del Partito Radicale, deceduto dopo l’intervento del personale medico che decise di rispondere alla sua volontà di terminare la sua agonia. La «Rete dei numeri pari» ha voluto organizzare l’incontro per dimostrare l’esistenza di una società diversa. «Da qui vogliamo dire che esiste un’altra Italia – ha detto Giuseppe De Marzo (Rete Numeri Pari) che pensa che la solidarietà sia un elemento distintivo della democrazia e provano a evidenziarlo costruendo percorsi di mutualismo in tutto il paese». In piazza si è tenuto un pranzo sociale, mentre il giornale di strada «Shaker, pensieri senza fissa dimora» – prodotto dal centro di accoglienza e di prima assistenza ai senza fissa dimora «Binario 95» alla stazione Termini – è stato distribuito dai suoi redattori.
Dal palco della manifestazione è stata declinata un’agenda politica basata sul diritto alla casa, su quello allo studio, sui diritti delle donne e la dignità delle persone. A questi temi Don Ciotti ha aggiunto due nodi importanti: lo «Ius soli» e la legge elettorale. «Lo Ius Soli – ha detto – è una legge giusta, mi fa piacere l’impegno del presidente del Consiglio ad approvarlo in questa legislatura». E sulla legge elettorale: «È terribile, è la democrazia che viene calpestata». «L’inclusione sociale sta alla base della democrazia – ha aggiunto Don Ciotti – Alzate la voce quando gli altri scelgono un comodo silenzio. Se molti diritti sono stati calpestati è anche colpa nostra che non li abbiamo difesi abbastanza». «La speranza si costruisce partendo dai poveri ha aggiunto – Da lì si deve partire – ha aggiunto – ad alta voce, per restituire l’economia alla vita, perché se così non è, non sappiamo che cosa farcene di questa economia».
I consigli di mema
Gli articoli dall'Archivio per approfondire questo argomento