Cultura

Domenico Losurdo, il filosofo marxista controcorrente

Ricordi Autore di molti saggi, sceglieva temi e leader politici che il pensiero mainstream metteva all’indice perché scomodi

Pubblicato più di 6 anni faEdizione del 29 giugno 2018

È morto ieri, in seguito a una malattia incurabile, Domenico Losurdo, filosofo marxista, militante comunista e polemista vivace, autore prolifico, molto noto anche a livello internazionale. Un marxista spesso controcorrente, a volte anche isolato, per alcune sue battaglie culturali e politiche, ma autore di libri e saggi senza dubbio importanti e spesso più apprezzati fuori dai confini nazionali.

Nato a Sannicandro di Bari nel 1941, aveva studiato (con Pasquale Salvucci) a Urbino, università dove aveva poi insegnato a lungo «Storia della filosofia». I suoi primi studi avevano avuto per oggetto Kant, Hegel, Marx, Lukács, Gramsci. I titoli da ricordare, di questo filone hegelo-marxista, sono almeno Hegel, Marx e la tradizione liberale (1988), Hegel e la libertà dei moderni (1992), Hegel e la Germania, Antonio Gramsci dal liberalismo al «comunismo critico» e Dai fratelli Spaventa a Gramsci. Per una storia politico-sociale della fortuna di Hegel in Italia (questi ultimi tutti e tre del 1997).

UN SECONDO FILONE di interesse dei suoi lavori era costituito dallo studio, spesso dissacrante, delle filosofie e dei filosofi «borghesi»: da Locke, accusato senza mezzi termini (e un po’ riduttivamente) di possedere azioni di una compagnia di schiavi, a Nietzsche (monumentale la monografia Nietzsche, Il ribelle aristocratico), da Hannah Arendt, François Furet ed Ernst Nolte (tutti rei di aver equiparato nazismo e comunismo) a Heidegger (La comunità, la morte, l’Occidente. Heidegger e l’«ideologia della guerra»), a una fortunata Controstoria del liberalismo.

Un terzo settore del lavoro di Losurdo riguarda la sua produzione più militante. Perché Losurdo era un «filosofo militante», o forse sarebbe meglio dire un militante che aveva avuto la fortuna – poiché amava il suo lavoro – di combattere la sua battaglia sul fronte della ricerca filosofica, storica e della teoria politica. Egli era stato anche un militante e dirigente di partito, prima nel Pci, poi in Rifondazione, quindi nel Pcd’I e infine nel nuovo Pci nato pochi anni orsono. In questo quadro va anche ricordata la presidenza dell’«Associazione Marx XXI», e di recente la partecipazione alla rinascita on line della rivista Marxismo oggi.

La sua formazione marxista-leninista aveva avvicinato Losurdo all’esperienza cinese, dai tempi di Mao, esperienza che non aveva mai rinnegato, anche negli anni più recenti, leggendo l’evoluzione del paese asiatico come una nuova Nep che non ne intaccava i valori socialisti.

NELLO STESSO ORIZZONTE si colloca non solo l’attenzione all’opera di Lenin, ma anche il rifiuto di considerare Stalin solo in negativo. Il suo Stalin. Storia e critica di una leggenda nera, opera controversa, non mancava di elementi di interesse. Losurdo non si proponeva tanto di «salvare» Stalin (anzi, ne riconosceva molti limiti e colpe), ma affermava che l’asprezza della sua conduzione politica era dovuta al lavorìo delle potenze occidentali e all’effettiva esistenza di una forte «quinta colonna» nell’Urss degli anni Trenta (tesi alquanto opinabile, e comunque che non appare tale da spiegare l’operato del dittatore georgiano). E, in secondo luogo, che il Gulag non solo non era paragonabile ai lager nazisti (poiché non aveva come scopo lo sterminio degli internati), ma era pari o anche inferiore per spietatezza ad altri universi concentrazionari inventati dall’«Occidente»: contro gli schiavi africani o contro gli indiani d’America, ad esempio, esperienze paragonabili, per Losurdo, a quelle della Shoa (L’ebreo, il nero e l’indio nella storia dell’Occidente). In generale, il colonialismo era la «colpa» che rendeva l’Occidente, sinistra compresa, perennemente in debito verso le altre parti del mondo.

I LIBRI DI LOSURDO più militanti, più legati alla riflessione politica, si intensificano dagli anni Novanta, quando la fine del Pci e dell’Urss aprono le porte ai rischi di involuzione democratica, a livello interno e internazionale. Vale la pena di ricordare Democrazia o bonapartismo. Trionfo e decadenza del suffragio universale, La seconda Repubblica. Liberismo, federalismo, postfascismo, Il peccato originale del Novecento, Dal Medio Oriente ai Balcani. L’alba di sangue del secolo americano, Il linguaggio dell’Impero. Lessico dell’ideologia americana, La non-violenza. Una storia fuori dal mito, La sinistra assente. Crisi, società dello spettacolo, guerra, Un mondo senza guerre. L’idea di pace dalle promesse del passato alle tragedie del presente.

Da ultimo era tornato a insistere – con La lotta di classe. Una storia politica e filosofica e Il marxismo occidentale. Come nacque, come morì, come può rinascere – sulla necessità di una ripresa del pensiero di sinistra che sapesse conciliare lotte nazionali e antimperialistiche e lotte sociali, in una combinazione non sempre convincente ma interessante. Un contributo di pensiero che continuerà a essere presente e stimolante.

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