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Documenti rubati, piovono incriminazioni per Trump

Documenti rubati, piovono incriminazioni per TrumpDonald Trump – Ap

America oggi Altri tre capi d’accusa per l’ex presidente: cercò di far cancellare i video di Mar-a-Lago

Pubblicato circa un anno faEdizione del 29 luglio 2023

Poche ore dopo l’incontro fra i legali di Donald Trump e il procuratore speciale nominato dal dipartimento di Giustizia Jack Smith che sta indagando sui tentativi del tycoon di rovesciare i risultati delle elezioni del 2020, i pubblici ministeri federali hanno presentato tre nuove accuse contro The Donald per il caso dei documenti classificati portati illegalmente nella sua residenza a Mar-a-Lago, in Florida.

A FORMALIZZARE i nuovi capi d’accusa è stato proprio Smith, che coordina le due inchieste federali sull’ex presidente, portando a 40 il numero le imputazioni relative al caso. Il mese scorso Trump si era dichiarato non colpevole delle precedenti 37 accuse, legate a singoli documenti trafugati e che si è rifiutato di restituire agli Archivi nazionali. Uno dei nuovi capi d’imputazione è per aver conservato intenzionalmente delle informazioni riservate del dipartimento della Difesa, e gli altri due per aver cercato di distruggere o occultare delle prove potenziali. Nello specifico Trump è accusato di aver cercato di far eliminare i filmati delle telecamere di sicurezza di Mar-a-Lago relativi all’occultamento dei documenti, e di aver mostrato un piano di guerra classificato – che riguardava un possibile attacco punitivo contro l’Iran in caso avesse colpito Israele – a con persone che non avevano la giusta autorizzazione per visionarlo.

IN QUESTE nuove imputazioni Trump è accusato di aver fatto delle pressioni su un suo dipendente, Carlos De Oliveira, affinché cancellasse i filmati delle telecamere di sicurezza. Pressioni che avrebbe esercitato mentre era già in corso l’indagine federale sul caso, e quindi rappresenterebbero un tentativo deliberato di nascondere le prove dei reati di cui Trump è accusato. Ora anche De Oliveira è stato incriminato e va così ad affiancarsi a un altro collaboratore di Trump, Walt Nauta, accusato di aver ostacolato le indagini.
Il processo è fissato per maggio 2024, e a Trump è stato dato tempo fino al 31 luglio per presentarsi in tribunale.
La reazione del tycoon ancora una volta non si è discostata dal copione a cui ci ha abituati, che propone una narrativa parallela degli eventi ed è stata affidata a un’e-mail diffusa dal suo team elettorale: «Lo squilibrato Jack Smith sa che non hanno nessun caso e sta cercando qualsiasi modo per salvare la loro illegale caccia alle streghe».

QUESTA LINEA di difesa è un sempreverde riproposto per tutti i guai giudiziari dell’ex presidente. Che al momento ha di fronte a sé una serie di indagini, sia federali che statali, su questioni legate alla sua carriera imprenditoriale e politica. Finora è stato già incriminato per due casi: quello dei documenti rubati e un altro, nello stato di New York, per avere usato i soldi della campagna elettorale per comprare il silenzio della pornostar Stormy Daniels riguardo una loro relazione. A breve si aspettano altre incriminazioni: la più imminente per il tentato golpe del gennaio 2021, e un’altra in Georgia per aver cercato di ribaltare il risultato elettorale nello stato.

Trump è al centro anche di due cause civili, di cui una nella sua città natale: la procuratrice generale di New York, Letitia James, lo scorso settembre lo ha accusato di avertruffato finanziatori e assicuratori, gonfiando il valore delle sue proprietà per miliardi di dollari. A maggio, invece, Trump è stato giudicato colpevole in un processo civile di primo grado, per aggressione sessuale e diffamazione ai danni della scrittrice Jean Carroll, condanna contro la quale il tycoon ha fatto appello. In questo caso la giuria ha espresso un verdetto unanime, e ha chiesto per Carroll 5 milioni di dollari di danni compensativi e punitivi, che Trump non dovrà pagare finché il caso sarà in appello. Carroll inoltre gli ha di nuovo fatto causa per diffamazione.

GLI AVVOCATI dell’ex presidente continuano a chiedere che i processi si tengano dopo le elezioni per non influenzare la campagna elettorale, fino ad ora con scarso successo: il calendario della campagna presidenziale del tycoon si profila punteggiata da comparizioni nei tribunali di mezzo Paese.

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