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Dl carceri, il vuoto è legge. Nordio cerca Mattarella

Dl carceri, il vuoto è legge.  Nordio cerca MattarellaProtesta alla Camera dei deputati per la conversione in legge del DL carceri – LaPresse

Ancora un suicidio in cella. Vertice a Palazzo Chigi con Meloni durante il voto alla Camera. Bagarre sugli odg dopo la fiducia. Imbarazzato, il ministro si rivolge al presidente

Pubblicato 3 mesi faEdizione del 8 agosto 2024

Il decreto «Carcere sicuro», come lo ha ribattezzato il ministro Nordio pur senza alcuna autoironia, è legge. Un contenitore vuoto che mette in imbarazzo lo stesso governo chiamato d’urgenza a raccolta a Palazzo Chigi, per affrontare l’emergenza sovraffollamento e suicidi, mentre la Camera era ancora impegnata nelle ultime operazioni di voto.

Dopo aver incassato nella notte precedente la fiducia posta dal governo con 186 sì, 127 no e 2 astenuti, l’Aula di Montecitorio ieri sera ha definitivamente convertito in legge il decreto Nordio, in seconda lettura, con 153 voti favorevoli e 89 contrari. Sul testo, che d’altronde è aria fresca talmente rarefatta da lasciare praticamente intatto lo status quo e semmai destare solo alcune preoccupazioni riguardo il rischio di privatizzazione dell’esecuzione penale, c’è stato quindi poco da discutere. Gioco forza, il confronto tra maggioranza e opposizione è finito per accendersi sugli Ordini del giorno, malgrado la loro assoluta mancanza di incisività. Addirittura la bagarre è scoppiata su un odg del dem Lacarra in difesa delle detenute madri, penalizzate attraverso una norma contenuta non nel testo in discussione ma nel ddl Sicurezza. Il governo ha ritirato il suo parere positivo dopo che Lacarra ha rifiutato di accettare la leghista Simonetta Matone come cofirmataria dell’odg, per incompatibilità di posizioni. Lei l’ha buttata sul panpenalismo etnico, scoprendo il vero significato di quella norma: colpire le donne rom. Botta e risposta anche sull’odg di Riccardo Magi (+Europa) che ricalcava la sentenza della Consulta sull’affettività: per il governo al massimo si può «valutare l’opportunità di rispettarla o meno».

NEL FRATTEMPO dal carcere di Prato arrivava la notizia del suicidio di un giovane tunisino di 35 anni con problemi psichiatrici che si è impiccato mentre era in isolamento. Il conto si perde ormai: 65 o 66 suicidi dall’inizio dell’anno, a seconda che si annoveri nel triste elenco anche il detenuto che martedì si è tolto la vita nel bagno del Tribunale di Salerno.

Che la situazione nelle carceri sia ben oltre il limite della tollerabilità – e della sostenibilità davanti all’Europa – non sfugge però neppure al governo. Tanto che ieri, mentre alla Camera era ancora in corso il voto, a Palazzo Chigi si è tenuto un incontro al vertice tra Giorgia Meloni, i ministri Nordio, Tajani e Giorgetti, i sottosegretari Mantovano, Ostellari e Delmastro, il viceministro Sisto e i presidenti delle commissioni Giustizia di Camera e Senato, Maschio e Bongiorno. Incontro del quale ai deputati nulla era dato sapere. «Ma il Parlamento a cosa serve se tutto si decide a Palazzo Chigi, se alla fine non contate niente nemmeno voi della maggioranza?», ha protestato la responsabile dem della Giustizia Serracchiani. Così il Guardasigilli ha comunicato subito dopo di aver prospettato alla premier «soluzioni a breve e medio termine per il sovraffollamento carcerario». «Su questo tema chiederò un incontro al Presidente della Repubblica che ha sempre manifestato grande attenzione al riguardo», afferma Nordio aggiungendo di voler proporre al Csm «di considerare la copertura di organico per la magistratura di sorveglianza, garantendo da parte del Ministero agili e veloci procedure per il completamento della pianta organica degli amministrativi presso i Tribunali di sorveglianza». Ma l’unica ricetta che l’esecutivo riesce a raffazzonare è «l’impegno a moltiplicare gli sforzi per rendere operativi in tempi celeri gli accordi con gli Stati interessati, al fine di garantire l’esecuzione della pena nei Paesi d’origine» dei detenuti stranieri. I quali rappresentano circa un terzo della popolazione penitenziaria ma l’esecuzione della pena fuori dai confini italiani prevede accordi bilaterali con i Paesi di provenienza niente affatto a portata di mano.

DUNQUE PER IL MOMENTO il lavoro dei deputati ha portato in dote all’Italia un testo di legge che istituisce il nuovo reato di peculato di distrazione (di fatto un abuso d’ufficio più morbido di quello cancellato alcune settimane fa); stabilisce l’assunzione di mille agenti penitenziari nel biennio 2025-26; aumenta da 4 a 6 le telefonate mensili da concedere ai detenuti; istituisce un commissario straordinario all’edilizia penitenziaria; snellisce l’iter per concedere la normale liberazione anticipata (quella speciale della pdl Giachetti giace di nuovo in commissione) facendo sì che vada comunicata al detenuto non la concessione del beneficio ma l’eventuale mancata concessione o la revoca. E infine, soprattutto, «entro sei mesi» si dovrà mettere a punto l’«elenco delle strutture residenziali idonee all’accoglienza e al reinserimento sociale» dei detenuti tossicodipendenti nonché i requisiti, anche di reddito, di coloro che vi potranno accedere per scontarvi la pena ai domiciliari. Una norma, questa, che giustamente ha suscitato la protesta del Coordinamento delle comunità di accoglienza, perché rischia di aprire la strada alla privatizzazione delle prigioni.

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