Migliaia di penne biro alzate al cielo, per chiedere ai sindaci di avere la forza di continuare a firmare gli atti di nascita e le trascrizioni dei figli delle coppie arcobaleno, nati in Italia o all’estero. «Giù le mani dai nostri figli e dalle nostre figlie», il titolo della manifestazione che si terrà oggi alle 15 a Milano, in piazza della Scala, per protestare contro la decisione del Viminale che ha spinto il prefetto del capoluogo lombardo, Renato Saccone, a imporre lo stop delle registrazioni al Comune.

Una scelta che ha scatenato la protesta del sindaco Beppe Sala, che si è schierato al fianco delle famiglie arcobaleno e del movimento lgbtqi+. E che ieri ha spiegato che la battaglia è appena iniziata. «Io non mi pento di quanto fatto, mi auguro che si potrà andare avanti e sto cercando alleanze con sindaci nazionali ma anche internazionali, perché questo tema è fondamentale e voglio vedere una discussione sana a concreta in Parlamento».

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La circolare del Viminale «entra nella carne viva delle famiglie arcobaleno», segna «un punto di non ritorno» nel confronto sul tema, rende evidente che «la nostra comunità è sotto attacco da parte della destra, che sventola bandiere sulla pelle delle persone», denuncia Luca Paladini dei Sentinelli di Milano Insieme a lui, ieri nella sede dell’Arcigay Milano, hanno presentato la manifestazione anche Alessia Crocini (presidente di Famiglie Arcobaleno), Alice Redaelli, presidente di Cig Arcigay e il sindaco Sala.

Che ha ribadito la necessità di «colmare un vuoto normativo». «Quello che noto in questo governo è una voglia di stravincere e passare anche sopra le istanze del Paese. Lo stravincere nella vita non va mai bene e il governo sta pensando di umiliare chi la pensa in modo diverso», le parole del sindaco.

Diverso il caso di Bologna, dove il Comune riconosce solo i figli con due mamme (non con due papà). «Non c’è quindi bisogno che io faccia alcuna raccomandazione aggiuntiva al sindaco Lepore», ha spiegato il prefetto Attilio Visconti. E tuttavia Lepore si è schierato al fianco di Sala chiedendo «una legge nazionale che riconosca la parità di diritti e la pienezza di cittadinanza per tutte i bambini».

L’intervento del ministro degli Interni Piantedosi si fonda sulla pronuncia della Cassazione dello scorso dicembre, che esclude il riconoscimento in Italia del genitore non biologico di figli nati all’estero con la maternità surrogata. La circolare del Viminale pretende di escludere anche i figli nati in Italia da una coppia di donne (ma la questione è controversa giuridicamente), mentre per quelli nati all’estero le registrazioni possono continuare.

Una situazione così complessa da aver scatenato paure e angosce anche per quelle famiglie arcobaleno che hanno già ottenuto la registrazione dei propri figli. «Sapevamo benissimo che il governo non sarebbe stato amico delle famiglie arcobaleno», rincara Crocini, ma ora «siamo sulla scia della Russia di Putin dove le persone lgbt vengono perseguitate o incarcerate. Noi chiediamo a sindaci di disobbedire, la nostra campagna si chiamerà “disobbediamo” ed è un appello a tutti i sindaci: le leggi ingiuste vanno contrastate».

In piazza ci sarà la segretaria del Pd Elly Schlein con Alessandro Zan e Pierfrancesco Majorino, esponenti del M5S, di Sinistra italiana, Verdi, +Europa e altre forze di sinistra. Sul palco, moderate da Vladimir Luxuria, alcune famiglie arcobaleno racconteranno le loro storie, «un racconto collettivo di cosa significa fermare quello che fino a ieri si poteva fare». Solidarietà anche dalla Cgil che definisce «gravissimo» lo stop delle registrazioni.

Salvini spiega cosa c’è dietro la mossa del “suo” Piantedosi: «Aprire l’anticamera a pratiche abominevoli come l’utero in affitto è fuori dal mondo. Non aprirò mai a chi pensa che i bambini si comprino e su internet».