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Disastro Stromboli, l’incendio mette l’isola in ginocchio

Disastro Stromboli, l’incendio mette l’isola in ginocchio

A fuoco Le fiamme divorano metà della vegetazione. Si indaga sulle cause. Stagione turistica a rischio. Il primo cittadino di Lipari, Marco Giorgianni, chiederà lo stato di calamità naturale

Pubblicato più di 2 anni faEdizione del 28 maggio 2022
Luigi BarricaSTROMBOLI (ISOLA EOLIE)

Sembra il Sahara. Un autentico deserto. In alcune zone dell’isola, Stromboli è martoriata e distrutta. Vegetazione arsa e costoni crollati. Rifugi per gli scalatori inceneriti. L’ incendio dei giorni scorsi è stato un autentico massacro. Fiamme di quella entità, di quella forza, non si ricordavano, a detta degli anziani, dal 1933. In quell’occasione l’eruzione della bocca principale causò anche morti.

Fortunatamente oggi vittime non se ne contano. Si contano però i danni. E tanti. Impossibile calcolare al momento quelli economici. Di certo sono almeno 60 gli ettari di vegetazione e macchia mediterranea distrutte dalle fiamme. Incenerite coltivazioni; recinti per animali; vecchie imbarcazioni che stavano per essere riparate in un cantiere. Secondo Salvo Cocina, direttore del Dipartimento della Protezione Sicilia, l’incendio ha divorato metà della vegetazione.

CI VORRANNO DECENNI prima che tutto possa tornare com’era prima. Al momento non è chiaro cosa abbia determinato l’incendio. C’è chi attribuisce la responsabilità (involontaria) a una troupe della Rai presente sull’isola per effettuare le riprese della fiction Protezione Civile con protagonista Ambra Angiolini, che al momento dell’incendio non era sul set come ha sottolineato il produttore Matteo Levi. C’è chi attribuisce invece quelle lingue di fuoco a un falò improvvisato da parte di qualche turista sprovveduto. Voci, solo voci. Ufficialmente non sono ancora stati individuati i responsabili. La procura di Barcellona Pozzo di Gotto ha aperto un fascicolo.

Se a Stromboli ci fosse stato un presidio dei vigili del fuoco – richiesta avanzata più volte dagli eoliani – forse tutto questo disastro si sarebbe potuto evitare, o comunque ridimensionare. L’aiuto fornito da turisti e isolani è stato encomiabile. Tratti in salvo dai volontari anche alcuni escursionisti che, ignorando il divieto d’accesso verso la sommità del cratere, avevano deciso di scalarlo. Sono stati soccorsi dai pescatori locali che avevano intuito che il forte vento di scirocco avrebbe spinto le lingue di fuoco proprio in direzione degli escursionisti.

IERI IL SINDACO di Lipari Marco Giorgianni ha annunciato che chiederà lo stato di calamità naturale: «Qualora l’incendio si fosse sviluppato ad opera dei responsabili della Rai, affermo che non ho autorizzato alcuna ripresa con l’utilizzo di falò». «È chiaro – continua il primo cittadino – che la magistratura avvierà le sue indagini e chi ha sbagliato pagherà».

Bisogna anche sottolineare che al di là dello scempio paesaggistico, Stromboli a questo punto è in ginocchio anche sotto il profilo turistico. Prima la pandemia e ora l’incendio stanno mettendo a dura prova gli albergatori e gli operatori turistici in generale. Le fiamme hanno fatto crollare dei costoni impedendo l’accesso ad alcune abitazioni private e locali pubblici. Uno dei sentieri che conduce al cratere è ostruito da tronchi incendiati e frane. E fioccano le disdette. Fino a ieri soprattutto a opera di turisti svizzeri e tedeschi.

LA DIFFUSIONE DI NOTIZIE secondo le quali sarebbe andata distrutta anche una centralina che monitora 24 ore su 24 la lava del cratere ha generato altro panico. Alcuni responsabili, però, riferiscono che il monitoraggio è perfetto. Tutto è sotto controllo. Hanno subito danni alcuni sensori ma nel giro di pochi giorni sarà tutto ripristinato.

L’incendio ha causato danni seri anche ad alcune condotte idriche. Sostanzialmente in alcuni quartieri dell’isola per un certo periodo di tempo è stata interrotta l’erogazione di acqua e la corrente elettrica. Sono andate in fumo alcune centraline creando difficoltà persino all’avamposto di guardia medica.

ORA STROMBOLI si lecca le ferite, come un gigante colpito al petto cerca di risollevarsi. Volontari e assistenti socio-sanitari chiedono di essere presenti sull’isola per dare il loro contributo. «Fortunatamente – dicono i residenti – non abbiamo bisogno di questi volontari, abbiamo bisogno che chi di competenza ci riconosca uno stato di calamità naturale. Alcuni di noi hanno perso tutto. Vigneti, animali, ricoveri per gli ovini. Tutto».

E poi c’è il rovescio della medaglia, barconi carichi di turisti, provenienti dalla Calabria e dalla Sicilia, alla fonda dell’isola scattano foto e realizzano filmati per poi dire: «Io c’ero». Un macabro incontro con una triste realtà chiamata Stromboli.

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