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Disastro libico, Daniel colpisce anche Haftar

Disastro libico, Daniel colpisce anche HaftarDerna – foto Getty Images

Libia Polemiche in aumento sulle responsabilità dell’«uomo forte della Cirenaica». Gli amministratori denunciano l’incuria delle dighe

Pubblicato circa un anno faEdizione del 14 settembre 2023

Quando su un paese si abbatte un disastro naturale, a vacillare – e talvolta crollare – non sono solo palazzi, strade e ponti ma spesso tocca anche ai governi. Anche se nell’est della Libia di governo vero e proprio è difficile parlare. Non solo perché la regione è guidata da un esecutivo ad interim non riconosciuto dalla comunità internazionale, ma anche perché a governare realmente è il cosiddetto «uomo forte della Cirenaica», il generale Khalifa Haftar, a capo di potenti milizie che detengono il controllo politico, economico e persino della mobilità della regione.

DOPO IL CROLLO DI DUE DIGHE e la conseguente onda di fango e detriti che ha trascinato via villaggi e poi vari quartieri della città di Derna, sul Mar Mediterraneo, si starebbero alzando denunce rivolte dall’amministrazione municipale proprio al generale: circolano voci di una richiesta di evacuazione inoltrata poche ore prima del disastro, che Haftar e il Libyan National Army (Lna) avrebbero respinto, invitando invece la popolazione a restare in casa, che così avrebbe perso ogni possibilità di salvezza.
A rivelarlo è Jalel Harchaoui, analista esperto di Libia e ricercatore presso il Royal United Services Institute, think tank con sede a Londra. Un’accusa pesante, che il sindaco di Derna Akram Abdul Aziz finora non ha confermato. Tuttavia è lecito domandarsi quali siano le responsabilità umane in questa tragedia.

IL VICESINDACO, Ahmed Madroud, un dato lo conferma: ad Al Jazeera ha detto che le due dighe a monte non ricevevano interventi di manutenzione dal 2002, ossia ben prima lo scoppio della guerra nel 2011, quando il Paese era ancora retto dal colonnello Gheddafi. Madroud ha quindi spiegato che le forti piogge dovute al passaggio del ciclone Daniel hanno aumentato la pressione sul bacino della prima diga, alta circa 70 metri. Quando questa ha ceduto, è diventato impossibile per la seconda sopportare i milioni di metri cubi d’acqua aggiuntivi, che si sono riversati anche in velocità per la forte pendenza tra il primo e il secondo bacino. Gli esperti hanno calcolato che Derna è stata travolta da 33 milioni di cubi d’acqua.

PURTROPPO NON È UN MISTERO che le infrastrutture non godessero di grande manutenzione durante il regime di Gheddafi, una situazione che non è migliorata negli anni della guerra e delle rivalità tra le fazioni. È inoltre vero che nell’est, per muoversi da una città all’altra, bisogna ottenere il via libera delle milizie. Ad Haftar e ai suoi si può quindi facilmente addebitare la responsabilità della tragedia, testimoniata dalle immagini dei corpi trascinati in mare aperto e fosse comuni scavate in fretta. Gli abitanti non avranno poi dimenticato che Derna fu tra gli epicentri della sollevazione popolare del 2011 contro Gheddafi, e che nel 2018 fu trasformata in teatro di guerra quando Haftar decise di prenderne il controllo.

ANCHE L’ESECUTIVO RIVALE che governa Tripoli e l’ovest basa il suo potere sui legami con le milizie. Ma a differenza di quest’ultimo, che detiene un seggio all’Onu e all’Unione Africana, l’est di Haftar confida in Mosca e nei paramilitari di Wagner. Alleanze sgradite ai Paesi del blocco Nato, e che in un momento di debolezza dell’uomo forte potrebbero determinare nuovi rivolgimenti nel mosaico di amicizie e legami interni. Ma altre lotte di potere e instabilità certamente non andranno a vantaggio di una popolazione che ora dovrebbe solo preoccuparsi di ripartire.

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