Davvero è un caso unico oggi quello di Dimitris Papaioannou, un artista greco, quasi sessantenne ma assai prestante, che polverizza in pochi anni regole, barriere, confini e senso del linguaggio spettacolare. Coinvolgendo masse di spettatori (entusiasti quanto turbati) in ogni continente con le sue visioni, «riflessioni» e suggestioni, attraverso spettacoli «muti», se non fosse per limitati inserti musicali, e nel caso attuale (Ink appena visto a all’Argentina di Roma e alla Triennale di Milano), per il rumore dell’acqua che fluisce costante in palcoscenico, con usi diversi ma tutti invasivi. Il pubblico risponde alla fine con applausi (anch’essi quasi ipnotici) consistenti...