Digital tax sui colossi del web, Francia sotto inchiesta Usa
Stati uniti/Europa La Casa bianca apre un'indagine sulla tassa francese al 3% sui profitti della Silicon Valley. Il primo passo verso i dazi. Anche Jeff Bezos (Amazon) plaude all’acerrimo nemico Trump: i soldi prima di tutto
Stati uniti/Europa La Casa bianca apre un'indagine sulla tassa francese al 3% sui profitti della Silicon Valley. Il primo passo verso i dazi. Anche Jeff Bezos (Amazon) plaude all’acerrimo nemico Trump: i soldi prima di tutto
L’amministrazione Trump ha annunciato che indagherà tramite l’inchiesta 301 per verificare se la proposta di imposta francese sulle società tecnologiche è discriminatoria per le imprese degli Stati uniti, un passo che potrebbe portare Washington a imporre sanzioni commerciali alla Francia.
Quella statunitense è una mossa insolita: l’inchiesta 301 è lo stesso tipo di indagine che ha portato gli Stati uniti ai dazi alla Cina ed è uno strumento che Washington raramente usa con un alleato. La colpa della Francia si chiama Gafa, acronimo che sta per Google, Amazon, Facebook e Apple ma riguarda anche Meetic, Airbnb, Instagram o la francese Criteo: l’introduzione di una tassa per i colossi del web il cui testo di legge, già adottato dall’Assemblea Nazionale, ha ottenuto il via libera del Senato e si applicherebbe a una trentina di aziende.
Imponendo una tassa del 3% su determinate entrate che le grandi aziende tecnologiche guadagnano in Francia, porterebbe alle casse dello Stato 400 milioni di euro nel 2019 e 650 nel 2020.
L’amministrazione Trump ha definito la digital tax «un danno ingiusto» per le imprese Usa. E l’annuncio dell’indagine con lo spauracchio di nuovi dazi non poteva essere ben accolto da Parigi che ha risposto attraverso il ministro dell’economia, Bruno Le Maire: «Tra alleati dobbiamo risolvere le controversie in modo diverso rispetto alla minaccia».
L’indagine mostra il crescente allarme statunitense circa la prospettiva che nuove tasse sui giganti della tecnologia possano diffondersi anche oltre la Francia. Già ora un certo numero di Paesi sta prendendo in considerazione mosse simili, nella convinzione che i ricchi colossi statunitensi non paghino abbastanza in tasse nel resto del mondo.
«Gli Stati uniti sono molto preoccupati che la tassa sui servizi digitali bersagli ingiustamente le compagnie americane – ha detto il rappresentante degli Stati uniti Robert Lighthizer quando il suo ufficio ha annunciato l’indagine – Il presidente ha ordinato di investigare gli effetti di questa legge e stabilire se è discriminatoria, irragionevole e se grava o limita il commercio degli Stati uniti»
L’associazione commerciale dell’industria tecnologica ha accolto con favore l’indagine affermando che le controversie fiscali andrebbero risolte con un negoziato multilaterale guidato dall’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, Oecd: «Appoggiamo gli sforzi del governo degli Stati uniti di indagare su queste complesse questioni commerciali – ha detto Jennifer McCloskey, vicepresidentessa del Consiglio dell’industria dell’informazione – ma esortiamo a perseguire l’inchiesta 301 in uno spirito di cooperazione internazionale e senza usare i dazi come rimedio. Chiediamo alla Francia e agli altri Paesi di prendere in considerazione azioni di ritiro di misure individuali e riprendere il processo multilaterale dell’Oecd in corso».
La mossa francese ha avuto l’effetto di mettere d’accordo due acerrimi nemici, Trump e Jeff Bezos, anti trumpiano sfegatato, proprietario di Amazon e del Washington Post, quotidiano percepito dal tycoon come fumo demoniaco negli occhi. Amazon ha definito l’indagine americana «un passo importante nell’affrontare con successo la tassa francese discriminatoria e costruita male che, se attuata, causerà danni significativi sia ai consumatori americani che francesi. Applaudiamo l’amministrazione Trump per aver preso provvedimenti decisivi contro la Francia e per aver segnalato a tutti i partner commerciali americani che il governo degli Stati uniti non accetterà di tassare e negoziare politiche che discriminano le imprese americane», ha detto Amazon.
«Il fatto che queste società paghino meno tasse di un produttore di formaggi a Quercy è un vero problema», aveva detto Le Maire durante un’intervista del 3 aprile a Le Parisien.
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