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Democrazia scivolosa a Luanda, però se ne parla. Grazie a Luaty Beirão

Democrazia scivolosa a Luanda,  però se ne parla. Grazie a Luaty BeirãoLuaty Beirão

Angola Il rapper luso-angolano, diventato un’icona dell’opposizione dopo uno sciopero della fame in carcere, ha invitato a non legittimare il regime con il voto

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 25 agosto 2017

Alla Rádio Nacional de Angola il 23 sera si parla della giornata elettorale. Commentatori, analisti, politologi raccontano di come si sia svolta la giornata, della partecipazione, del fatto che non ci siano stati troppi incidenti e della maturità della democrazia. Si interrogano su chi vincerà, chi perderà e sul fatto che alla fine, per un motivo o per l’altro, nessuno accetterà di avere perso. Tutto come da copione, succede così in ogni paese in cui i cittadini sono chiamati a selezionare la propria classe dirigente. Eppure c’è qualcosa che non torna.

Il concetto di democrazia è spesso vago e scivoloso, può essere male interpretato e frutto di malintesi. Lo deve sapere bene Luaty Beirão che, per essersi opposto insieme a un gruppo di altre 14 persone, al regime di José Eduardo dos Santos, era il giugno del 2015, è stato condannato a 5 anni e mezzo di prigione (dal marzo 2016 con la condizionale) con l’accusa di «atti preparatori di ribellione». Rapper, con lo pseudonimo di Ikonoclasta, Beirão è anche contestato per essere figlio di un gerarca del regime, lui stesso parte di un élite dicono i malevoli. In fondo dovrebbe importare poco perché dopotutto Luaty, la galera, per un po’ se l’è fatta, di cui una parte in isolamento, e per protestare, ha pure fatto per 36 giorni lo sciopero della fame rischiandoci la pelle.

Da allora il rapper luso-angolano è diventato un’icona dell’opposizione, insomma di quella sta fuori dal parlamento, e ha l’innegabile merito di tenere accesi i fari su di un paese di cui pochissimi parlano e, quindi, di cui pochi sanno. È difficile fare breccia perché sono tutti terrorizzati che finito il regime dell’Mpla torni la guerra civile e poi, al massimo, c’è la repressione esemplare a scoraggiare i pochi e un controllo minuzioso sul territorio.

Beirão quindi ha invitato a non legittimare il regime con il voto che considera una frode. Il perché lo si può capire leggendo le pagine del sito dell’associazione Maka Angola nel quale viene spiegato che di fatto, controllando l’Mpla tutto il processo elettorale – legale e operazionale – ed essendo il partito dominante nei media non esista una reale competizione, quindi, meglio stare a casa, perché a quanto sembra, andare alle urne serve a poco.

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