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«Democrazia sacra». Elezioni 2024 al via, Biden contro Trump

Il presidente degli Stati uniti Joe Biden foto ApIl presidente degli Stati uniti Joe Biden – foto Ap

Stati Uniti Tre anni fa l’assalto al Campidoglio: dalla patriottica Valley Forge (il campo invernale di George Washington) il presidente attacca. Il tycoon replicherà dall’Iowa, intanto ai 91 capi d’accusa si aggiungono soldi cinesi e sauditi

Pubblicato 9 mesi faEdizione del 6 gennaio 2024

Alla vigilia dell’anniversario dell’assalto a Capitol Hill del 6 gennaio 2021, inizia di fatto la campagna elettorale Usa 2024, con i discorsi dei due (probabili) candidati alla presidenza, Joe Biden e Donald Trump.

Il presidente Biden ha tenuto ieri il suo discorso da un luogo simbolico, Valley Forge in Pennsylvania, che nel 1777-1778 é stata la base dell’accampamento invernale dell’esercito guidato da George Washington durante la guerra d’indipendenza.

NON SORPRENDE che Biden abbia dato il via alla campagna elettorale proprio da lì e proprio con un discorso che ha ricordato agli elettori gli eventi del 6 gennaio, e la minaccia che rappresenta Trump, per la tenuta della democrazia Usa. Utilizzando l’anniversario dell’insurrezione Biden ha inquadrato la posta in gioco di questo giro elettorale, che va oltre lelezione di un presidente, e ha attinto alla storia di Valley Forge, sostenendo che una sua seconda vittoria su Trump sarà una prova sismica, «come la fondazione della Repubblica».

IL DISCORSO non si è discostato molto da altri precedenti sulla salvaguardia delle istituzioni americane e sulla lotta alla violenza politica. «Oggi siamo qui per rispondere alla domanda più importante – ha detto Biden – la democrazia è ancora la causa sacra dell’America? Questo è lo scopo delle elezioni del 2024. La scelta è chiara: la campagna di Donald Trump riguarda lui, è disposto a sacrificare la nostra democrazia pur di tornare al potere. Dopo l’attentato del 6 gennaio non c’erano dubbi sulla verità, anche i repubblicani del Congresso e Fox News condannarono pubblicamente e privatamente l’attacco. Ora quelle stesse persone hanno cambiato tono, noi difenderemo la verità. Trump sta cercando di rubare la storia, nello stesso modo in cui ha cercato di rubare le elezioni. Ma sapevamo la verità».

BISOGNA VEDERE se questo basterà, non a convincere gli elettori Gop, ma a portare ai seggi quelli Dem: i primi sondaggi mostrano debolezza tra sacche di voti chiave per i democratici, come gli elettori non bianchi e quelli più giovani.

Oggi tocca a Trump tenere eventi elettorali, e il tycoon lo farà pragmaticamente dall’Iowa, dove il 15 gennaio ci sarà il primo voto per scegliere il candidato repubblicano. Non è chiaro se Trump parlerà dell’anniversario, ma questo evento permea comunque il suo percorso, visto che il suo comizio si tiene mentre è occupato a far fronte alle accuse penali federali per le azioni relative al 6 gennaio, e mentre cerca di appellarsi alle decisioni dei tribunali del Colorado e del Maine che per la stessa ragione lo ritengono ineleggibile.

Quello del 6 gennaio resta uno dei temi principali che dominerà il 2024. La questione verrà affrontata dagli stati, che devono decidere se Trump è un insurrezionalista e se può essere ammesso al ballottaggio delle primarie Gop; dalle giurie in Georgia e Washington D.C., che devono pronunciarsi su due diversi casi penali riguardanti il tentato golpe; e dalla Corte Suprema, che sembra pronta a pronunciarsi su tre questioni principali legate allo sforzo di manomettere il risultato elettorale del 2020.

Un altro argomento su cui Trump potrebbe voler sorvolare è il rapporto del Comitato di sorveglianza della Camera, in cui si rivela che, mentre era presidente, Trump avrebbe ricevuto quasi 8 milioni di dollari da governi stranieri, principalmente da Cina e Arabia Saudita. Il rapporto di 156 pagine è intitolato “Casa Bianca in vendita”.

SECONDO i “documenti limitati” ottenuti dal comitato, si parla di 5,5 milioni di dollari versati dall’ambasciata cinese in Usa, dalla Banca industriale e commerciale cinese e dalla Hainan Airlines Holding Company, compagnia aerea con forti legami con il governo e l’aviazione militare cinesi. L’Arabia Saudita avrebbe pagato alle imprese di Trump almeno 615.422 dollari. “Mentre il Regno dell’Arabia Saudita effettuava questi pagamenti, il presidente Trump aveva scelto l’Arabia Saudita come destinazione del suo primo viaggio all’estero, una scelta senza precedenti tra i presidenti degli Stati Uniti”, si legge nel rapporto. Per ora, però, niente di tutto ciò gli ha impedito di essere in testa ai sondaggi delle primarie repubblicane

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