Demirtas: la mossa di Erdogan è anti-costituzionale e autoritaria
Turchia Si crea un sistema presidenziale assolutista, con i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario praticamente monopolizzati
Turchia Si crea un sistema presidenziale assolutista, con i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario praticamente monopolizzati
Pubblichiamo la lettera dei due co-presidenti di Hdp, ricevuta due giorni fa, sul tema dell’immunità parlamentare.
La Turchia si sta rapidamente allontanando dalla democrazia e dal governo della legge per via delle politiche sempre più autoritarie del presidente Erdogan e del Partito per la Giustizia e lo Sviluppo (Akp), in particolare per quanto riguarda la questione kurda.
In molte sedi abbiamo espresso forti preoccupazioni che politiche così antidemocratiche trascinino il paese nella violenza politica, nella polarizzazione sociale e nella instabilità socio-economica. Abbiamo enfatizzato che l’unica via d’uscita da questa circostanza è quella di riprendere il processo di pace con il movimento kurdo e di allargare la sfera delle politiche democratiche. Sfortunatamente la Turchia si sta muovendo a tutta velocità nella direzione opposta nonostante i negoziati in corso per l’accesso all’Ue. La già debole democrazia parlamentare della Turchia è sotto un nuovo attacco totalitario. Il presidente Erdogan e il governo dell’Akp nel corso degli ultimi due anni hanno virtualmente sottoposto la giustizia turca all’esecutivo con diversi interventi governativi e legislative.
Ora una recente mozione del governo per togliere l’immunità parlamentare cerca di espellere l’opposizione politica dal Parlamento. Se approvata, questa mozione sospenderebbe l’Articolo 83 della Costituzione che garantisce l’immunità parlamentare per mezzo dell’aggiunta di una clausola provvisoria.
Togliere l’immunità parlamentare con una mossa così anti-costituzionale estenderebbe la presa monopolistica del blocco Erdogan-Akp sul corpo legislativo.
Consideriamo questa mozione come un tentativo di golpe politico per distruggere completamente la separazione tra i poteri, subordinando quello legislativo a quello esecutivo e lasciando il primo alla mercé di quello giudiziario estremamente politicizzato e fazioso.
Se avrà successo, questo golpe sarebbe un passaggio assolutamente cruciale perché Erdogan sostituisca la democrazia parlamentare della Turchia, che per due volte ha dichiarato «finita de facto» con un sistema presidenziale assolutista, nel quale i poteri legislativo, esecutivo e giudiziario siano praticamente monopolizzati dal presidente stesso.
Dal 21 aprile 2016, gli atti di procedimenti giudiziari contro 131 deputati/e sono stati presentati al Parlamento. Se passa la mozione dell’Akp, questi deputati/e perderanno la loro immunità parlamentare. Di questi, 26 sono deputati/e dell’Akp, 51 sono del Partito Repubblicano del Popolo (Chp), 46 sono del Partito Democratico del Popoli (Hdp), 7 sono del Partito Nazionalista d’Azione (Mhp), e 1 è un deputato indipendente. Il governo dell’Akp rappresenta il profilo misto di questi/e deputati/e come prova delle intenzioni non partigiane della mozione. Questa è solo una finzione.
Quello che questa mozione cerca di distruggere è l’opposizione dell’Hdp in Parlamento. Nonostante la soglia elettorale antidemocratica del 10%, arresti di massa e incarcerazioni di migliaia di dirigenti, iscritti e elettori del nostro partito, centinaia di attacchi materiali contro le nostre sedi e la costante criminalizzazione e colpevolizzazione, il blocco Erdogan-Akp non è riuscito ad impedirci di entrare in Parlamento nelle elezioni del 7 giugno e del 1 novembre 2015. Togliere la nostra immunità è la loro ultima mossa per escludere l’Hdp dal Parlamento.
Di fatto, nelle sue molte dichiarazioni pubbliche rispetto alla mozione, il presidente Erdogan ha isolato i/le deputati/e dell’Hdp e ci ha criminalizzati come «sostenitori del terrorismo» con accuse infondate. L’Hdp è un partito progressista costruito dall’opposizione politica kurda e da altre popolazioni etnico -religiose sottorappresentate, donne, gruppi di lavoratori e di ecologisti/ambientalisti che si sono riuniti intorno a valori della democrazia pluralista, della pace, della giustizia e dell’uguaglianza.
Considerando la repressione dei diritti culturali e politici del popolo curdo un problema sistemico dello Stato-nazione monolitico in Turchia, noi sosteniamo un approccio integrato alla lotta per l’uguaglianza e la libertà di tutti i settori della popolazione della Turchia.
Il profilo del nostro gruppo parlamentare, che comprende rappresentanti kurdi, turchi, armeni, alaviti e yazidi, così come musulmani democratici, donne, attivisti del lavoro e dell’ecologia, riflette chiaramente il nostro impegno democratico. Per quanto riguarda l’immunità parlamentare, chiediamo che venga limitata costituzionalmente alle funzioni legate all’incarico di parlamentare.
Abbiamo già presentato una mozione in proposito al Parlamento. Crediamo che tutti debbano essere trattati allo stesso modo davanti alla legge.
Limitare l’immunità parlamentare a quella legata all’ambito dello svolgimento della funzione di deputato garantirebbe un dibattito libero e democratico nel Parlamento e preverrebbe abusi dell’immunità parlamentare per la promozione di interessi illegali personali, famigliari o di piccolo gruppi.
Ricordiamoci che la revoca dell’immunità parlamentare e l’incarcerazione di deputati/e kurdi/e del Partito Democratico (Dep) nel 1994 con il pretesto di «combattere il terrorismo» è stato sia un sintomo che un catalizzatore di uno dei periodi più violenti del conflitto curdi in Turchia. Nella svolta totalitaria che il sistema politico turco ha preso di recente, dove chiunque sia critico rispetto al blocco Erdogan-Akp viene etichettato come «terrorista» o «sostenitore del terrorismo» la chiusura della rappresentanza parlamentare all’opposizione politica renderà i curdi e altri popoli marginalizzati della Turchia anche più vulnerabili a gravi forme di violenza di Stato e repressione.
Da come stanno le cose, la tutela dell’esecutivo sul potere giudiziario ha incoraggiato il presidente Erdogan persino a chiedere di revocare la cittadinanza dei suoi critici politici, dai deputati dell’Hdp e sindaci kurdi eletti ai giornalisti, accademici per la pace e utenti dei social media. Per timore che Parlamento non venga messo sotto il controllo dell’esecutivo, sospettiamo che la prossima mossa di Erdogan sarà di chiedere «uno Stato senza cittadini».
L’Hdp continuerà la sua lotta decisive contro le politiche autoritarie che il blocco Erdogan Akp portano avanti per annichilire la vita democratica in Turchia.
Viste le ingiustizie nei procedimenti giudiziari contro giornalisti, accademici, sindaci kurdi eletti o i cittadini di accusati di aver «insultato il presidente» non ci aspettiamo che i tribunali che sono sotto il pesante controllo del presidente Erdogan diano giustizia ai nostri deputati. Noi non ci arrenderemo all’autoritarismo e continueremo la nostra lotta democratica contro ogni tipo di tirannia.
In questa congiuntura politica per la democrazia della Turchia e per una soluzione politica della questione curda, invitiamo tutte le persone e le istituzioni che credono nei valori democratici universali a compiere immediatamente azioni concrete, ad alzare la propria voce in solidarietà con la nostra lotta e contro il progettato golpe politico contro il Parlamento e l’Hdp.
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