È durato due ore circa, ieri mattina, l’interrogatorio del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove davanti ai sostituti procuratori Rosalia Affinito e Gennaro Varone, coordinati dall’aggiunto Paolo Ielo e dal capo della procura di Roma Francesco Lo Voi. Un lasso di tempo che lascia intuire come non sia stato affatto semplice, per l’esponente di Fratelli d’Italia, convincere gli inquirenti che sul “caso Cospito” alla Camera non vi sia stata alcuna rivelazione illecita e che l’atto passato brevi manu da Dalmastro al suo coinquilino, il vicepresidente del Copasir Giovanni Donzelli, non era secretato. Tanto deve essere stato complicato che – stando a quanto riportato all’uscita da Piazzale Clodio dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Valentino, altro “camerata” di partito – il sottosegretario depositerà a breve in procura una sua memoria sulla vicenda.

DOVRÀ RICOSTRUIRE tutto il percorso di quegli atti contenenti le trascrizioni dei dialoghi intercorsi tra l’anarchico Alfredo Cospito e gli altri detenuti con i quali condivideva l’ora d’aria nel reparto 41 bis del carcere Bancali di Sassari. A partire dal modo in cui è riuscito ad ottenere quei documenti dal Dap, che li redige e li custodisce, fino all’approdo degli atti sugli spalti della Camera dove Donzelli il 31 gennaio li ha divulgati, rendendo vana la censura cui è finalizzato il regime speciale 41 bis e usando quelle frasi per attaccare i deputati dem che si erano recati il 12 gennaio in visita a Cospito, per verificarne le condizioni di salute dopo più di 80 giorni di sciopero della fame.

Va precisato che il sottosegretario Delmastro presentò all’amministrazione penitenziaria una precisa richiesta di quegli atti il 29 gennaio, in quando non poteva riceverli automaticamente perché la sua delega al Dap è condivisa con il suo omologo leghista Andrea Ostellari, ma è quest’ultimo l’addetto alla «direzione generale dei detenuti e al loro trattamento». Non solo: al manifesto risulta che Delmastro abbia dovuto insistere per ottenere quella relazione e che l’amministrazione penitenziaria abbia infine deciso di trasmettergliela ma avvisando contestualmente il capo Gabinetto del ministro Nordio.

VICEVERSA INVECE, quel documento è stato negato al deputato di Alleanza Verdi e sinistra Angelo Bonelli che il 3 febbraio aveva chiesto «copia o visione delle relazioni inviate al Dap da parte del Gom riguardanti le conversazioni dei detenuti Presta, Di Maio, Rampulla e Cospito a decorrere dall’inizio dello sciopero della fame di quest’ultimo, nonché della scheda di sintesi del Nic relativa alle conversazioni succitate già a conoscenza dell’On. Giovanni Donzelli». Il deputato verde aveva chiesto inoltre «se tali documenti possono essere divulgati pubblicamente dal sottoscritto» e «in caso di diniego», «le motivazioni giuridiche».

IN QUATTRO PAGINE, il ministero della Giustizia ha risposto a Bonelli che le frasi citate da Donzelli erano state estratte dalla scheda di sintesi del Nic, il Nucleo investigativo della polizia penitenziaria, e che – ribadendo quanto detto più volte da Nordio – questa non «disvela contenuti sottoposti al segreto investigativo o rientranti nella disciplina degli atti classificati», e la sua trasmissione «esula dalla materia del segreto di Stato e dalle classifiche di segretezza, disciplinate dalla legge 124/07». Dunque: né segreto di Stato (che viene apposto solo dal Presidente del consiglio dei ministri con preciso atto formale) e neppure segreto investigativo o istruttorio.

E INFATTI IN QUESTO CASO si tratta di segreto d’ufficio: è su questo che i pm indagano Delmastro. «Ed è su questa ambiguità che ha giocato Nordio per costruire un alibi politico a Delmastro e Donzelli», dice al manifesto Bonelli che sulla vicenda presentò subito un esposto in procura. «Incredibilmente però nella stessa risposta il ministero di Giustizia mi dà ragione – aggiunge il deputato verde – perché respinge la mia richiesta di accesso agli atti scrivendo “ai sensi degli artt. 22 e 24 della legge n. 241/1990”, che disciplina l’inaccessibilità degli atti riservati della Pubblica amministrazione, e “del D. M. 25 gennaio 1996 n. 115”, che riguarda la segretezza degli atti del Dap. Dunque a me, anche in qualità di deputato, è stato negato l’accesso a quei documenti che sono stati dati a Donzelli». Unico contentino, la trascrizione delle parole riportate dal vicepresidente del Copasir in Aula, rintracciabili ovviamente anche nello stenografico della Camera, ma trasmesse a Bonelli come «informazioni estratte dalle pagg. 49, 53 e 54 della indicata scheda Nic».

BONELLI, COME anche tutta l’opposizione, chiede al ministro Nordio di revocare la delega al Dap al sottosegretario Dalmastro, «almeno per il principio di precauzione, in attesa degli esiti dell’inchiesta». Intanto mercoledì prossimo è convocata la prima seduta del Giurì d’onore presieduta dal vicepresidente della Camera Sergio Costa (M5S): saranno auditi dapprima i deputati del Pd Debora Serracchiani, Silvio Lai ed Andrea Orlando, che visitarono Cospito, e poi Giovanni Donzelli.