Decreto lavoro: 5 milioni al fondo infortuni e modifiche alla scala di equivalenza
Le misure Primi emendamenti del governo approvati al decreto presentato in maniera provocatoria il primo maggio per fare la festa ai lavoratori e ai precari. Ripristinato anche il fondo da 60 milioni per le famiglie con minori con disabilità. Resta un provvedimento di Workfare che taglia il reddito di cittadinanza a 400 mila famiglie
Le misure Primi emendamenti del governo approvati al decreto presentato in maniera provocatoria il primo maggio per fare la festa ai lavoratori e ai precari. Ripristinato anche il fondo da 60 milioni per le famiglie con minori con disabilità. Resta un provvedimento di Workfare che taglia il reddito di cittadinanza a 400 mila famiglie
Il taglio al fondo dei risarcimenti per i familiari di vittime del lavoro apparso nel «decreto lavoro» sarebbe rientrato ieri mattina a dire la ministra del lavoro Marina Calderone che ha annunciato lo stanziamento di 5 milioni di euro in previsione degli incidenti mortali e degli infortuni del prossimo anno. «Il governo non fa cassa su queste cose, che invece si devono trattare con sensibilità» ha detto Calderone.
Nella caotica discussione sul decreto ieri sono stati invece bocciati due emendamenti dei Cinque Stelle sulla sicurezza sul lavoro. Il primo puntava a introdurre l’insegnamento della sicurezza già nelle scuole superiori. Il secondo intendeva potenziare le strutture di medicina del lavoro attraverso uno stanziamento di 100 milioni di euro in due anni.
In un provvedimento presentato provocatoriamente il primo maggio scorso l’idea che ci fosse un taglio a un capitolo così importante, rivelatore di una tragedia collettiva che non conosce tregua, ha colpito molti. E il finanziamento annunciato da Calderone non è ritenuto sufficiente. «Un taglio indegno e inammissibile, nonostante questi 5 milioni di euro – ha sintetizzato la segretaria confederale della Cgil Francesca Re David – Bisogna stanziare risorse straordinarie per diminuire in modo sistemico il numero degli infortuni e delle malattie professionali. Non è certo pensabile poter far cassa sottraendo fondi alle famiglie che hanno già pagato con la vita di un proprio caro il loro apporto al mondo del lavoro».
Nella buriana scatenata dal cocktail di compleanno che avrebbe coinvolto il forzista Damiani i lavori sul decreto riusciti ad andare avanti. È stata ritirata la proposta di uno stanziamento da un milione di euro per la comunicazione istituzionale ed è stata rivista la scala di equivalenza dell’«Assegno di inclusione» (Adi) per evitare di penalizzare i minori disabili in un provvedimento più penalizzante del «reddito di cittadinanza». Le opposizioni hanno ottenuto di alzare la scala dello 0,1. L’emendamento è stato votato in aula al Senato con 161 voti favorevoli, 3 contrari e un astenuto.
È stato inoltre ripristinato il fondo per l’assegno di inclusione destinato ai nuclei familiari con minori con disabilità. Si tratta di 60 milioni che erano stati tagliati in favore degli adulti in cura presso i servizi socio sanitari in condizione di grave disagio biopsicosociale. In caso contrario ci sarebbe stata una riduzione significativa del fondo previsto per le famiglie con minori con disabilità.
«Prendiamo atto che la maggioranza ha avuto un importante ravvedimento sulla scala di equivalenza e ha corretto il testo, dopo discussioni inutili e superflue fatte in commissione»ha detto Sandra Zampa del Pd. La giornata di oggi ci dice che siamo davanti ad un governo che, incapace di passare dalla propaganda ai fatti ed è stato costretto a correggere alcuni sgorbi e cancellare qualche marchetta» ha sostenuto Francesco Boccia (Pd). I Cinque Stelle hanno anche ribadito la contrarietà al resto del provvedimento che definiscono «decreto precarietà». «Hanno tentato in tutti i modi di nascondere l’errore commesso oggi in commissione Bilancio come un banale errore di percorso – ha commentato Peppe De Cristofaro di Alleanza Verdi-Sinistra – Resta comunque una maggioranza in confusione».
Resta intatta l’impostazione generale del provvedimento. Quattrocentomila famiglie perderanno il «reddito di cittadinanza» quando il decreto lavoro sarà convertito entro il prossimo 3 luglio in legge. È la previsione dell’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb) contenuta nel «Rapporto sulla politica di bilancio» di cui abbiamo parlato ieri su Il Manifesto .«Dei quasi 1,2 milioni di nuclei familiari beneficiari del reddito di cittadinanza circa 400 mila (il 33,6%) sono esclusi dall’assegno di inclusione perché al loro interno non sono presenti i soggetti tutelati»
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