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Decreti sicurezza, possibile un accordo

Decreti sicurezza, possibile un accordo

Migranti Presentate le modifiche della maggioranza al testo preparato dalla ministra dell’Interno Lamorgese. «Convergenza su molti punti»

Pubblicato più di 4 anni faEdizione del 23 giugno 2020

La parola d’ordine sembra essere «ottimismo». «Abbiamo fatto dei passi avanti, adesso bisogna accelerare per cancellare le distorsioni provocate dai provvedimenti propagandistici di Salvini», dice il viceministro dell’Interno Matteo Mauri (Pd) al termine del secondo incontro che si è tenuto al Viminale per modificare i decreti sicurezza dell’ex ministro leghista. Incontro che, a giudizio unanime dei partecipanti, si sarebbe svolto in clima reso più disteso anche dalla constatazione che, contrariamente al passato, la possibilità di raggiungere un accordo condiviso a questo punto sembra essere davvero reale. Assente per impegni di lavoro il viceministro dell’Interno 5 Stelle Vito Crimi, a sostituirlo è stato chiamato il presidente della commissione Affari costituzionali della Camera Giuseppe Brescia, vicino al presidente Roberto Fico ma soprattutto da sempre particolarmente sensibile alle questioni legate all’immigrazione.

Quello di ieri è stato il giorno in cui i rappresentanti della maggioranza dovevano presentare gli emendamenti alle modifiche preparate dalla ministra dell’Interno Luciana Lamorgese ai due dl sicurezza, modifiche che sono andate ben oltre i rilievi presentati a suo tempo dal Quirinale. Al ministero LeU si è presentata con in mano un testo già tradotto in norme pronte, se accettate, a essere inserite in un futuro provvedimento. Norme che, hanno spiegato i due capigruppo di Senato e Camera, Loredana De Petris e Federico Fornaro, puntano tra l’altro a ridurre dagli attuali 180 a 90 giorni i tempi di detenzione nei Centri per i rimpatri (Cpr), al ripristino del sistema Sprar per l’accoglienza dei richiedenti asilo e dei rifugiati e al riconoscimento della protezione umanitaria.

Sprar, protezione umanitaria e riduzione dei tempi per il riconoscimento della cittadinanza (riportati a 24 mesi dai 48 previsti con il primo decreto sicurezza) sono invece le tre proposte avanzate dal Pd attraverso il responsabile sicurezza Carmelo Miceli.

Molto meno stringate le richieste di Italia viva, forte di un pacchetto di 15 modifiche che, come ha spiegato il capogruppo al Senato Davide Faraone «cambiano radicalmente i decreti sicurezza». Tra queste anche l’introduzione dello ius culturae, la riforma della cittadinanza attesa da circa un milione di giovani nati in Italia da genitori immigrati sulla quale in parlamento esistono già diversi disegni di legge e che appare difficile possa essere inserita in un decreto. Tutti d’accordo infine sull’abolizione delle maxi multe per le navi delle ong.

A frenare sono come sempre i 5 Stelle. Innanzitutto sui tempi, ma anche sui contenuti. Sui primi il Movimento preferirebbe far slittare tutto a dopo l’estate. Ufficialmente per motivi tecnici: «Troppi decreti da convertire, rischiamo di ingolfare il parlamento», avrebbe spiegato Brescia. In realtà dietro la richiesta di rinvio ci sarebbe la paura che la Lega possa approfittare dell’inevitabile aumento degli sbarchi durante l’estate per la propria propaganda.

Anche nel merito il presidente della I commissione si è mantenuto cauto, rispettando il mandato che avrebbe ricevuto dal Movimento che vuole limitare le modifiche ai soli rilievi avanzati dal presidente Mattarella. «La revisione dei decreti sicurezza non dovrà essere un’operazione di cancellazione del passato», ha avvertito insieme alla capogruppo 5 Stelle in Commissione Affari costituzionali della Camera Vittoria Baldino.
L’idea prevalente è che comunque siano stati fatti dei progressi. Il prossimo appuntamento è fissato adesso per martedì 30 giugno alle 10 quando la ministra Lamorgese presenterà un nuovo testo con una parte delle modifiche discusse ieri.

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