Dozzine di migranti si sono gettai nelle acque del Rio Grande per attraversare al guado il fiume che separa Matamoros, Messico, da Brownsville, Texas. Altre centinaia si sono svegliati ieri sui primi metri di suolo americano, all’ombra della barriera di confine che divide El Paso da Ciudad Juarez, vicino ai rotoli di filo spinato dispiegati di fresco. In Arizona i municipi di Douglas, Nogales, San Luis e Somerton hanno chiesto una dichiarazione di stato di emergenza per far fronte ad un’attesa ondata attraversamenti. Il confine fra Messico e Stati uniti – la linea nella sabbia lunga 3.000 km fra sviluppo occidentale e povertà meridionale – torna a sanguinare, o almeno a farlo sotto i riflettori dell’attenzione mondiale.

NELLA TERRA DI NESSUNO fra le doppie barriere d’acciaio che separano San Ysidro (Usa) e Tijuana, alcune centinaia di persone hanno improvvisato un bivacco da cui si levavano fili di fumo. È l’immagine palpabile del limbo generato dalla fine dello stato di emergenza imposto da Trump ed il passaggio ad un nuovo regime migratorio adottato dall’amministrazione Biden. Il cosiddetto Title 42 invocato da Trump con l’insorgere della pandemia nel 2020 era stato pretesto per abrogare di fatto le procedure di richiesta di asilo su confine meridionale. Negli ultimi tre anni ogni immigrante «non autorizzato» che ha tentato di passare il confine, o si è volontariamente consegnato alle autorità sperando di richiedere asilo, è stato automaticamente rispedito in Messico. In questo periodo è cresciuta a dismisura, sul lato messicano del confine, una popolazione transitoria in attesa permanente in improvvisati campi profughi e centri di accoglienza allo stremo. Il nord del Messico – come Libia o Turchia o Libano – è diventato a tutti gli effetti parte di quella geografia del dislocamento contrattato con paesi limitrofi alla fortezza occidentale.

L’EMERGENZA che aveva di fatto sigillato il confine usando la salute pubblica come pretesto per fermare gli «untori» del sud era stata il culmine del pugno di ferro di Trump sull’immigrazione. Frutto del progetto di Stephen Miller, consigliere estremista anti-immigrati di Trump, fautore oltre che del famigerato muro di frontiera, della regola Remain in Mexico (che già in precedenza imponeva di attendere l’esito delle procedure di asilo oltreconfine). La politica comprendeva provvedimenti di rara crudeltà, come la sottrazione forzata dei figli alle famiglie che tentavano l’entrata non autorizzata. Furono migliaia i casi di bambini strappati ai genitori deportati, in alcuni casi dati in affidamento a famiglie americane con una politica non molto diversa da quella dei furti di figli nell’Argentina di Videla.

IN CAMPAGNA ELETTORALE Biden aveva promesso di cambiare rotta e tentato già l’anno scorso di sospendere l’emergenza (allora era stato bloccato da un tribunale federale). Ma le nuove regole introdotte ieri sono semmai più severe delle precedenti. Il nuovo sistema introduce l’obbligo di formulare la richiesta d’asilo online nei paesi d’origine e gestire gli appuntamenti per le interviste tramite una app che non accetta più di mille richieste al giorno ed ha già dimostrato la (non) funzionalità che ci si può attendere da questo tipo di dispositivo. È prevista infine la delocalizzazione delle pratiche in appositi centri “satellite” predisposti in paesi terzi a cominciare da Guatemala e Colombia. Chi tenta di entrare senza rispettare la procedura diventa passibile di deportazione, sanzioni penali ed un’interdizione a presentare nuove domande per cinque anni.

SI TRATTA, IN SOSTANZA, solo di una diversa formulazione delle stesse restrizione al diritto di asilo che ha gettato nello scompiglio la comunità di migranti, molti di quali hanno tentato di “passare” prima che entrasse in vigore, temendo di rimanere permanentemente esclusi. Ad incrementare panico sono state una serie di ricorsi ai tribunali federali, da un lato da parte di associazioni per i diritti civili che hanno contestato la validità del piano Biden, dall’altro, dai conservatori che hanno ottenuto una sentenza che vieta alle autorità di ammettere provvisoriamente una quota di profughi per alleviare il sovraffollamento dei centri di accoglienza. Della confusione si è giovato soprattutto il business del contrabbando che in Messico è in mano ai cartelli criminali e che ha usato la disinformazione per incrementare il flusso di disperati lungo la filiera della migrazione che comprende le giungle che separano Panama e Colombia, il confine fra Messico e Guatemala ed i pericolosi treni merci spesso utilizzati per raggiungere “El Norte”. Mentre ieri il segretario dell’Homeland Security Alejandro Mayorkas andava di programma televisivo in programma televisivo ad ammonire i migranti che «il confine non è aperto».

LE NUOVE REGOLE mantengono eccezioni per cittadini di Haiti, Venezuela Cuba e Nicaragua che godono di accesso prioritario (a patto di avere uno sponsor finanziario), eccezioni che si ricollegano ad anacronistiche politiche emisferiche e ad una dottrina del «cortile di casa» suddiviso in amici e nemici anche in materia umanitaria. Una politica soprattutto, che continua a fingere di ignorare le dinamiche di base che sottendono il fenomeno. Innanzitutto l’abissale disavanzo di benessere lungo la linea arbitraria che divide qui l’occidente benestante dal Sud del mondo. E la sottostante dinamica della conveniente importazione di proletariato precario essenziale al funzionamento dell’economia Usa.
Una rimozione che dimostra come anche l’attuale amministrazione sia ostaggio del prevalente clima politico occidentale che nel tema immigrazione ravvisa sopra a tutto uno strumentale grimaldello per aggregare consensi di base con una retorica che, nella prossima stagione elettorale, è destinata solo ad inasprirsi. La Camera controllata dai repubblicani Maga giovedì ha votato un disegno di legge per il completamento del muro di frontiera ed altri provvedimenti draconiani che non verranno ratificati dal Senato ma confermano che il Gop ha ogni incentivo per accentuarle il caos e boicottare possibili politiche sensate.

PREVARRANNO quindi prevedibilmente gli atti dimostrativi come la deportazione interna di rifugiati usati come missili politici – quelli ad esempio rastrellati sul confine e spediti su torpedoni dal governatore reazionario del Texas, Greg Abbott, all’indirizzo della residenza della vice presidente Kamala Harris a Washington.