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De Pieri: «Sgomberi Crash e Làbas, un attacco all’altra società: istituzioni assenti e inadeguate»

De Pieri: «Sgomberi Crash e Làbas, un attacco all’altra società: istituzioni assenti e inadeguate»Gianmarco De Pieri (Coalizione Civica Bologna)

Intervista a Gianmarco De Pieri (Coalizione Civica Bologna) "Luoghi come questi sono un grande dispositivo di produzione e redistribuzione della ricchezza sociale e incarnano la richiesta di un diritto alla città negato. Per questo sono sostenuti anche dagli abitanti dei quartieri. Mi auguro che la giunta Merola si assuma le sue responsabilità nei prossimi 30 giorni"

Pubblicato circa 7 anni faEdizione del 9 agosto 2017

Làbas e Crash sgomberati. E altri centri sociali a Bologna sono sotto sgombero. Gianmarco De Pieri, presidente di Coalizione civica Bologna, perché questo accanimento?
L’amministrazione e il potere di questa città comprimono la vita politica e sociale ben prima dell’attacco di oggi. Risale allo sgombero dei centri sociali Bartleby e Atlantide. Questa città ha sempre avuto un rapporto complicato con le esperienze autonome e degli autonomi. Ora si manifesta l’incapacità del governo della città di negoziare con queste esperienze, riconoscendone l’indipendenza. Questa ostilità rende Bologna chiusa, vecchia, meno ricca. E il governo della città triste e debole.

Cosa risponde al sindaco Merola che sostiene di non essere stato informato e che gli sgomberi sono iniziative della magistratura?
È una gravissima ammissione di incapacità al ruolo. Se un sindaco non viene informato di azioni di questo genere, è di una gravità inaudita, non lo assolve e lo rende più colpevole. Oggi tutta la città sta dicendo che la giunta non ha saputo condurre nei tempi e nei modi corretti un processo di negoziazione con Làbas. Com’è possibile che questa esperienza sia stata risolta da un atto di forza pubblica senza che la politica si assuma una responsabilità? O mente sapendo di mentire o è manifesta inadeguatezza.

Merola ha anche detto di auspicare una soluzione alternativa. Il nove settembre è stata annunciata una manifestazione. Si troveranno altre soluzioni?
Ci auguriamo che nelle prossime settimane si riapra una discussione complessiva per dare una casa a tutti gli spazi. L’amministrazione ha trenta giorni per proporre soluzioni concrete e di buon senso. Altrimenti il 9 la risolviamo noi e riapriamo Làbas. Invitiamo tutti a Bologna, e tutta Bologna, per una manifestazione che vuole essere di convergenza.

Labas è stato un punto di riferimento della sinistra cittadina di Coalizione civica. Che tipo di apporto ha dato a questa esperienza?
Pur mantenendo la propria identità, Làbas ha deciso di partecipare senza ambiguità alla costruzione di un processo municipalista con la candidatura di Federico Martelloni a sindaco e ha candidato un proprio attivista, Detjon Begai, al consiglio di quartiere di Santo Stefano. Detjon ha preso molti più voti rispetto a consiglieri comunali in carica. Il processo municipalista è un ibrido tra la rappresentanza politica, che intendiamo come funzione di scopo, e la costruzione di un’altra società. La rappresentanza ha senso solo se è utile alla società.

Da chi è composta questa «altra società» di cui parla?
A Bologna, come in molte altre città italiane, esiste un’altra società che si organizza in maniera separata rispetto a quella burocratizzata e impotente e produce una ricchezza che purtroppo si vuole negare e rimuovere. A Làbas c’era un asilo per bambini, si faceva accoglienza per decine di migranti e italiani, c’è un grande parco pubblico. Luoghi come questi sono un grande dispositivo di produzione e redistribuzione della ricchezza sociale che non avviene altrove. Per questo sono sostenuti anche dagli abitanti dei quartieri. Al Welfare municipale contribuiva più Làbas che quello ufficiale.

La reazione a questi sgomberi è stata forte. Come lo spiega?
Perché è stato compreso che queste esperienze incarnano la richiesta di un diritto alla città negato, per usare le parole del geografo David Harvey ospitato qualche settimana fa all’università. Siamo davanti a un conflitto tra due idee diverse di città. La prima è quella della città speculativa, la seconda è quella per il diritto alla città. La proprietà di Crash è in mano a un fondo speculativo, Làbas è un cespite di un’azienda pubblica come Cassa Depositi e Prestiti. Da un lato c’è un uso speculativo delle risorse, dall’altro lato c’è un’altra società vera, reale e molteplice che va dai movimenti queer e trans-femministi ai giovani e universitari, ai cittadini e ai migranti. Quella che si esprime è una densità sociale straordinaria. Queste idee si contendono il futuro della città. Colpisce che la giunta e la maggioranza del consiglio comunale siano state assenti anche in questa partita.

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