Con il 93,2% dei consensi Michele De Palma è stato eletto nuovo segretario generale della Fiom. Un consenso ampio – 164 voti a favore su 176 votanti – registrato alla fine della due giorni dell’Assemblea generale chiusa, non a caso, da un dibattito sul tema della guerra.

Il rito della cravatta rossa fatta indossare ad ogni nuovo segretario ha avuto una sola modifica: invece del tradizionale orologio come dono a chi lascia è arrivata una bella collana rossa con simbolo della Fiom per Francesca Re David che ha lasciato il sindacato dei metallurgici dopo 25 anni.

La staffetta arriva a pochi mesi dal congresso che si terrà a ottobre (o novembre) ed è dovuta al passaggio in confederazione della stessa Re David.

Michele De Palma viene dal mondo dell’associazionismo e della politica. In Fiom ha fatto una lunga gavetta partita da Reggio Emilia nel 2008, terra degli ex segretari Rinaldini e Landini, lontanissima dalla Puglia da cui proviene – è di Terlizzi, comune barese in cui è cresciuto Nichi Vendola, con cui ha collaborato ai tempi di Sel. Instancabile nelle assemblee in giro per gli stabilimenti prima Fca e ora Stellantis, era entrato in segreteria confederale nel 2017 proprio nel momento dell’altra staffetta Landini-Re David.

La delega a responsabile automotive lo ha portato a gestire l’infinita crisi dell’ex Fiat con la richiesta – mai accettata dai vari governi – di «un tavolo che definisca una vera politica industriale» e ora la transizione ecologica, da subito appoggiata dalla Fiom in una visione di «totale rivoluzione della mobilità al centro di un nuovo modello di sviluppo».
I tre ieri campeggiavano nella conferenza stampa come tre amici di lunga data, uniti dalla lezione di Claudio Sabattini.
Con i suoi 46 anni appena compiuti De Palma rappresenta «quel rinnovamento generazionale» che Landini vuole perseguire in tutte le categorie e in vista del congresso confederale.

La prima decisione di De Palma è stata quella di lanciare una campagna di assemblee sui luoghi di lavoro «sul binomio guerra-lavoro» perché «la guerra distrugge, i lavoratori metalmeccanici costruiscono». La Fiom è dunque «per la pace e vuole mobilitarsi per ottenerla».

Nel giorno in cui – con un mese di ritardo – il ministro Giorgetti annuncia soli 650 milioni annui di incentivi per l’auto invece del miliardo promesso, De Palma ha gioco facile a ribadire che «l’Italia è l’unico paese in Europa che non ha un piano sulla transizione dell’auto» e che «nel Pnrr non c’è una riga sull’automotive». La denuncia delle troppe crisi che coinvolgono imprese ora a partecipazione pubblica – a partire dall’ex Ilva – ne è il corollario per la critica al governo. Non manca un riferimento alla strage sul lavoro: «Ogni volta ci sarà un incidente la Fiom fermerà la produzione con lo sciopero e in tutti i processi si costituirà parte civile nei casi di incidenti mortali sul lavoro».

Ma sopra a tutto c’è «la grande responsabilità di essere all’altezza della Fiom e dei metalmeccanici: la sfida più difficile», chiude De Palma, emozionato.