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De Blasio sfida Trump, newyorkesi preoccupati

De Blasio sfida Trump, newyorkesi preoccupatiBill De Blasio con la moglie Chirlane McCray – Afp

La corsa presidenziale Il sindaco della Grande Mela rompe gli indugi: «Sono di New York, l’ho già fermato e lo farò di nuovo». È il 23mo candidato dell'area progressista

Pubblicato più di 5 anni faEdizione del 17 maggio 2019

Molti l’avevano sconsigliato ma lui l’ha fatto ugualmente: il 57enne Bill De Blasio, sindaco di New York dal 2014, si è candidato per sfidare Trump alle elezioni presidenziali 2020.

Nel suo primo video elettorale De Blasio entra nella competizione a gamba tesa, senza confrontarsi con i compagni di partito ma affrontando direttamente Trump: «Sono di New York, so da molto tempo che Trump è un bullo, non è una novità per me o per nessun altro in questa città, e io so come affrontarlo. Donald Trump deve essere fermato. L’ho già fatto e lo farò di nuovo». De Blasio elenca i successi ottenuti nella città che governa e promette di allargarli su scala nazionale: sanità pubblica (che a New York esiste), minimo sindacale a $15 l’ora, asili pubblici, diritti dei lavoratori, ferie pagate. Il suo slogan è «I lavoratori prima».

Nel video compare anche la moglie Chirlane McCray, poetessa e attivista afroamericana, che prima di incontrare De Blasio si dichiarava lesbica, attiva nella lotta contro la violenza sulle donne e promotrice di strutture pubbliche per la salute mentale che a New York sono una realtà anche grazie a lei.

De Blasio è arrivato dopo 5 mandati repubblicani, due di Giuliani e tre di Bloomberg, e nel 2017 è stato rieletto per un secondo mandato col 66% dei voti; è molto criticato dai conservatori per le sue politiche socialiste e fin dal primo giorno si è opposto a Trump, partecipando a comizi e cortei del movimento Resist, contrastando il giro di vite sull’immigrazione della Casa bianca, arrivando a portare in tribunale i provvedimenti voluti da Trump, vincendo le cause intentate.

The Donald, che lo vede come il fumo negli occhi, l’ha immediatamente sbeffeggiato su Twitter definendolo «una barzelletta» e dicendo che è odiato dai cittadini; in realtà i cittadini odiano per lo più la sua candidatura, temendo che lo distragga troppo dal già difficile lavoro di sindaco di una delle città più complicate al mondo. Tanto che nella palestra che frequenta (parte del gruppo super liberal Ymca), nei giorni scorsi all’ingresso erano stati affissi volantini dove si leggeva che entrando in quello stabile «ci si impegna a non correre per la presidenza degli Stati uniti».

Il percorso del sindaco di New York si presenta in salita in quanto l’area progressista già da mesi è affollata di candidati (con lui sono 23), da Elizabeth Warren al mentore e amico di De Blasio, Sanders, che hanno raccolto donazioni dalla base radicale. Per partecipare al primo dibattito televisivo delle primarie, a metà giugno, il sindaco dovrà arrivare all’1% in tre sondaggi nazionali, o mettere insieme almeno 65 mila donazioni singole.

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