Dargen D’Amico: «Celebro il ballo, una cosa molto seria anzi sacra»
Sanremo Tra i più votati in sala stampa, il suo brano si candida come tormentone del festival.
Sanremo Tra i più votati in sala stampa, il suo brano si candida come tormentone del festival.
L’outsider che non ti aspetti. Dargen D’Amico è in gara a Sanremo 2022 e, con grande sorpresa di molti, il «cantautorapper» è già fra gli artisti più votati dalla sala stampa. Domani si esibirà nella serata delle cover, con una sua «personalissima» versione del classico di Patty Pravo La bambola, ma prima ci siamo fatti raccontare qualcosa in più sul suo brano Dove si balla, l’unico fra i 26 selezionati da Amadeus a citare esplicitamente questi due anni pandemici.
«Dopo una fase di chiusura, di scrittura ma anche interiore, ho aperto la finestra e ho lasciato entrare l’attualità» racconta l’artista «Dunque è stato un processo naturale quello di riversare dentro le sensazioni contemporanee. Non ho scritto il brano per “rappresentare” quest’epoca, è stato un gioco del caso. Sentivo la necessità di sbloccarmi dopo anni di pensieri rinchiusi e nella canzone ho cercato di far diventare leggera una cosa pesante. Credo sia molto più semplice scrivere una canzone sull’oggi, soprattutto quando è qualcosa di così unico nella nostra esperienza. Il brano è stato una terapia ma anche la fotografia del passaggio da uno stato di immobilità a quello dell’azione». E a proposito di azione, inevitabile domandare al cantante di Amo Milano anche un parere su cosa significhi essere lavoratori musicali di questi tempi, visto lo spettro di un lavoro quasi “stagionale” per quanto riguarda i live: «Se fosse così, si potrebbe agire di conseguenza. Ci adatteremmo ma bisogna sapere le cose e aver presente che deve diventare un lavoro, cosa che negli ultimi due anni non è stato. I lavori stagionali esistono, seppur anche per loro la situazione non sia facile ma perché il fare concerti dovrebbe diventare questo? Perché gli artisti non sono in grado di organizzarsi o perché il sistema non è un sistema? Purtroppo non c’è niente di sistematico in Italia. Non riesco a comprendere l’anima di questo Paese in questo momento perché proprio quando si vivono fasi storiche di questo tipo dovrebbe esserci una direzione chiara e precisa».
PER DARGEN poi la dimensione live è sempre stata quella privilegiata, rispetto alla “clausura” delle sale d’incisione «È saltato un equilibrio che mi ha tenuto in circolo per una decina d’anni. Per questo ho cercato un’altra via di fuga per i pensieri, scrivendo prima per altri artisti e ora di nuovo per me. Sento di vivere una nuova fase. Personale ma anche del Paese, vedremo». Tornando sul brano in gara, il rapper sottolinea la forza catartica di una canzone che non solo ha rimesso il circolo la sua creatività :«Dopo la notizia che Dove si balla era entrata fra i pezzi selezionati ho scritto tantissimi brani che spero confluiranno presto in un nuovo disco» ma vuole anche trovare un’altra sintesi fra le tendenze più cantautorali di Dargen con la musica più squisitamente pop «Ho voluto trasmettere l’energia dei pensieri nel movimento. Il brano ha le sonorità della disco di metà anni 80 fino alla dance anni 90 ma con un ritornello molto “italiano”. Gli altri autori che l’hanno scritto con me volevano che iniziassi con la strofa “Mi piace la musica dance” e così è stato. Volevamo che fosse un momento di celebrazione della musica italiana perché il ballo e la musica sono sì cose divertenti ma anche molto serie, direi quasi sacre».
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