«Quella libertà purtroppo è andata perduta. È comprensibile, era intrinsecamente legata al fatto che Hollywood fosse qualcosa di completamente nuovo». Così Damien Chazelle, regista statunitense, 38 anni tra pochi giorni, ha presentato ieri a Roma il suo ultimo film Babylon, nelle sale da giovedì 19 gennaio. Un lavoro che riprende alcuni temi del precedente La La Land – la magia che circonda il cinema e il luogo dove tutto è possibile, Los Angeles – ma cambiando di segno ai buoni sentimenti che animavano quel film, vincitore del premio Oscar per la miglior regia. «Sono molto contento di presentare il film a Roma – ha aggiunto – vi accorgerete infatti che ho attinto a tante opere di cinema italiano e di Fellini in particolare, come La dolce vita. Mi interessava mostrare come una società opera e lavora ma anche come si diverte».

I PERSONAGGI interpretati da Brad Pitt e Margot Robbie in Babylon sono infatti star affermate o in ascesa nella pionieristica Hollywood degli anni ’20, e la scelta del regista è stata di non censurare gli eccessi di quel periodo irripetibile, che Chazelle ha ricostruito così: «Los Angeles era una frontiera, un’industria nuova creata da immigrati, criminali, reietti che costruirono una città nel mezzo del nulla. Persone nate povere che si ritrovarono improvvisamente con un fiume di denaro, ma anche con un’esplosione di possibilità artistiche». A questa grande energia e sfrontatezza fece poi da contraltare una successiva irreggimentazione, causata dalle necessità tecniche legate all’avvento del sonoro ma anche dalla trasformazione della società americana negli anni ’30. E sotto l’aspetto dell’influenza tra cinema e clima culturale, Chazelle si è espresso ieri in maniera decisa: «Abbiamo molto da imparare da quella Hollywood, perché oggi più che mai c’è paura, conformismo e moralismo. Gli artisti dovrebbero opporsi e reagire, rivendicare quella libertà. Ho iniziato a scrivere questa storia 15 anni fa e già da allora Hollywood è cambiata molto, e purtroppo non in meglio».

ED È FORSE proprio per questo clima che Babylon negli Stati uniti è stato accolto tiepidamente. Il regista sostiene di aver conosciuto fin dall’inizio i rischi che stava correndo: «Volevo realizzare un film controcorrente, sapevo che avrebbe dato fastidio, ma Hollywood è fin troppo brava a autocelebrarsi. Se il film genera un dibattito è una cosa positiva, dal mio punto di vista una volta finito il film non appartiene più al regista, diventa di chi lo guarda».

Damien Chazelle
Los Angeles era un’industria nuova creata da immigrati, criminali, reietti. Si ritrovarono con un fiume di denaro, ma anche con un’esplosione di possibilità artisticheChazelle ha avuto poi parole di elogio per Margot Robbie e la sua interpretazione, «recita come se fosse un animale, ma allo stesso tempo con grande disciplina». Il regista ha detto di aver messo qualcosa di sé in ciascuno dei personaggi, così come c’è un’inevitabile riflessione in prima persona nella concezione del cinema che, se da un lato garantisce l’immortalità, dall’altro è segnato dalla caducità di tutte le stagioni di successo, come quella del muto che portò giù con sé i suoi protagonisti. Una dialettica che si riversa anche nelle innovazioni tecnologiche da cui il cinema è inevitabilmente influenzato. Se quella del sonoro fu una rivoluzione da cui non si tornò indietro, ci troviamo ora nel mezzo di un altro momento di cambiamento in cui le piattaforme di streaming sono protagoniste. Interpellato sulla questione, Chazelle ha risposto così: «Il film finisce nel ’52, in quel periodo c’era molta paura che il cinema scomparisse per la diffusione della televisione. Così non è stato. Il sistema degli studios di allora è forse tramontato, ma è stato poi sostituito da qualcosa di diverso. La coesistenza non è certo facile ma credo che questo ciclo continuo di nascita e morte porti a una costante evoluzione. Già i Lumière credevano che il cinema non avesse futuro…». Eppure, a guardare la quantità di lavori meta-hollywoodiani usciti negli ultimi anni, è difficile evitare la sensazione di un mondo consapevole della sua età dell’oro ormai alle spalle, e che si ripiega su se stesso nel ripercorrere i gloriosi capitoli passati.