Politica

D’Amato e Bianchi, scintille su termovalorizzatore e sanità

Alessio D'Amato, foto AnsaAlessio D'Amato – Ansa

Lazio Il primo confronto tra i candidati alla presidenza della Regione. Sabato debutta l’ex sottosegretaria Rosa Rinaldi candidata di Unione popolare

Pubblicato quasi 2 anni faEdizione del 20 gennaio 2023

Il primo confronto tra i tre principali candidati alla presidenza della Regione Lazio è ospitato da Adnkronos: il direttore dell’agenzia Gian Marco Chiocci ha interrogato la candidata del Movimento 5 Stelle Donatella Bianchi, quello del centrosinistra Alessio D’Amato e Francesco Rocca, scelto dalle destre. Vista la rottura del campo largo che fino a oggi ha amministrato la Regione, Rocca risulta gran favorito. Al momento, dicono i sondaggi, l’ex capo della Croce rossa vince ma non stravince.

D’Amato ci tiene a presentarsi come espressione di una coalizione che nonostante tutto si vuole plurale e che ruota attorno al Pd ma aggrega anche liste civiche, di sinistra e ambientaliste. Bianchi si definisce «espressione della società civile» e oltre che dai 5 Stelle è sostenuta dalla lista messa in piedi tra gli altri da Stefano Fassina, Loredana De Petris e Alfonso Pecoraro Scanio e che ha raccolto anche l’adesione di Sinistra italiana. Il che fa capire che il Lazio sarà un laboratorio del «fronte progressista» che Giuseppe Conte vorrebbe mettere in piedi per ridimensionare il peso specifico del Pd nel centrosinistra che verrà. Quarta incomoda, ieri assente, l’ex sottosegretaria al lavoro Rosa Rinaldi, candidata da Unione popolare. Domani apre la sua campagna elettorale davanti all’ospedale San Giacomo, struttura al centro di Roma chiusa ormai da anni presa come simbolo della sanità da ricostruire.

Inevitabilmente, il dibattito parte dal termovalorizzatore, la questione che ha cominciato a sgretolare l’alleanza tra Pd e M5S e che costituisce una discriminante programmatica per questo voto regionale. «Va fatto e va fatto nei tempi più rapidi possibili – scandisce Alessio D’Amato – Bisogna aiutare il sindaco Gualtieri, nella sua figura di commissario, a chiudere il ciclo dei rifiuti a Roma. Si tratta di un’opera decisa con procedure straordinarie da parte dello Stato come è stato per il ponte Morandi a Genova». «Dico no al termovalorizzatore – afferma invece Bianchi – – Non per fanatismo. È una struttura obsoleta che costringerà Roma a bruciare i suoi rifiuti per altri 30 anni». In mezzo ai due Rocca, secondo il quale «il termovalorizzatore è la chiusura del ciclo dei rifiuti, ma non è la sola risposta occorre anche investire sulla differenziata».

D’Amato è stato assessore della sanità di Zingaretti. È forte di una buona gestione della pandemia ma viene accusato di essersi appoggiato troppo alle convenzioni coi privati. Lui ricorda ai suoi interlocutori che ha ereditato «dieci anni di commissariamento per i disastri ereditati» dalle giunte di centrodestra. Per Bianchi, «bisogna ripartire con un investimento sui presidi territoriali: fare in modo che il primo livello di intervento venga garantito vicino a casa». Rocca, che prima di essere stato presidente della Croce rossa ha gestito la ristrutturazione dell’ospedale Sant’Andrea, attacca i limiti della «sanità romanocentrica perché sono pochissime le strutture in provincia che riescono a dare risposte qualificate».

Rocca e Bianchi non anticipano nessun nome per la giunta. D’Amato fa quelli di Alessandra Sartore, già sottosegretaria al Mef, per l’assessorato a bilancio e del sociologo Luigi Manconi. Una figura, quest’ultima, che pare pensata apposta per coprirsi a sinistra. Bianchi prova a recuperare insistendo sul tema del reddito di cittadinanza, del quale promette una declinazione su base regionale. «350 mila percettori di reddito nel Lazio tra sei mesi si troveranno senza un sostegno -dice – Non possiamo non guardare a loro e non considerarli centrali nella nostra campagna e il nostro programma di azioni per i primi cento giorni». Il Lazio è la Regione che per prima varò una versione sperimentale del reddito di cittadinanza (si era al tempo della giunta Marrazzo) e che nei dieci anni di Zingaretti ha introdotto forme di «reddito di formazione». D’Amato punta a raccogliere la migliore eredità di quelle esperienze. «Abbiamo una colazione composta da sette forze politiche – spiega – Mi rivolgo a tutti con la forza della credibilità sulla base del lavoro svolto in questi anni che ha ridato dignità a questa Regione avendola ereditata in default. Un ritorno a un mondo antico per me è un fatto assolutamente negativo e credo che questo sarà valutato dagli elettori».

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