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Dalla Gran Bretagna a Singapore, la democrazia 4.0

Dalla Gran Bretagna a Singapore, la democrazia 4.0Immagine usata in Francia per l'assemblea dei cittadini estratti a sorte sul tema del suicidio assistito

Diritti Dall'aborto al clima, dall'editing del genoma al fine vita

Pubblicato 12 mesi faEdizione del 17 ottobre 2023

Risalgono alla fine degli anni Novanta, i primi esperimenti di democrazia aleatoria. Tra gli apripista di questo processo democratico innovativo c’è senz’altro la Gran Bretagna, dove nel 1998 due visionari come Anthony Barnett e Peter Carty lanciarono l’idea di trasformare la House of Lords in una Camera di 600 cittadini estratti a sorte. Da allora, sia a livello cittadino che statuale, sovranazionale e perfino globale, le Assemblee civiche sono diventate sempre più uno strumento di elaborazione di un pensiero collettivo che possa indirizzare meglio i legislatori. Paradossalmente tanto più necessario in una società atomizzata, abituata ad approfondire i pareri quanto basta per un click.

Quasi sempre a gestire le assemblee sono coordinatori indipendenti dagli organi decisionali, in modo da conferire maggiore credibilità all’iniziativa. Come nel caso del Centre for Deliberative Democracy and Global Governance dell’Università di Canberra (Australia) che dal 2020, insieme ad una rete internazionale di ricercatori, sta organizzando la «prima assemblea cittadina globale» in materia di editing del genoma. In ogni caso può essere utile anche se l’iniziativa è presa da un Consiglio comunale, come è avvenuto a Bologna tra maggio e luglio 2023 per l’unica assemblea civica cittadina che si è tenuta fin qui in Italia, sul clima.

A livello di Unione europea, la democrazia aleatoria è stata usata chiamando i cittadini di tutti i Paesi membri a discutere di spreco alimentare e (entro la fine dell’anno) di mobilità degli studenti ai fini dell’apprendimento. Ma è lungo l’elenco dei Paesi che la usano a livello nazionale. Secondo un database raccolto dall’Associazione Coscioni, gli armeni, ad esempio, sono stati chiamati a discutere sul futuro della loro terra; in Austria si è parlato di democrazia, trasporti e cambiamento climatico. Un tema quest’ultimo, che è tra i più ricorrenti, affrontato anche in Francia, Finlandia, Danimarca, Spagna, Germania, Regno Unito e Lussemburgo.

In Belgio si è discusso anche di testamento biologico, rimborso delle cure mediche, sicurezza sociale, distribuzione della ricchezza e di finanziamento dei partiti politici; in Bosnia-Erzegovina di riforma elettorale. I francesi sono stati chiamati a parlare di suicidio assistito, oltre che di coesione sociale, politiche agricole, demografia e salute. I tedeschi hanno approfondito, con altrettante assemblee, i temi dell’intelligenza artificiale, della nutrizione in transizione, del ruolo della Germania nel mondo, e del futuro dell’Europa. In Irlanda si discute di uso delle droghe, uguaglianza di genere e biodiversità (assemblea di giovani e bambini).

Tra il 2016 e il 2018 i panel sul tema dell’aborto hanno portato alla revisione della legge irlandese. In Montenegro il tema è stato la corruzione. In Polonia la prima assemblea civica risale al 2016, quando i cittadini di Danzica discussero di come preparare la città alle precipitazioni estreme. Parlano di consumo alimentare sostenibile in Svezia e Svizzera, mentre in Macedonia si è discusso delle misure da adottare per il controllo delle pandemie. I sudditi di sua Maestà sono stati chiamati anche a confrontarsi sulla democrazia nel Regno unito.

Mettendo il naso fuori dall’Europa, sono state annotate le esperienze australiane già citate, il confronto tra cileni sul possibile sistema pensionistico e sanitario, le assemblee in Canada per discutere di odio, discriminazione e fake news su internet. E Singapore continua a dimostrare grande interesse su tecnologia e salute: i temi sono guerra al diabete, e condivisione dei dati con l’industria privata nella medicina di precisione.

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